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Con la Cognitive Collaboration l’AI entra nella sala riunioni

| Manuela Gatti |

Toglietevi dalla testa il pregiudizio di una tecnologia che isola e che deumanizza. L’ultima novità sviluppata in casa Cisco ha esattamente l’obiettivo opposto: migliorare la comunicazione tra le persone. Che, in ambito professionale, significa avere conversazioni più efficaci con collaboratori e clienti, creare relazioni più solide e prendere decisioni consapevoli.

È questo ciò che garantisce Cognitive Collaboration, la nuova tecnologia made in Cisco. Di cosa si tratta? È la porta attraverso cui l’Intelligenza Artificiale (AI) sta per entrare nelle sale riunioni dei 300 utenti che in tutto il mondo utilizzano la piattaforma Cisco Webex. Presentata di recente a Milano, Cognitive Collaboration entra a far parte della gamma di prodotti ‘umanistici’ della società leader nel settore tecnologico: così l’ha definita Michele Dalmazzoni, Collaboration & Industry Digitization Leader di Cisco Italia.

Il sistema di AI va a integrare proprio la sezione della piattaforma Webex dedicata ai meeting. E lo fa mettendo a disposizione degli utenti nuovi strumenti che siano in grado di snellire le dinamiche delle riunioni. Cognitive Collaboration permette di far cominciare un meeting con un semplice comando vocale, fornisce un assistente virtuale in grado di predisporre tutte le informazioni necessarie all’incontro, oltre a prendersi cura di tutti gli aspetti logistici della riunione.

“L’obiettivo è quello di uscire dall’ottica dei meeting classici e di dare più attenzione alle dinamiche della customer experience e dello Smart working”, ha spiegato Dalmazzoni. Inseguendo questo obiettivo la società ha sviluppato nuove funzioni in cloud, che si vanno ad abbinare a device e hardware di alta qualità: per garantirne le funzionalità servono schermi e sistemi audio e video in grado di dare all’utente la migliore esperienza possibile. Una serie di servizi disponibili per ora in inglese, ma a breve anche in altre lingue.

La tecnologia potenzia l’esperienza

Ma di cosa si tratta nel concreto? Cognitive Collaboration si fonda su tre pilastri. Il primo si chiama People Insights: attraverso l’AI, all’utente vengono forniti in tempo reale i profili professionali delle persone che sta incontrando durante il meeting. Questo avviene grazie all’AI, che raccoglie e analizza i dati utili, e al contesto, che è in grado di fornire solo i dati pertinenti.

Se, per esempio, alla riunione partecipano persone che non si conoscono, l’utente riceverà sul proprio device tutte le informazioni più aggiornate presenti online che quelle stesse persone hanno deciso di rendere pubbliche. E se l’utente dovesse avere un nome comune, l’AI è in grado di andare a pescare quello giusto.

Il secondo elemento fondamentale di Cognitive Collaboration è il Webex Assistant, che ha al suo interno diverse funzionalità. Una di queste è il Proactive Join, il sistema che avvisa della riunione imminente: questo è possibile grazie alla Intelligent Proximity, che riconosce chi è l’utente e risale alla sua agenda. Un altro servizio è First Match: attraverso la directory aziendale e il monitoraggio degli spazi Webex Team, il sistema riesce a sapere con chi si è soliti parlare e di conseguenza sa proporre i contatti adatti.

Il terzo pilastro è il riconoscimento facciale: Cognitive Collaboration, come si diceva sopra, è in grado di associare nomi e ruoli alle persone che si trovano in video, permettendo all’utente di sapere sempre chi ha di fronte. Ed è sempre la tecnologia di Face Recognition a garantire una regia automatica dei meeting: viene inquadrata di volta in volta la persona che prende la parola.

Soluzione applicabile a più ambienti

Questa tecnologia non è utilizzabile solo nelle grandi sale riunioni, ma è in grado di adattarsi anche a piccoli spazi. Sono le cosiddette huddle room: miniambienti di lavoro sempre più diffusi, molto funzionali, ma spesso mal collegati. E organizzare all’interno dei meeting può diventare un problema.

“Con Cognitive Collaboration si può trasformare ogni angolo dell’ufficio in una sala riunioni. In questo modo si abilitano lo Smart working e il rinnovo del workplace”, spiega Enrico Miolo, Collaboration Sales Specialist di Cisco. Cognitive Collaboration, insomma, realizza quel “sogno” di cui ha parlato Dalmazzoni.

“Un giorno un Direttore Risorse Umane di un’azienda italiana mi disse: ‘Io ho un sogno: entrare in sala riunioni e lanciare il meeting con un clic o con una parola, senza bisogno di chiamare l’IT’”. È a quella visione che vuole rispondere l’AI di Cisco. “Abbiamo voluto realizzare per i nostri clienti una soluzione semplice e da gestire in autonomia che riproduca gesti quotidiani come far partire un film su Netflix o chiamare un’auto su Uber”.