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Monge, evolvere nel rispetto della tradizione

Il passaggio generazionale è un fenomeno comune tra le imprese italiane, tipico delle aziende ‘di famiglia’. Diverse generazioni, spesso, convivono all’interno del contesto aziendale, dando vita a uno scambio e a una contaminazione di saperi tra chi ha grande esperienza e chi è all’inizio della carriera lavorativa. Secondo l’ultimo Osservatorio Aub promosso dall’Associazione italiana delle aziende familiari (Aidaf), Unicredit e Bocconi, circa il 70% delle imprese con un fatturato compreso tra 20 e 50 milioni di euro è di tipo familiare, mentre la quota cala al 59% per quelle con un business oltre i 50 milioni. Un quarto delle aziende tra 20 e 50 milioni di fatturato è gestito da un imprenditore di età superiore ai 70 anni e sarà costretta ad affrontare il ricambio generazionale nei prossimi anni. Monge, azienda che produce alimenti per animali e fondata nel 1963, è tra quelle che appunto devono prendere in seria considerazione la gestione di questa fase particolarmente delicata. A confermarlo è Giacomo Monge, Junior Project Manager di Monge, durante la tappa di Torino del convegno FabbricaFuturo, il progetto multicanale promosso dalla casa editrice ESTE (editore del nostro web magazine), di cui Fabbricafuturo.it ne rappresenta la testata di riferimento per i contenuti: “Faccio parte della terza generazione dell’azienda, fondata da mio nonno negli Anni 60, che tiene ancora oggi le redini dell’azienda”. Giacomo Monge ha raccontato di aver iniziato nel 2020 a lavorare nell’organizzazione svolgendo mansioni tecniche. L’azienda piemontese ha sede in un paese sotto il Monviso, Monasterolo di Savigliano; nel corso del tempo ha iniziato a rivolgersi ai mercati internazionali, grazie all’attività dei membri della famiglia, in particolare le zie e il padre dello Junior Project Manager. Inizialmente Monge aveva un modello di business incentrato sull’allevamento agricolo; poi il fondatore ha iniziato a vendere i suoi prodotti a Torino, creando un polo industriale di macellazione. A oggi l’azienda è lontana dal modello industriale ‘casalingo’ iniziale, ma è molto vicina nel modo il produrre impostato sin dall’inizio dell’attività imprenditoriale. “Da pochi anni il fondatore ha lasciato il timone ai figli (le mie zie e mio padre), però è ancora interessato all’evoluzione del business: tutti i giorni si confronta con le persone e con i team. E poi segue sempre una telefonata a me e a mio papà per aggiornarci e trasmetterci le sue impressioni”, specifica Giacomo Monge. L’evoluzione di Monge riguarda anche gli aspetti di produzione legati a rendere i prodotti sempre più in linea con le richieste dei consumatori e nel corso del tempo si sono susseguite diverse innovazioni. “Nel 1975 è stata introdotta l’apertura ‘easy open’ per agevolare il cliente; nel 2008 un cambio fondamentale è stato quello della produzione della lattina”, spiega il rappresentante della terza generazione di imprenditori. Pur essendo un’azienda agroalimentare, Monge è dotata di una manifattura interna: “Abbiamo iniziato a produrre le lattine perché prima muovevamo camion con scatole vuote; in questo modo contribuiamo anche al rispetto per l’ambiente”.

Digitalizzare la gestione del magazzino e la progettazione degli impianti

Per far fronte ai cambiamenti, l’azienda sta investendo nelle nuove tecnologie, adattandosi al paradigma del 4.0. Lo specifica lo stesso Giacomo Monge: “Abbiamo inserito sensori su tutte le linee a supporto della programmazione e della produzione; anche l’informatica è progredita molto, nella gestione del magazzino e delle giacenze. L’animazione tridimensionale, per esempio, ci aiuta molto nella progettazione di nuovi impianti”. In questo modo, si controllano meglio i processi e si riducono sia gli errori sia il tempo di avviamento delle linee; la digitalizzazione, in effetti, sta avvenendo anche su queste ultime, ma non ancora tutte sono interamente automatizzate. “Ce ne sono alcune che sono ancora gestite dai tecnici; nel frattempo ci seguono aziende esterne che ci offrono le tecnologie adeguate per far fronte allo scenario in continua evoluzione”, rivela Monge. Negli ultimi anni sono stati pianificati investimenti per raddoppiare le linee produttive. “Nel 2019 abbiamo inaugurato il magazzino automatico più grande d’Italia che può contenere circa 43mila bancali e ha un flusso tra ingresso e uscita di circa 6mila bancali al giorno”, racconta il nipote del fondatore. Essendo un’azienda agroalimentare conserviera, le necessità quantitative sono enormi. “Per esempio, la sterilizzazione continua è stato uno degli elementi fondamentali per la crescita. A oggi produciamo 1 milione di lattine al giorno e stiamo lavorando al secondo sterilizzatore che ci permetterà di raddoppiare la produzione; ci sono tecnologie anche nelle linee del secco – che producono crocchette – che sono interamente gestite da un Manufacturing Execution System (MES) che ne controlla i quantitativi da produrre e le giacenze in magazzino, inviando dati a chi si occupa di pianificare”, puntualizza Monge. La tecnologia serve, ma ci devono essere sempre le persone per rendere i processi efficienti. “Facciamo una formazione interna su alcune procedure; per esempio, sul magazzino automatico il processo è stato piuttosto lungo, perché bisogna cambiare la mentalità dei lavoratori. Inoltre abbiamo corsi formativi per ogni tecnologia, ma non solo: abbiamo percorsi di apprendimento pure rispetto le competenze umanistiche, come l’insegnamento della lingua inglese, anche in ambito tecnico ed è particolarmente utile per confrontarsi con chi fornisce gli impianti”, spiega Monge. La popolazione nel territorio piemontese è molto occupata: secondo una ricerca di Unioncamere Piemonte, il tasso di disoccupazione della regione si mantiene su livelli inferiori rispetto a quelli medi nazionali: nel 2020, ha conseguito un tasso di disoccupazione del 7,5%, stabile rispetto al 2019; l’Italia ha segnato un lieve calo, passando dal 10,0% al 9,2% del 2020. Ecco perché si fatica a trovare giovani che vogliano lavorare nel mondo industriale. “Per questo motivo ci appoggiamo a scuole con le quali ci confrontiamo e con le quali cerchiamo di creare una comunicazione e una condivisione delle risorse”, è la filosofia dell’azienda.

La sfida è la continuità di produzione

Una recente sfida, legata al contesto globale, riguarda gli ormai ben noti problemi nel reperimento delle materie prime che riguardano la maggior parte delle aziende. “Stiamo assistendo a repentini cambiamenti; noi siamo produttori industriali, ma siamo anche grandi consumatori e ci sono stati cambiamenti epocali dal punto di vista della fornitura. Ora abbiamo iniziato a occuparci maggiormente di questioni che prima erano scontate, come la fornitura di materiali, cereali e tutto ciò che serve per la produzione del cibo per cani e gatti”, racconta Monge. In fondo, forse, servirebbe avere la capacità di adattarsi a nuove forme di business. “Durante il lockdown siamo riusciti ad affrontare le problematiche grazie a una particolare gestione del magazzino. Ma abbiamo anche potuto fare affidamento sulle nostre persone qualificate, che ci hanno permesso di riuscire ad affrontare gli ostacoli”, dice Monge. La sfida per il futuro? “La continuità di produzione. Oggi anche piccoli componenti possono fare la differenza per mantenere le linee attive. Lavorando nel team tecnico e occupandomi direttamente del reperimento di questi materiali so che questo è il nostro focus, nonostante si debba far fronte ai costi dell’energia e a tante altre difficoltà”.

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Federica Biffi

Laureata magistrale in Comunicazione, Informazione, editoria, classe di laurea in Informazione e sistemi editoriali, Federica Biffi ha seguito corsi di storytelling, scrittura, narrazione. Si occupa prevalentemente di tematiche riguardanti la sostenibilità, l'innovazione tecnologica, l'uguaglianza, l'inclusione, anche in ambito digital e social, contribuendo a divulgare contenuti per giornali e siti web. Appassionata di cinema, ha lavorato nell'ambito della comunicazione e collabora con la casa editrice ESTE in qualità di redattrice.