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Ecocompatibilità: metodi e strumenti per uno sviluppo e una gestione sostenibile

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Comunicare l’impegno ambientale

Ormai da tempo si parla di green consumer, un tipo di acquirente che desidera il miglioramento della qualità della vita, sensibile alla compatibilità ambientale del prodotto. Diverse imprese tendono oggigiorno ad adottare strategie di differenziazione rivolte ai consumatori‘verdi’, introducendo nel mercato prodotti ecocompatibili e impegnandosi nel monitorare l’evoluzione delle tecnologie verdi. Il marketing ‘verde’diventa quindi uno strumento proattivo in mano alle imprese, per acquisire vantaggi competitivi derivanti dal raggiungimento dell’eccellenza ambientale.Per comunicare la direzione intrapresa in ambito ambientale, le imprese utilizzano strumenti diversi tra cui, in primis, i report ambientali: documenti pubblici che contengono e pubblicizzano i positivi impatti ambientali derivanti dalle attività condotte dall’impresa.
Tali rapporti sono solitamente rivolti allo staff dell’azienda, ai clienti, agli esponenti della comunità locale. Nell’autunno del 1997 il CERES (Coalition for Environmentally Responsible Economies) ha fondato la Global Reporting Initiative (GRI), al fine di sviluppare delle linee guida per dare indicazioni operative sulla stesura di un report, applicabili globalmente. Tali linee guida forniscono informazioni su come può essere stilato un report sulla sostenibilità e propongono un vasto numero di dati economici, ecologici e sociali in esso inseribili.
Un altro utile strumento di valutazione e di comunicazione dell’impegno societario nei confronti dell’ambiente è il bilancio ambientale. Questo documento, volto a valutare le prestazioni ambientali delle attività di produzione e di servizio, è periodicamente aggiornabile e permette di orientare le scelte gestionali e di controllo di un’azienda verso la diminuzione dei costi ambientali, soprattutto nel settore del consumo energetico, della gestione dei rifiuti e degli imballaggi, degli usi idrici e della depurazione delle acque.
A fianco dei report e dei bilanci ambientali, giocano un ruolo fondamentale nella comunicazione dell’impegno ambientale di un’azienda le etichette ambientali, o ecoetichette. Le ecoetichette sono, secondo la normativa ISO 14020, “un set di strumenti volontari che mirano a sviluppare la domanda di prodotti e servizi con bassi impatti ambientali fornendo informazioni sul ciclo di vita, al fine di indirizzare la richiesta dei consumatori”. La norma definisce tre tipi di etichette ecologiche: (i) tipo I o Certificato Ecolabel; (ii) tipo II o Autodichiarazioni; (iii) tipo III o EDP, Environmental Product Declaration (DAP: Dichiarazione Ambientale di Prodotto).
Il certificato Ecolabel è un marchio di qualità ecologica che attesta che il prodotto ha un ridotto impatto ambientale nel corso del proprio ciclo di vita. Esso premia i prodotti/servizi migliori dal punto di vista ambientale, che possono così differenziarsi dai concorrenti presenti sul mercato, mantenendo comunque elevati standard prestazionali. L’Ecolabel è uno strumento volontario, selettivo e diffuso a livello europeo; esso inoltre è credibile in quanto è regolato da un organismo accreditato: il Comitato Ecolabel e Ecoaudit.
Le autodichiarazioni di prodotto sono state elaborate da costruttori, distributori, ecc., per comunicare le informazioni sugli aspetti ambientali dei propri prodotti e servizi. In questo caso non c’è certificazione da parte di terzi (enti o organismi esterni abilitati) ma le informazioni fornite debbono essere verificabili, esatte e pertinenti, per essere considerate attendibili da parte dei consumatori. Come le altre etichette, sono facilmente identificabili, garantendo visibilità; inoltre,promuovendo l’impegno ambientale, rafforzano la qualità di prodotti/servizi. Sono meno costose di Ecolabel ed EPD, ma meno affidabili, essendo prive di certificazione. Esempi di autodichiarazioni sono il Mobius Loop e il Green Dot. L’Ecolabel tipo III, implementata nel 1998 dallo Swedish Environmental Management Council, fornisce la metodologia di base per gli studi di LCA sia per prodotti industriali, sia per servizi. Un programma EPD fornisce, per ogni tipologia di prodotto, i requisiti specifici di prodotto che definiscono le tipologie di impatto che vanno esaminate per ogni categoria merceologica e le linee guida per gli studi LCA.
Le EPD sono una fonte preziosa di informazioni per acquirenti,venditori e clienti e si basano su dati obiettivi e attendibili, rendendo tra loro paragonabili prodotti differenti.

I sistemi a supporto della gestione ambientale

I costi ambientali costituiscono i primi indicatori di carattere economico in grado di fornire una rappresentazione sintetica dei ritorni di business legati alle prestazioni ambientali.
Una spesa ambientale include i costi degli interventi per prevenire, ridurre e riparare danni ambientali derivanti dalle attività operative dell’azienda, oltre agli eventuali costi dovuti alle sanzioni. Attraverso un sistema di contabilità e gestione ambientale,definito sui costi ambientali, un’impresa è in grado di monitorare i propri risultati ambientali secondo una chiave di lettura economica, arrivando a scoprire aspetti altrimenti non identificabili.
A volte, ciò che viene considerato un costo potrebbe invece rivelarsi fonte di guadagno per l’azienda: l’attenzione e la corretta gestione dei costi ambientali possono aiutare nella direzione di un miglioramento nella valutazione dei margini di prodotto e nella progettazione di processi, prodotti e servizi a più elevata sostenibilità ambientale, mentre processi, prodotti e servizi a ridotto impatto ambientale possono generare un vantaggio competitivo nei confronti dei concorrenti, in nome della migliore e consolidata immagine dell’azienda.
La presenza di una contabilità ambientale e di un sistema di misurazione delle performance ambientali rappresenta uno dei motori di riduzione del rischio d’impresa (strategico, operativo, finanziario, di credito, ecc…).
Implementare un Sistema di Gestione Ambientale (SGA) significa realizzare un’impostazione gestionale complessiva delle tematiche ambientali che consenta all’impresa di affrontarle in modo integrato e coerente, nell’ottica del miglioramento continuo.Con uno SGA si definiscono responsabilità, procedure e metodi, per portare le tematiche ambientali all’interno delle attività aziendali quotidiane.
Il Product Lifecycle Management (PLM), nella sua accezione più generale, intende essere un nuovo approccio integrato alla gestione dell’azienda che mira,in particolare, a una gestione completa e collaborativa delle informazioni del prodotto, lungo le diverse fasi del suo ciclo di vita.
Nella pratica, è di uso comune discutere di strumenti PLM, cioè di soluzioni informatiche che producono e utilizzano diverse informazioni e dati di prodotto, dai sistemi CAD, ai sistemi documentali e gestionali.Tramite le soluzioni PLM è possibile stabilire le basi per una gestione dell’Environmental Regulatory Compliance (ERC), in quanto esso permette di considerare l’ERC, sin dalla fase di progettazione, elemento fondamentale per gestire la moltitudine di nuove legislazioni ambientali, costituendo un forte impulso all’ecodesign. Inoltre, il PLM permette di focalizzare la strategia aziendale sul lungo periodo, incentrandola sull’intero ‘sistema prodotto’ (non solo l’oggetto fisico,ma anche tutte le attività a esso collegate nel corso dei diversi stadi del suo ciclo di vita) e favorendo un processo di scambio di dati che sia sistematico, continuo e semplice. Per implementare un approccio PLM utile anche all’ecocompatibilità, l’infrastruttura informatica dell’impresa deve essere agevolmente accessibile agli utenti che in diverso modo sono chiamati a vigilare e promuovere l’ecocompatibillità dell’impresa, nel rispetto dei ruoli e delle responsabilità dei singoli, delle normative e delle certificazioni.

Conclusioni

La situazione legislativa dell’ecocompatibilità è caratterizzata da una persistente condizione di incertezza, che lascia le aziende in uno stato di attesa. Ad esempio, esistono indubbie zone d’ombra sulla definizione (e i relativi obblighi) dei produttori di apparecchiature elettriche ed elettroniche (AEE), nonché sulle categorie di prodotti effettivamente rientranti nelle due direttive europee in esame. Una recente indagine (dicembre 2006), svolta su 4 aziende del settore dell’elettronica italiana, ha permesso di fare ulteriore luce sull’applicazione e adozione del concetto di ecocompatibilità.Nonostante il campione intervistato sia limitato (quindi non utile a indagini staticamente rilevanti) è comunque rappresentativo di punti di vista ben distribuiti lungo la filiera produttiva (2 produttori di componenti elettronici di base, 1’utilizzatore di componenti, 1 distributore) pertanto in grado di fornire interessanti spunti di riflessione. Per tutte le aziende è stato intervistato il ‘responsabile ambientale’.
Dalla ricerca è emerso quanto segue:

• Nell’ambito delle metodologie, ogni impresa utilizza delle procedure peculiari, in base al ruolo ricoperto nella filiera produttiva. Tutte le imprese si sono dotate di una funzione ambientale sin dai primi anni ‘90, generalmente sotto la spinta di un change management d’impronta fortemente ecologica; è quindi relativa a tale periodo l’implementazione di metodologie atte a favorire una corretta gestione ambientale. L’unica metodologia che accomuna le aziende intervistate è il Green Procurement. Parimenti, le aziende intervistate sono concordi nel riconoscere la diffusione di una mentalità di ‘acquisti verdi’ presso i propri clienti. Tuttavia, attualmente ritengono che i benefici attesi di tale mercato siano ancora nettamente al di sotto delle aspettative, al punto che risulta tuttora poco conveniente l’adozione di una strategia effettiva di green marketing. È comunque parere comune che nel lungo periodo le aziende che non prenderanno adeguatamente in considerazione la presenza dei green consumer perderanno rilevanti quote di mercato;

• A partire dalla prima metà del decennio scorso, le corporate hanno iniziato a diffondere presso le proprie subsidiary una cultura considerevolmente orientata alla tutela ambientale e allo sviluppo sostenibile.Le imprese analizzate hanno adottato la certificazione ISO 14001, riscontrando notevoli benefici, sia dal punto di vista della comunicazione esterna, sia dal punto di vista dell’efficienza produttiva. Vi è un forte investimento in comunicazione, che prevede solitamente la pubblicazione di report annuali, che nella maggioranza dei casi integrano aspetti ambientali con aspetti sociali;

• Minore è invece il ricorso a una contabilità ambientale rigorosa e sistematica. In generale si può affermare che è consuetudine effettuare sostanzialmente delle comparazioni (a livello aggregato) tra costi e benefici degli investimenti ambientali, anche se risulta estremamente difficile quantificare con precisione i secondi. Gli investimenti sono principalmente indirizzati all’attuazione di misure, che permettano di conseguire risparmi nel consumo di risorse;

• Nessuna delle imprese analizzate adotta una soluzione PLM a supporto della compliance ambientale; la diffusione dei dati di prodotto e delle informazioni ambientali, solitamente residenti in database specificamente previsti a livello di corporate, avviene tramite sistemi internet.

 

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