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La produzione sostenibile e circolare del Lanificio Bottoli

Rispetto per il Pianeta, ma anche per la comunità. La sostenibilità ambientale, ma anche quella sociale ed economica, sono questioni sempre più centrali, che si ripercuotono sulla vita lavorativa: servono più efficienza e meno sprechi. La crisi climatica e l’inquinamento globale – ma sono solo gli ultimi eventi da considerare – hanno imposto un ripensamento degli stili di vita; oggi si è chiamati a guardare al futuro con lungimiranza, nell’ottica di ridurre le emissioni di anidride carbonica e di costruire una società basata su un’economia circolare (l’espressione rimanda a un sistema che si ‘autorigenera’ garantendo l’ecosostenibilità).

La filosofia rientra nei criteri Environmental, social, governance (ESG), che rappresentano una ‘guida’ destinata alle aziende riguardo gli investimenti responsabili – di natura non finanziaria – che misurano l’impatto ambientale, il rispetto dei valori sociali e gli aspetti gestionali. Anche l’Agenda 2030 dell’Organizzazione delle nazioni unite tratta questi aspetti: i 17 obiettivi fissati e da raggiungere a breve fanno riferimento a diverse aree dello sviluppo sociale ed economico e hanno lo scopo di proteggere la Terra, eliminare la povertà, ridurre le disuguaglianze e raggiungere un benessere diffuso.

Rispetto alla questione ambientale, la Commissione europea, tramite il Green deal europeo, ha adottato una serie di politiche con l’obiettivo di raggiungere la neutralità climatica in Europa entro il 2050. Anche in Italia il Ministero della transizione ecologica è impegnato in una serie di iniziative volte a promuovere e diffondere modelli di produzione e consumo sostenibile; l’obiettivo è di guidare il Paese verso un’economia a basso impatto ambientale in cui siano garantite la tutela e la valorizzazione del territorio e la gestione circolare delle risorse.

Utilizzare fibre nobili per creare prodotti ecologici

Per la verità sono già numerose le aziende impegnate a ridurre quella che è chiamata ‘impronta ambientale’ (l’espressione rimanda alla valutazione dell’uso delle risorse naturali). Tra queste c’è Lanificio Bottoli, impresa di Vittorio Veneto, in provincia di Treviso, che dal 1861 produce tessuti di alta qualità, in particolare giacche e cappotti. A raccontarlo è Ettore Bottoli, Sales Manager di Lanificio Bottoli: “La nostra azienda opera in ottica sostenibile e circolare, impiegando risorse naturali per tingere il vestiario e utilizzando fibre nobili, come lana, cachemire, lino, canapa, seta, cotone”.

Il progetto che riguarda l’utilizzo di tessuti naturali è stato avviato nel 2004 (quindi ben 14 anni prima che il movimento Friday for future dell’attivista svedese Greta Thunberg desse risonanza alle tematiche ambientali) e ha trovato un riscontro positivo soprattutto nel mercato asiatico, che ha riconosciuto l’azienda come ‘visionaria’, capace di anticipare una tendenza divenuta globale. A caratterizzare Lanificio Bottoli è, infatti, la produzione finalizzata a uno sviluppo sostenibile. Tanto che il designer giapponese Junya Watanabe – che ha iniziato la sua carriera come apprendista modellista per il marchio Comme des Garçons e ha influenzato il modo di pensare alla moda tramite il suo approccio basato sulla sperimentazione e rielaborazione di capi tradizionali – ha visitato lo stabilimento dell’azienda veneta: “È venuto da Tokyo a Vittorio Veneto ed è rimasto sorpreso dal nostro impegno nel modo di mescolare i colori; così ha creato una linea con i nostri tessuti mostrando nell’etichetta il nome del lanificio, che di solito i confezionisti tendono a nascondere”, racconta Bottoli.

Nell’ambito di questo progetto, l’azienda ha introdotto un prodotto che valorizzasse anche il patrimonio ovino italiano. Dopo una serie di consulenze con i pastori di Marche, Abruzzo e Molise (le regioni da cui il lanificio si rifornisce) ha ottenuto una selezione di incroci di pecore che offrono una lana morbida e dai toni naturali: “Siamo molto orgogliosi di questo progetto, in un certo senso ‘patriottico’, perché utilizza un prodotto italiano a chilometro zero, cioè reperito direttamente nella zona di produzione, sostenendo il commercio locale e mantenendo vive tradizioni come quella della pastorizia”, dice il rappresentante della famiglia imprenditoriale Bottoli.

Realizzare tinte naturali: la nuova vita dei fondi del caffè

Le partnership con aziende locali sono un altro aspetto cui il lanificio trevigiano dedica attenzione: per ricavare alcune tinture, infatti, sono state attivate collaborazioni. Per esempio, nell’ambito di un progetto di tinture vegetali – che prevede l’impiego di piante locali come l’indaco, il catechu (un estratto di acacia per realizzare il colore marrone), il campeggio (una pianta della famiglia delle leguminose per creare le sfumature del grigio) – l’azienda ha lavorato insieme con Caffè Dersut per utilizzare anche il caffè. “Volevamo inserire una tonalità più scura, così abbiamo coinvolto la torrefazione, un’azienda vicina a noi, dalla quale recuperare i fondi della bevanda. Così, dopo numerosi test su diversi tipi di fibra, abbiamo notato che la seta e la lana sono quelle che reagiscono meglio a questa tintura”, rivela il manager. Ecco che i residui si rigenerano e la circolarità trova così la sua ampia espressione nella colorazione di tessuti, utilizzando sostanze di scarto (di altre imprese).

La qualità dei tessuti non è stata intaccata e anzi si è così alzata che ha riscosso successo anche nel mondo dell’alta moda italiana. Per esempio, il marchio milanese Etro ha realizzato un’etichetta congiunta con il lanificio: “Il Direttore Creativo Kean Etro ha visitato la nostra produzione e per noi è stato un orgoglio immenso; in quell’occasione gli abbiamo presentato il progetto delle lane naturali”, ricorda Bottoli. Da questa partnership, sono state prodotte poi delle coperte in lana merinos sotto l’etichetta ‘Lanificio Bottoli per Etro’.

La filiera corta garantisce velocità

Oltre a politiche circolari e sostenibili, la linea di produzione verticale adottata dal lanificio permette di ridurre i costi, ma pure di garantire qualità e attendibilità per i clienti, in particolare per il rispetto degli accordi presi. È noto, infatti, che la Logistica sta vivendo un periodo complesso, legato a difficoltà di approvvigionamento e di difficile reperimento delle materie prime, acuito dalla guerra in Ucraina. “Preferiamo essere piccoli, ma autosufficienti. Grazie a questa strategia, durante e dopo il lockdown siamo riusciti a non ritardare nelle consegne; è un vantaggio, in questo senso, non avere fornitori esterni”, dice il manager.

Le aziende di moda, da sempre, ricercano velocità e oggi la questione è diventata ancor più cruciale: la tecnologia e la diffusione dell’ecommerce hanno abituato il compratore ad avere il prodotto subito e senza difficoltà. “Gli stilisti vogliono il capo in tempi molto ristretti; questa mentalità ha modificato fortemente tutte le abitudini di acquisto. Ma per realizzare un tessuto, talvolta, ci sono procedimenti che richiedono molto tempo”, conclude Bottoli.

La sostenibilità si traduce nel ridurre gli effetti sfavorevoli di alcuni processi nel presente, in modo che non impattino negativamente neppure sul futuro. In questo le aziende possono contribuire, riducendo le emissioni, collaborando e creando sempre più un’economia basata sulla circolarità. 

L’articolo è stato scritto in collaborazione con Martina Midolo