Smart manufacturing, aziende italiane pronte al cambio di passo

| Redazione |

In Italia siamo in ritardo nell’adozione del paradigma Industria 4.0 e ci sono da fare molta cultura e formazione in merito – il 38% delle imprese non conosce il tema, secondo una recente indagine del Politecnico di Milano – ma questo non vuol dire che il mercato nazionale dello Smart manufacturing in questi anni non si sia sviluppato, sia pure con le sue specificità.

 

Nel 2015 i progetti di Smart manufacturing in Italia valevano complessivamente circa 1,2 miliardi di euro (fonte Politecnico di Milano) che ha considerato le tre tecnologie dell’Industrial Internet of Things, Industrial analytics e Cloud manufacturing. A questa cifra vanno aggiunti circa 250 milioni derivanti dall’indotto più tradizionale: consulenza, formazione, aggiornamento e predisposizione delle infrastrutture. In sostanza quasi 1,5 miliardi di euro che non sono certo pochi se raffrontati ai 10-12 del totale degli investimenti industriali complessivi.

 

La gran parte del giro d’affari italiano dello Smart manufacturing è rappresentato – secondo gli esperti – da progetti di Industrial Internet of Things (790 milioni di euro), seguiti da quelli di Industrial analytics (270 milioni spesi soprattutto per migliorare produzione e logistica) e Cloud manufacturing (120 milioni).
Nel complesso, il numero di applicazioni delle tecnologie di Smart manufacturing in Italia è cresciuto in un anno del 30%. Anche se, va evidenziato, le cifre ci dicono anche che viviamo ancora una fase caratterizzata soprattutto da progetti pilota. Si spende infatti prevalentemente (30% del campione) per la system integration e per l’hardware (28%), meno per software (22%) e servizi (20%).

 

Il punto chiave sta proprio nello sforzarsi di uscire dalla fase sperimentale per passare all’applicazione diffusa delle tecnologie innovative andando oltre i settori più ‘ovvi’ (meccanico, automotive, aeronautica…).
Le aziende che hanno già investito nelle nuove tecnologie lo hanno fatto con un approccio pragmatico all’innovazione: migliorare il loro servizio e magari anche ridurre i costi.

 

Per il cambio di passo serve migliorare il contesto in cui operano: mancanza di infrastrutture, impianti industriali datati, limiti culturali ed organizzativi. Servono quindi azioni di sistema, come gli incentivi per l’ammodernamento degli impianti, ma anche aiuti per sviluppare le competenze digitali nelle organizzazioni: solo una quota molto piccola (6%) delle imprese si giudica già pronta per la quarta rivoluzione industriale.

 

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