Trasformazione digitale nelle Pmi La parola d’ordine è pragmatismo

di Paolo Pasini e Angela Perego

Le nuove tecnologie digitali devono poter migliorare i processi aziendali.
Una ricerca SDA Bocconi-TeamSystem svela che chi implementa soluzioni innovative è un pioniere rispetto alla media italiana

Negli ultimi anni il dibattito manageriale internazionale e italiano si è concentrato molto sul tema della digital tansformation, descrivendone dapprima i fenomeni emergenti (per esempio nuovi modelli di business, nuove forme di engagement digitale dei clienti, nuove modalità di analisi dei dati interni ed esterni alle aziende), e poi le procedure e le precondizioni per l’avvio della digitalizzazione e per il conseguimento di reali risultati in termini di performance aziendali.
Ciononostante, l’espressione “digital transformation” non ha tuttora un significato univoco, come pure “digital enterprise”: si tratta di termini che contengono un’ampia varietà di tecnologie digitali rilevanti per il funzionamento delle imprese e dei mercati e che comportano vasti campi di applicazione, diverse competenze per poter essere realmente sfruttate (dalla conoscenza dei sistemi normativi a quella delle nuove tecnologie e dei nuovi sistemi di relazione con il cliente) e profondi impatti organizzativi ed economici (dalla revisione di molti processi operativi interni e di relazione con il mercato dei clienti e dei fornitori ai nuovi prodotti e servizi digitali producibili e vendibili su nuovi canali online e offline, dalla nuova capacità di analisi dei dati digitali ai nuovi modelli di business che si possono ideare potenzialmente in ogni settore economico).
L’attenzione più di recente si è fortemente concentrata sulle aree digitali più rilevanti perché più nuove – per esempio 3D printing, Big data e social analytics, learning machine, smart device e robotica – e più cariche di impatto mediatico perché connesse all’utilizzo consumer delle stesse (mobile device e mobile app, socialnetwork e social media in genere o eCommerce) e alla base di tutto ciò che sta avvenendo sul fronte dei processi di relazione digitale con il mercato e con i clienti (Web Marketing, social CRM, gestione integrata del cliente omnicanale, customer experience o customer journey).
Fenomeni altrettanto innovativi, ma forse meno appariscenti, come la nuova Fabbrica digitale, la gestione integrata digitale della supply chain, dei fornitori o del personale aziendale, stanno riemergendo come ampi insiemi di processi aziendali oggetto di una nuova fase di digitalizzazione. Ancora meno attenzione è stata dedicata (fatta eccezione per il filone dei ‘Post Modern ERP’), all’innovazione in corso e a quella, potenzialmente ancora rilevante, dei sistemi amministrativo-gestionali integrati d’azienda, fondamenta e condizione indispensabile per potere avviare e sfruttare appieno la digital transformation di cui si parla oggi.
In questo contesto SDA Bocconi con il supporto di TeamSystem ha lanciato un progetto di ricerca finalizzato ad analizzare l’orientamento all’innovazione digitale delle Pmi italiane. La prima parte della ricerca si è focalizzata sull’indagine dei livelli di copertura attuali dei processi aziendali e delle strategie future, ponendo particolare attenzione ai modelli di sourcing adottati dalle aziende partecipanti alla ricerca (modelli make, buy e best of breed). La seconda parte della ricerca, invece, ha cercato di individuare quali sono le principali tendenze di innovazione dei processi aziendali, cercando di far emergere i benefici ottenutiottenibili e le criticità.

L’identikit delle aziende partecipanti alla ricerca


Il campione della ricerca è stato costruito in modo da coinvolgere Pmi italiane con caratteristiche tra loro molto diverse e quindi per quanto possibile rappresentative del comparto in esame. Alla ricerca hanno partecipato 303 imprese distribuite in tutti i settori di attività.
Da un punto di vista dimensionale, le aziende del campione appartengono principalmente (90%) al segmento delle Pmi, coerentemente con gli obiettivi della ricerca: il 76% delle imprese ha meno di 50 dipendenti e il 14% tra 51 e 250.
I rispondenti al questionario sono principalmente Business Manager (87%) quindi “non specialisti ICT o digitali”, e solo parzialmente figure specialistiche appartenenti alla funzione Sistemi Informativi (13%). In particolare il 28% dei rispondenti sono imprenditori, Amministratori Delegati e Direttori Generali e il 59% sono invece CXO, con una maggioranza di Chief Financial Officer (CFO).
In termini di grado di copertura dei processi aziendali, da parte dei sistemi gestionali attualmente in uso, il campione analizzato appare molto variegato. I primi otto processi che presentano i maggiori livelli di copertura sono nell’ordine:
• amministrazione (contabilità clienti, contabilità fornitori, contabilità generale, gestione cespiti);
• vendite (preventivazione, order entry, fatturazione, spedizione prodotto, ecc.);
• acquisti (gestione ordini, selezione dei fornitori, ricevimento merci, gestione terzisti);
• logistica, magazzini e trasporti;
• consolidamento (gestionale, civilistico, fiscale);
• controllo di gestione (contabilità analitica, budget & forecast, gestione investimenti);
• tesoreria;
• pianificazione della produzione.
La limitata copertura della ricerca e sviluppo o della gestione delle risorse umane non è certo una novità. Sicuramente meno prevedibile e scontato è il livello riscontrato nei processi di marketing che generalmente sono quelli cui si presta molta attenzione sia per il ruolo disruptive che ha l’IT, sia per il più naturale orientamento al cambiamento dei marketing manager. Questo posizionamento ‘anomalo’, con buona probabilità, si spiega con una concezione tradizionale del fare marketing nelle Pmi italiane – spesso manifatturiere B2B – che si concretizza in un marketing molto operativo, per la maggior parte svolto non in modo automatico o digitale, e in cui molte attività sono esternalizzate ad agenzie specializzate.
L’analisi delle soluzioni software impiegate mostra come ci sia una interessante correlazione tra il grado di copertura raggiunto e lo strumentoimpiegato. Nei processi maggiormente coperti da un punto di vista funzionale si riscontrano elevate percentuali di utilizzo sia di package di mercato specializzati sullo specifico processo (verticali), sia di package modulare di tipo ERP più o meno esteso.
Queste alternative a disposizione delle imprese presentano caratteristiche molto diverse tra loro: la prima pone nella sofisticazione funzionale il suo punto di forza, la seconda vede nell’integrazione ‘nativa’ dei moduli applicativi (responsabili dell’automazione dei processi aziendali) e dei dati l’elemento vincente.
Molto diffuse sono inoltre le soluzioni di Office Automation general purpose che però trovano la loro principale adozione nei processi con bassa copertura e quindi in quei processi troppo complessi, poco strutturabili o ancora non considerati prioritari nell’agenda di digitalizzazione delle imprese e che quindi sono lasciati in gestione autonoma alle persone in essi coinvolti.
In generale l’adozione di applicazioni custom (sviluppate internamente o tramite una software house esterna) per supportare i processi aziendali, presenta percentuali marginali.
L’intenzionalità a investire specificamente in IT nella gestione dei processi aziendali nei prossimi tre anni si manifesta per il 20% delle imprese in investimenti di manutenzione evolutiva per migliorare le applicazioni esistenti (in prima battuta nel controllo di gestione e a seguire nell’amministrazione), per il 6% in progetti di sostituzione dei sistemi attualmente in uso con package software di mercato e infine per il 10% in nuove applicazioni custom (per sostituire quelle esistenti o per coprire nuovi processi oggi non coperti, sviluppo commerciale e programmazione della produzione in primis). Il resto delle imprese del campione dichiara di voler fare pura manutenzione ordinaria delle applicazioni software che automatizzano i vari processi aziendali indagati. 

Per leggere l’articolo completo (totale battute: 30000 circa – acquista la versione .pdf scrivendo a daniela.bobbiese@este.it (tel. 02.91434419)

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