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La resilienza (vera) della Manifattura dell’Emilia-Romagna

Come se la pandemia, il caro energia e l’inflazione non bastassero, l’Emilia-Romagna è stata costretta a subire l’ennesimo choc, questa volta causato dall’alluvione che, a maggio 2023 ha inondato strade, case, campi e stabilimenti. Eppure, in questa tragedia, c’è chi riesce a guardare al futuro con positività e non senza buoni motivi: l’economia del territorio si è dimostrata, negli ultimi anni, una delle più resilienti del Paese. In seguito alle prime fasi di lockdown causate dal covid-19, la fase di recupero dell’attività industriale è iniziata già a partire dal primo trimestre del 2021 (dati Unioncamere Emilia-Romagna). E anche gli effetti dell’invasione russa ai danni dell’Ucraina non hanno impedito alle imprese di continuare a crescere. Tra gennaio e settembre del 2022, infatti, l’industria ha aumentato il suo indotto del 7% rispetto al 2021 e, negli stessi nove mesi, l’export si è ampliato fino a raggiungere il 14% del totale nazionale.

Ora, però, a poche settimane dal disastro naturale che ha colpito la zona, si fanno i conti dei danni che l’alluvione ha provocato. Secondo alcune fonti, sarebbe a rischio fino al 2% del Prodotto interno lordo (Pil) dell’Italia, che vanificherebbe così lo sforzo congiunto che il sistema economico del Paese sta facendo per lasciarsi alle spalle le ripetute crisi che lo hanno colpito in questi anni. La stessa Regione Emilia-Romagna ha stimato una perdita tra i 7 e i 10 miliardi di euro.

A impattare in modo così considerevole sono stati i danni all’Agricoltura: se, da una parte, la maggior parte delle industrie ha ormai ripreso l’attività e la produzione è ripartita a ritmi sostenuti, il settore agricolo sta subendo l’allagamento diffuso dei terreni coltivabili e la conseguente moria delle coltivazioni (Coldiretti ha stimato un calo della disponibilità di frutta tra il 15% e il 20% a livello nazionale). Ciò, oltre a creare un danno diretto alle aziende agricole e a far aumentare il prezzo dei prodotti, impatta anche sull’industria agroalimentare che, come è noto, è una delle più importanti della regione. L’effetto di questi avvenimenti sull’economia nazionale non può essere quantificato solo in termini assoluti, ma deve essere proporzionato, soppesato rispetto a quella che è la rilevanza dell’industria del territorio in relazione al contesto generale

Un esempio rilevante di come gli effetti degli choc sopraccitati impattano sull’economia nazionale è quello relativo al settore agroalimentare. Secondo i dati relativi al 2022 pubblicati dal Consorzio Parmigiano Reggiano, una delle più importanti eccellenze alimentari italiane, nel 2021 il valore dell’export di questo prodotto caseario ha raggiunto quota 1,8 miliardi di euro. Poco dopo la pubblicazione dei dati, però, Coldiretti ha comunicato la morte di migliaia di capi d’allevamento a causa dell’alluvione, tra cui i bovini. Gli stessi campi che forniscono il foraggio per gli animali, dopo essere stati sommersi per settimane, impiegheranno almeno due anni per ritornare coltivabili.

Tra la geopolitica e l’economia locale 

Una situazione diversa, seppur analoga per la concatenazione degli eventi che l’hanno causata, è quella relativa al settore meccanico: durante e dopo la pandemia da covid-19, l’impantanamento del sistema logistico internazionale ha provocato il rallentamento, se non addirittura il blocco di molte Supply chain settoriali. Una di queste è quella dell’Automotive che, oltre a subire le difficoltà di approvvigionamento delle componenti (settore importante per l’industria dell’Emilia-Romagna), ha subito gli effetti della guerra in Ucraina e delle tensioni tra Cina e Stati Uniti dentro la cosiddetta ‘crisi dei semiconduttori’, ovvero i materiali impiegati per la realizzazione dei microchip e di altre tecnologie montate a bordo delle vetture. Questi elementi hanno determinato ritardi considerevoli nel settore, con i tempi di consegna delle auto che, ancora oggi, possono arrivare fino a 12 mesi. In un contesto di tale incertezza, dove le tensioni geopolitiche impattano sulle economie locali, affidarsi alle certezze di comparti manifatturieri solidi è un vantaggio fondamentale.

L’articolo integrale è pubblicato sul numero di Giugno-Luglio-Agosto 2023 di Sistemi&Impresa.
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