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L’euristica e il piacere della scoperta

| Chiara Lupi | ,

Schedulare in modo puntuale gli ordini ed evitare picchi di produzione, gestire il magazzino per avere il giusto spazio per la merce in arrivo, programmare le promozioni in sinergia con la produzione, orchestrare le attività di tutte le aree aziendali mettendo in relazione Direzione, Amministrazione, Commerciale, Marketing e Produzione. E disporre di dati aggiornati, e in tempo reale, dialogando con la rete dei fornitori. Tutta la filiera produttiva deve essere governata e monitorata in modo armonico, dalle materie prime al ciclo di produzione, fino alla consegna.

Le aziende devono essere nelle condizioni di affrontare e resistere alle sfide: anticipare e prevenire gli eventi diventa indispensabile, anche per garantire sostenibilità al business. Piattaforme Blockchain integrate all’Enterprise Resource Planning (ERP) garantiscono catene di approvvigionamento sostenibili e trasparenti, evitando rischi di manipolazione del prodotto alla fonte.

Oggi il governo di un’impresa non può più fare affidamento sull’intuito, ogni scelta deve basarsi su dati raccolti sul campo, per esempio sfruttando le potenzialità dell’Internet of Things (IoT). La visibilità potenzia il controllo delle attività facilitando una corretta decisionalità. Per questo l’ERP diventa fondamentale: tutte le decisioni devono essere ponderate e giustificate, soprattutto in un momento di instabilità come quello che stiamo vivendo. Le imprese italiane possono trovare nuove opportunità di crescita: il modello delle catene globali del valore – indebolito dal conflitto in Ucraina che ne ha evidenziato fragilità e limiti – potrebbe non essere compatibile con un’applicazione rigorosa dei criteri ESG e le nostre Piccole e medie imprese (PMI) possono giocare un ruolo come fornitori affidabili, garantendo standard qualitativi e sicurezza negli approvvigionamenti all’interno di filiere più corte.

Il grado di incertezza è elevato e, se la globalizzazione prenderà nuove forme legate ai rischi geopolitici, le imprese non dovranno allentare gli investimenti in transizione ecologica, digitalizzazione e innovazione. Senza trascurare la formazione: il sistema si deve adeguare e la riforma dell’istruzione professionale cerca di intercettare un fabbisogno di competenze che, se non soddisfatto, rischia di compromettere la competitività delle imprese. Occorrono ‘teste ben fatte’.

Perché non basta avere macchine performanti che restituiscono dati; l’elemento chiave è il contributo dell’essere umano che, con spirito critico e capacità di pensiero fuori dagli schemi, riesce a utilizzare i dati per prendere decisioni efficaci. L’imprenditore lo definisce “lavoro euristico”: dall’interconnessione tra persone, cose e dati si ricava del valore aggiunto. Un lavoro dove la macchina fornisce il dato, ma sono le persone che devono scoprire come sfruttarne le potenzialità. Le teste ben fatte – come sosteneva il filosofo Edgar Morin – sono alimentate da quello che Archimede ci ha fatto conoscere come lo spirito di scoperta: se i due non fossero separati da oltre 2mila anni di storia sarebbero diventati amici.

L’editoriale è pubblicato sul numero di Luglio-Agosto 2022 di Sistemi&Impresa.
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