Skip to main content

Costruire l’ecosistema sostenibile di fabbrica

Nel mondo industriale, così come nella società, si sta affermando in maniera sempre più spinta una doppia anima. Da un lato siamo pervasi da un’informazione immediata, costante e massiccia; dall’altro stiamo tendendo verso modelli di vita e consumo maggiormente attenti agli aspetti di sostenibilità ambientale. A oggi ci troviamo in un momento di inedita contingenza di entrambi i fenomeni e, non a caso, qualcuno (aziende, Governi ed esperti da entrambi i fronti) si sta domandando se le potenzialità dell’informazione non possano servire lo scopo per cui sono state create in origine, il profitto, e contemporaneamente costituirsi come un volano per una transizione verde tanto ricercata e spesso finora millantata.

Infatti, una delle raccomandazioni esposte nel World manufacturing report del 2021 – la pubblicazione annuale della World manufacturing foundation – è di valorizzare i dati per supportare la transizione circolare del settore industriale. Per comprendere appieno il perché queste due anime non siano in contrasto tra loro, potrebbe essere utile fare un passo indietro per vedere dove trovano origine. La progressiva preponderanza di informazioni, infatti, è frutto di una evoluzione delle modalità di interazione tra persone, prima di tutto, e successivamente tra sistemi più complessi fatti da individui e oggetti.

Si può capire, dunque, che tale progresso è figlio di uno sforzo esplicito e intenzionale di accrescere la conoscenza in ogni ambito senza un limite definibile a priori. Un desiderio, questo, che non è inedito nelle intenzioni, bensì nelle modalità con cui esso viene soddisfatto, così come nella rapidità di raggiungimento Nell’equazione che descrive il panorama presentato, l’informazione rappresenta, pertanto, una variabile su cui possiamo agire e che dobbiamo usare per massimizzare la nostra funzione di interesse come società.

Viceversa, il tema della sostenibilità ambientale non può definirsi certamente come un desiderio genuino da soddisfare, ma piuttosto una necessità conseguente alle irresponsabilità accumulate diffusamente nel corso del tempo. In tal senso, il nostro sguardo verso questo modello è da intendersi come un obiettivo che definisce la direzione da intraprendere, che influenza le costanti della sopracitata funzione di interesse.

Entrando più nel merito della questione, la parola “informazione” oggi significa disponibilità strutturata e utilizzabile di dati, i quali sono spesso intesi come bit provenienti da sensori e macchine. Essi hanno caratteristiche ben precise: sono forniti in tempo reale, si presentano in forme diverse, sono raccolti in grande quantità e devono essere affidabili. Il nome proprio di questi strumenti è, in verità, ben noto: Big data. Ugualmente, anche la sostenibilità ambientale è raggiunta a mezzo di strategie concrete e all’ordine del giorno. Si è sentito, e sempre più di frequente si spera si sentirà, parlare di economia circolare.

Infatti, questo paradigma prevede che, all’interno di un sistema complesso (per esempio filiere, distretti) e localmente (una singola azienda) vi siano in atto meccanismi virtuosi volti a minimizzare – e ove possibile eliminare – l’impiego di risorse vergini. Tali meccanismi si riflettono, tra i vari ambiti, nell’introduzione di nuove tecniche di design che tengano in considerazione anche le fasi finali del ciclo di vita del prodotto. A ciò si aggiunge anche l’introduzione di nuovi processi per il riutilizzo di risorse (per esempio riciclo e rifabbricazione), che richiedono talvolta la progettazione di network per la logistica inversa e la collaborazione tra partner aziendali.

I dati e le strategie di economia circolare

Poste queste premesse, risulta essere chiaro il valore dell’utilizzo smart, dunque intelligente e ‘scaltro’, dei dati, raccolti da un lato grazie alle nuove tecnologie e dall’altro attraverso i sistemi informativi più tradizionali. È emerso, infatti, che la maggior parte delle informazioni necessarie per la transizione circolare possano essere reperibili facilmente da fonti differenti e già presenti in azienda. Ma è bene che coprano tre aspetti principali: i prodotti, i processi e la gestione dei rapporti con enti terzi. Specialmente questi ultimi risultano fondamentali per la transizione verso la circolarità dell’intera società.

Ma quali sono i dati che le aziende devono sfruttare? E con quale fine? Per rispondere a queste domande è doveroso considerare due prospettive distinte: quella aziendale, secondo cui l’impresa, in primis, implementa determinate strategie e processi; e quella dell’insieme di organizzazioni che cooperano per poter permettere la transizione circolare del network o dell’intera filiera.

L’articolo integrale è pubblicata sul numero di Aprile-Maggio 2022 di Sistemi&Impresa.
Per informazioni sull’acquisto di copie e abbonamenti scrivi a daniela.bobbiese@este.it (tel. 02.91434400)