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Un manifesto per il futuro della Manifattura

C’era bisogno di scrivere un manifesto per delineare il futuro della Manifattura italiana? A quanto pare sembrerebbe di sì. Perché pur avendo una storia invidiabile e conosciuta, gli Anni 20 del nuovo millennio stanno imponendo al settore la necessità di un cambio culturale. Perlomeno, se vogliamo restare al passo con l’Europa, mantenendo una posizione d’eccellenza sul podio della Manifattura (l’Italia resta ancora al secondo posto nel Vecchio Continente per il Manufacturing). 

La rivoluzione digitale implica non solo stravolgimenti quotidiani e sociali, ma anche tecnologici e organizzativi. Pur essendo questo un marchio di fabbrica di inestimabile valore, non possiamo più vivere sulla rendita del Made in Italy: è ciò che pensa Chiara Lupi, Direttrice Editoriale della casa editrice ESTE che ha curato il volume dal titolo Per un manifesto della manifattura italiana (ESTE, 2021), libro-contenitore a disposizione delle aziende italiane che vogliano conoscere e approfondire il futuro della Manifattura attraverso l’analisi di 13 esperti.

I contributi di Luigi Campagna, Gregorio De Felice, Roberto Masiero, Federico Pirro, Giovanni Costa, Nicola Costantino, Dario Fabbri, Emanuele Frontoni, Giancarlo Michellone, Luciano Pero, Ferruccio Resta, Enzo Rullani, Marco Taisch e Francesco Varanini offrono un’interessante analisi della situazione unita a proposte concrete per porre le basi di una nuova Manifattura.

Il punto di partenza, come chiarisce anche Lupi nella sua introduzione, sono i piani dedicati al 4.0 e gli incentivi statali che hanno riportato al centro dell’attenzione le politiche industriali accelerando l’innovazione e cercando di tamponare e rimediare alla posizione (poco lusinghiera) assegnata all’Italia dall’Indice di digitalizzazione dell’economia e della società (Desi): secondo la classifica, infatti, il nostro Paese nel 2020 era al 25esimo posto su 28 Stati membri dell’Unione europea per quanto riguarda la trasformazione digitale. Tuttavia, questa non può essere il solo e unico punto su cui fondare la nuova Manifattura, così come la tecnologia non può più essere l’elemento più importante. 

Ripartire da ecologia, sostenibilità e sviluppo del lavoro umano

Per affrontare ben equipaggiata il prossimo futuro, la Manifattura italiana – emerge dagli scritti presenti nel volume – dovrebbe puntare su economia circolare, sviluppo delle competenze per evitare il mismatch tra domanda e offerta, Green economy, digitalizzazione e istruzione (anche alla luce delle differenze rispetto ai ‘vicini’, Francia e Germania: in Italia abbiamo 1 milione di ingegneri e scienziati, i tedeschi ne contano 3,1, come segnalato nel 2018 da Eurostat). Accanto a tutto ciò, importante è la valorizzazione del distretto industriale, che sappia unire le virtù della prossimità con le opportunità della rete globale, così come la riorganizzazione delle strategie e dei processi di business e la valorizzazione del capitale umano, sempre più al centro delle imprese, supportato e non sostituito dall’automazione e dalla tecnologia.

I contributi dei 13 esperti pubblicati nel libro presentano azioni e riflessioni concrete, considerando la situazione attuale, ma con il pensiero ai prossimi anni. Le loro analisi e proposte sfociano, quindi, nel vero e proprio Manifesto che si traduce in uno scritto programmatico in 13 punti. Tra essi spiccano la valorizzazione del ruolo dei docenti nella formazione dei nuovi lavoratori e lavoratrici, l’importanza della transizione verso un’economia sempre più circolare, l’apertura dei distretti e il riconoscimento del Mezzogiorno come grande risorsa. 

Infine, anche la visione dell’innovazione tecnologica trova ampio spazio nel manifesto e nel libro: essa, infatti, implica una mentalità aperta alle nuove metodologie Lean evolute o Agile, anche in relazione agli investimenti del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). “Sono auspicabili percorsi di formazione congiunti tra dirigenti, sindacato e Rappresentanza sindacale unitaria (Rsu), nonché forme di sperimentazione di partecipazione di rappresentanti eletti dai lavoratori negli organi di gestione dell’impresa”, è stato scritto tra i punti del manifesto.

Il volume, quindi, si configura come uno strumento prezioso per approfondire la fabbrica, l’industria e l’ambiente manifatturiero, temi da sempre indagati dal nostro web magazine FabbricaFuturo, facente parte dell’omonimo progetto di comunicazione multicanale della casa editrice nato nel 2012 e dedicato all’analisi dei temi più importanti nelle agende di manager e imprenditori delle medie aziende manifatturiere italiane.