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Sostenibilità in Baxi: dall’innovazione alla riduzione di consumi e sprechi

| Alessandra Peluzzi |

A inquinare non è solo il processo produttivo che avviene in fabbrica. L’estrazione delle materie prime, il trasporto delle merci, la distribuzione e lo smaltimento dei prodotti sono tutti processi che possono danneggiare l’ecosistema. È da questa considerazione che si effettua il Life cycle assessment: l’analisi del ciclo di vita, una metodologia che permette di quantificare l’impatto ambientale di beni e servizi in tutte le tappe della loro esistenza.

Oggi, sempre più imprese si stanno affidando a questa pratica: secondo uno studio di Life Effige – il progetto della Commissione europea che misura l’impronta ambientale delle aziende – il 26% delle imprese costruisce interventi mirati per la riduzione delle emissioni. Tra queste c’è anche Baxi, azienda specializzata nella produzione di sistemi di riscaldamento, che, con più di 3mila caldaie prodotte al giorno, vanta lo stabilimento più grande a livello europeo per la produzione di caldaie murali, a Bassano del Grappa, in provincia di Vicenza.

Grazie al Life cycle assessment, il Gruppo ha potuto appurare ciò che già sapeva: la fase in cui i suoi prodotti hanno il maggior impatto ambientale è quella dell’utilizzo, con il 99,6% delle emissioni rispetto allo 0.4% per produzione e distribuzione. È dunque a partire da questo dato che Baxi ha inserito nel suo piano di sostenibilità l’obiettivo di ridurre le emissioni del 30% entro il 2030, agendo laddove è largamente possibile limitare l’impatto sull’ambiente. Questa politica sta già dando i suoi frutti: il 2021 è stato da record, perché il fatturato è salito del 30% sul mercato globale e del 40% su quello italiano.

Anticipare la domanda per progettare l’offerta sostenibile

Un primo passo per raggiungere il traguardo posto è stato mosso nel 2010 con la produzione dei primi sistemi di riscaldamento ibridi integrati che combinano pompe di calore elettriche e caldaie a gas. “Ai tempi il mercato non era ancora pronto per queste soluzioni, mentre oggi sono un modello di riferimento in Germania in Olanda”, commenta Alberto Favero, CEO di Baxi.

È con lo stesso approccio lungimirante che oggi l’azienda presenta la nuova caldaia che funziona al 100% a idrogeno puro, azzerando, quindi, le emissioni. Al progetto si è iniziato a lavorare dal 2016, quando in Inghilterra alcuni quartieri hanno dato il via all’eliminazione dalle reti a metano per passare a quelle alimentate dal gas ‘verde’: “Per noi si trattava di una sfida, perché le caldaie a idrogeno non esistevano ancora, ma sapevamo che per stare al passo con il mercato sarebbe stato necessario produrle”, spiega il manager.

È così che tra il 2017 e il 2018 sono stati svolti i primi test e nel 2019 è avvenuta la prima installazione pilota a Rozeburg, in Olanda. È del 2022 la nuova linea produttiva che grazie all’assemblaggio su carrelli – per maggiore flessibilità – ha permesso di sperimentare e intervenire sul processo di progettazione step by step. Inoltre, servendosi di una soluzione di Manufacturing execution system (MES) è stato possibile acquisire e distribuire informazioni sull’efficienza di ogni passaggio, ottimizzando i processi.

Oggi, le caldaie a idrogeno sono diffuse non solo in Olanda, ma pure in Inghilterra, Francia e Germania. In Italia, invece, mancano ancora le infrastrutture per il loro utilizzo, ma è solo questione di tempo: “Stiamo avviando i primi progetti pilota per portare questa tecnologia anche nel nostro Paese e prevediamo la sua diffusione in larga scala entro il 2025. Senza contare che all’interno delle comunità energetiche potrebbero diffondersi anche prima, soprattutto alla luce della chiusura dei rubinetti di gas russo”, approfondisce Favero.

Dall’energia rinnovabile alla formazione sulla sostenibilità

La strategia sostenibile di Baxi non si limita, però, all’innovazione di prodotto. L’energia che alimenta le 14 linee produttive dello stabilimento di Bassano del Grappa è interamente green, con il 25% del fabbisogno autoprodotto e il restante 75% ottenuto da impianti idroelettrici certificati. “Con questa soluzione abbiamo stimato che ogni anno evitiamo di immettere nell’atmosfera circa 1.400 tonnellate di anidride carbonica”, racconta Favero.

Nell’ultimo decennio, inoltre, è stato dimezzato il consumo di acqua e azzerato lo scarico di fluidi inquinanti grazie all’introduzione di depuratori che permettono di riutilizzare la materia prima. Sono poi in cantiere interventi per passare all’utilizzo di packaging ecosostenibili adottando soluzioni ‘implodibili’, cioè che dopo l’utilizzo possano essere smontate o piegate e successivamente riutilizzate. Tutto affiancato da interventi per diffondere la cultura della sostenibilità nell’azienda e nella comunità che la circonda.

In sintesi, come conclude Favero: “Il rispetto per l’ambiente guida le politiche interne e i processi decisionali, ma non è solo una strategia. Per noi si tratta di un valore cardine della cultura aziendale e, per questo, deve essere diffusa e promossa. Solo in questo modo è possibile programmare interventi organici e dirigere l’azienda in maniera strategica”.

L’articolo è una sintesi della versione integrale pubblicata sul numero di Ottobre 2022 di Sistemi&Impresa.
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