Nuove misure in aiuto alle PMI, ma c’è bisogno di continuità

Il Piano Nazionale Industria 4.0 continua a generare effetti positivi sulla produttività e competitività delle imprese. A dimostrarlo sono i numeri: è infatti arrivato a 10 miliardi il monte-investimenti delle aziende italiane in beni strumentali. In questo contesto di rinnovato dinamismo, le PMI stanno giocando un ruolo di protagoniste: secondo un’indagine sull’utilizzo dell’Iperammortamento realizzata dal Centro Studi Confindustria, un terzo delle risorse investite viene da realtà produttive piccole e piccolissime.

Va in questa direzione il decreto Crescita del Governo, che aggiorna la legge di Bilancio 2019 e contiene diverse novità in materia fiscale per le PMI del settore manifatturiero.
Una delle principali misure è rappresentata dalla mini-Ires, l’agevolazione che prevede l’applicazione di un’aliquota agevolata sul reddito d’impresa (al 22,5% per l’anno di imposta 2019, al 21,5% per il 2020, al 20,5% per il 2021, al 20% dal 2022).

Altre novità riguardano il rifinanziamento della Nuova Sabatini, che ha ridato fiato alle aziende che investono in beni strumentali, e il ripristino del Superammortamento pari al 130%. “Una misura positiva per le PMI, ma purtroppo si tratta solo di una proroga e non di una vera stabilizzazione”, sottolinea con Sistemi&Impresa Michele Bonelli, CEO di Vendor, azienda che propone soluzioni di efficienza energetica, finanziaria e operativa 4.0 per le imprese. “Inoltre è stato introdotto il limite di 2,5 milioni di euro di investimento che prima non c’era”.

Dal suo punto di vista privilegiato, Vendor sostiene che “le misure del Governo, da un lato, vanno in aiuto alle PMI manifatturiere, ma dall’altro hanno il difetto di non stabilizzare gli incentivi rendendo difficile una programmazione degli investimenti a medio-lungo termine”.

L’articolo integrale è pubblicato sul numero di Maggio 2019 di Sistemi&Impresa.
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