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L’Intralogistica e la sfida della complessità

La Logistica oggi affronta sfide sempre più complesse. Il mercato impone la richiesta di prodotti in modo sempre più rapido, privilegiando flessibilità e adattabilità ai cambiamenti; per questo serve una continuità produttiva che deve essere assicurata anche da un servizio efficiente dei magazzini interni. In particolare, si fa riferimento alla movimentazione dei materiali, alla gestione delle scorte e dei flussi dati, al controllo dell’approvvigionamento (Intralogistica) che si ‘contrappone’ la logistica esterna, che si occupa del trasporto dei prodotti verso la loro destinazione finale.

Il settore della logistica sta attraversando una fase di profonda trasformazione, nella quale il ruolo di dati, Analytics, Intelligenza Artificiale e Machine learning è determinante. Il moltiplicarsi dei flussi e l’avvento delle nuove tecnologie hanno infatti dato origine al concetto di Logistica 4.0 (mutuato dal paradigma di Industria 4.0). La Digital transformation e il suo rapporto con sistemi sempre più intelligenti hanno avuto un impatto significativo sull’organizzazione dell’Intralogistica delle aziende, cercando di ottimizzare i processi e ridurre i costi operativi. L’occasione per parlare di questi temi è stata l’evento L’automazione della fabbrica e dell’intralogistica organizzato dal portale Automation Tomorrow: “Più si riescono a gestire le capacità interne tanto più è possibile reagire tempestivamente”, ha affermato Alberto Zampieri, Senior Partner Consultant di Simco Consulting, società di consulenza che si occupa di progettazione in ambito logistico.

Definire gli obiettivi e il progetto

Diventa importante, in questo scenario, il dimensionamento delle coperture, scegliere la giusta scorta, non avere magazzini enormi e neppure sottodimensionati, capire dove collocarli in un layout di fabbrica, individuare la giusta tecnologia. “Fondamentale è disporre di informazioni in tempo reale che siano corrette, per tenere monitorato l’andamento”, ha continuato Zampieri. Inoltre, è bene realizzare un progetto che riesca a mettere il cliente nelle condizioni di prevedere una buona parte delle problematiche che potrebbero nascere. “Il progetto è fondamentale, ma quello ‘fai da te’ non esiste e deve essere svolto prima di portare cambiamenti o implementare nuovi processi”, è il suo pensiero.

In effetti, a volte si parte con obiettivi vaghi e contrastanti fra loro ed è difficile capire perché si sta facendo un progetto di innovazione. Lo riporta uno studio pubblicato da Forbes dal titolo Why automation initiatives fail (and how yours can succeed), aggiungendo che, a volte, i processi che si toccano non sono quelli ideali perché non si ha la consapevolezza dello scenario totale. “Quando si interviene in un sistema, non ci si può aspettare che la prestazione cambi solo in un punto, ma bisogna considerare anche gli impatti sull’intero sistema”, ha commentato Alessio Longhini, CEO di Errevi Automation, azienda che aiuta le organizzazioni con un panorama di servizi e logistica. Come esplicitato nello studio, l’accompagnamento ai processi di cambiamento è spesso molto scarso: “Noi fornitori abbiamo una responsabilità; i clienti devono sapere che i processi che comportano dei cambi radicali vanno supportati in maniera importante”, ha riferito Longhini.

Prima di implementare un progetto, dunque, bisogna realizzare il proof of concept, quindi simulare cosa succederà una volta integrata la tecnologia, facendo prove sul campo. È un cambio di paradigma, come ha puntualizzato Longhini: “Spesso i progetti di automazione sono visti come l’intelligenza al servizio di ciò che può fare una macchina; invece bisogna ragionare al contrario, considerando l’esigenza a cui devo rispondere e adattandoci la strategia”. Soltanto dopo è possibile scaricare a terra il progetto, le cui caratteristiche devono essere: collaborazione e adattabilità; strategia omni-canale; flessibilità e scalabilità; modularità e configurabilità; reattività e velocità; sostenibilità.

Gestire gli spazi e ottimizzare i processi

Uno dei principali business sono i magazzini interni. Quando si deve automatizzare, bisogna valutare diversi aspetti, come: ottimizzare gli spazi; ridurre le aree; calcolare la possibilità di sviluppo verticale; presidiare la sicurezza nell’ambiente di lavoro e una migliore ergonomia delle postazioni degli operatori; migliorare il livello di servizio (come riduzione di errori e tempi di consegna rapidi); controllare in tempo reale e tracciare le operazioni e le merci prodotte. “Per questo bisogna progettare soluzioni su misura che soddisfino le necessità; ci sono diverse tipologie di magazzino, classificate in base al tipo di unità di carico, per pallet e cassoni, scatole e cassette”, ha spiegato Alessandro Panzeri, Sales Engineer di LCS Group, azienda che da 30 anni progetta, produce, installa e cura la manutenzione di magazzini automatici e sistemi di movimentazione dei materiali.

Una fabbrica pensata in ottica 4.0 porta benefici, tra cui: riduzione di costi in termini di energia e diminuzione dei tempi; una maggiore efficienza e gestione dei flussi operativi; una costante tracciabilità; ottimizzazione di spazi e maggiori capacità di stoccaggio; automazione nella movimentazione delle merci (in modo che gli operatori si dedichino ad attività a valore aggiunto).

Inoltre, all’interno di una produzione c’è bisogno di flessibilità; lo spazio è denaro e occorre far fruttare quello che si ha. Ecco perché, per esempio, Knapp Italia fornisce soluzioni di automazione intelligenti per la Logistica tra cui sistemi di magazzino automatizzati, postazioni di picking, sistemi intralogistici complessi e soluzioni complete integrate, unitamente alle soluzioni software necessarie per i moderni centri di distribuzione. “Offriamo veicoli che comunicano sia tra loro sia con un sistema centrale per lo spostamento delle merci nel magazzino e la possibilità di utilizzare software intelligenti e pratici”, ha raccontato Tommaso Del Vento, Head of Business Development di Knapp Italia. Si tratta di veicoli a guida autonoma, gli Agv o Open shuttle in cui la flessibilità e la scalabilità sono importanti. “Le soluzioni crescono a seconda delle necessità delle aziende. Ci sono per esempio software che sfruttano l’autoapprendimento e sono in grado di allontanarsi da un ostacolo o aggirarlo”, ha continuato Del Vento.

Sempre nell’ottica di gestire gli spazi, anche la soluzione di Icam, azienda che si occupa di soluzioni automatiche per lo stoccaggio, la distribuzione e la vendita delle merci, digitalizza e automatizza i processi di approvvigionamento, stoccaggio e riconsegna dei materiali. Come ha spiegato Elisa Birelli, Retail & City Logistics Manager di Icam: “È una struttura modulare e personalizzabile in base alla location di destinazione, sempre accessibile. Si tratta di un magazzino a tutti gli effetti che abilita la distribuzione e consegna selettiva. C’è un sistema web based multidevice che gestisce con interfaccia intuitiva ed è integrabile anche con software terzi”. In effetti, secondo la manager, gli ingredienti vincenti per una Supply chain agile e reattiva, sono: visibilità, flessibilità, collaborazione, controllo. In tutto questo, l’automazione e il digitale aiutano. “Ne aggiungiamo un quinto a cui dare particolare risalto: la prossimità, ossia rendere sempre più accessibile, facile e vicina, la nostra merce, al consumatore finale”, ha spiegato Birelli. L’obiettivo è quello di avvicinare materiali e merci alle persone in modo sostenibile, ottimizzando spazi e processi e riducendo sprechi e consumi.