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L’Intelligenza Artificiale è solo l’ultimo passo verso l’efficientamento

Filippo Rizzante, CTO di Reply

Per Reply, azienda specializzata in Consulenza, System Integration e Digital Services, non c’è dubbio su quale sia il vero punto di forza dell’Intelligenza Artificiale: la gestione del dato. “Non c’è nulla di fondamentalmente nuovo nel concetto di AI e neppure nel Machine Learning: il grande salto di paradigma della quarta rivoluzione industriale risiede nei dati e nella loro gestione ed elaborazione”, spiega Filippo Rizzante, Chief Technology Officer di Reply.

Per questo motivo, quando il Gruppo ha deciso di focalizzarsi su quest’area, è partito da un team di lavoro interno già esistente e specializzato nella gestione delle informazioni e del cloud che fosse in grado di approcciare l’estrazione di valore dal dato utilizzando algoritmi e tecniche differenti da quanto avrebbero fatto i Data Scientist.

La practice, formata principalmente da ingegneri informatici, si è mossa fondamentalmente su cinque aree: quella legata alla capacità percettiva della macchina, ovvero l’abilità di elaborare input ottici per costruire sistemi di Machine vision che, per esempio, non necessitano né di riconoscimento attraverso laser né tantomeno dell’apporto umano per individuare difetti di un prodotto; quella che riguarda i sistemi o le interfacce conversazionali, ovvero i chatbot, e le aree che invece sono più legate alla capacità di predizione sul dato, soprattutto grazie al Machine learning  di forecasting e di raccomandazione.

Per Rizzante però l’applicazione più interessante dell’AI rimane quella legata all’automazione di processo. “Non si tratta di tecnologie nuove – l’automazione non è certo arrivata con la Digital revolution – ma la vera chiave di volta è insita in tutti quei meccanismi e in quelle regole proprie del settore che fino ad ora sono risultati più ostici e più resistenti all’automatizzazione”.

E’ ciò che viene definito Robotic Process Automation (RPA), dove l’ostacolo da superare è riuscire a descrivere alla macchina il processo da svolgere, nella maniera più dettagliata possibile e tenendo conto di tutte le possibili condizioni e variabili che possono accadere nello svolgimento della mansione assegnata.

In passato, la tecnologia a nostra disposizione non consentiva di sostituire l’uomo, anche nel caso in cui si trattasse di compiti semplici e ripetitivi. L’intervento dell’AI è stato la vera svolta in questo campo: grazie ad algoritmi in grado di analizzare e apprendere tutte le casistiche (Deep learning AI) si è resa possibile l’automatizzazione di tantissimi processi che fino a poco tempo fa richiedevano l’intervento dell’uomo. Sono quei lavori spesso affidati ai cosiddetti ‘colletti bianchi’.

Un abilitatore per l’uomo, non uno spauracchio

Questo processo comporterà allora una perdita continua di posti di lavoro?
Secondo Rizzante no: “In realtà quello che verrà automatizzato è semplicemente legato a tutto ciò che è ripetitivo, laddove le persone si annidano e si cristallizzano in situazioni in cui non esprimono e non aggiungono alcun valore a un processo”.

Il futuro del lavoro è sempre stato – e sempre sarà  – legato all’efficientamento, racconta il CTO di Reply; l’uomo cercherà di soppiantare i lavori più meccanici con altre soluzioni: una volta con le catene di montaggio, oggi con l’AI.

Questo però non significa distruggere senza sopperire: nelle sole professioni IT sono già richieste tante figure che oggi non si riescono a reperire. Avere una macchina in grado di automatizzare processi ripetitivi dà modo alle persone di essere più libere di trasformare ed evolvere le proprie competenze per rendere la loro vita lavorativa più soddisfacente.

“Il problema non deve essere quanto è intelligente la macchina, piuttosto quanto è ‘stupido’ il lavoro. L’essere umano non nasce per abbrutirsi in attività ripetitive, l’uomo deve aggiungere valore e intelligenza a qualsiasi tipo di attività. Quando ci riduciamo a ‘fare le macchine’ ci mettiamo in una condizione tale per cui quel lavoro sarà sempre a rischio”.

L’ecosistema d’impresa di Reply favorisce l’innovazione

Non è un caso che Rizzante sia in grado di offrire una panoramica così completa sul passato e sul futuro della tecnologia applicata al mondo del lavoro. La storia di Reply infatti ha inizio nel 1996 da un’idea di Mario Rizzante e di un gruppo di manager provenienti dal mondo dell’Information Technology.

L’obiettivo sin da subito è stato quello di utilizzare la Rete e la tecnologia IT come fattore abilitante di trasformazione, una filosofia non dissimile a quella che fa da pilastro alla rivoluzione digitale odierna.

“Per noi questa era già la mission quando abbiamo cominciato 22 anni fa”, racconta Rizzante. “L’azienda è partita dalle idee e dalle sinergie di un gruppo di professionisti che avevano inizialmente l’obiettivo di creare un’impresa, non necessariamente di dimensioni troppo estese, in grado di essere l’agente di cambiamento per le realtà più grandi: fornitori di consulenza e di system integration per grandi clienti”.

La società è stata studiata – ed è nata – con un modello particolare, questo perchè Reply non è mai stata ideata per essere un’azienda monolitica, bensì come un’entità con una struttura organizzativa a rete più simile a un vero e proprio ecosistema d’impresa.

Una storia di successo

Oggi al suo interno, spiega Rizzante, convivono oltre 120 realtà diverse, ognuna con il proprio ambito operativo, ma tutte sotto l’ombrello del Gruppo Reply.

“Noi crediamo molto nella specializzazione e con il termine Technology copriamo davvero tutti gli ambiti possibili della tecnologia; per questo motivo la nostra filosofia operativa ruota attorno alla costruzione di team altamente specializzati in grado di collaborare tra loro per eseguire progetti complessi e costruire servizi per i nostri clienti”.

A testimonianza della bontà della direzione intrapresa sono il fatturato, 884,4 milioni di euro nel 2017, e gli oltre 6mila dipendenti attualmente impiegati nelle sedi distribuite in 15 Paesi in tutto il globo. La popolazione media in azienda è molto giovane e opera in maniera simbiotica con un modello organizzativo improntato sull’innovazione.

La società ha due anime, quella più piccola fatta dai team delle singole imprese e quella più estesa di tutto l’ecosistema del Gruppo. Questa dualità rende i processi snelli ed efficienti e permette a Reply di svilupparsi sulle nicchie di evoluzione e di rivoluzione tecnologica, consentendole di competere con realtà più grandi”, prosegue Rizzante.

A riprova della capacità di giocare di anticipo rispetto al mercato, basti pensare che già nel lontano 2001 l’azienda era impegnata nella progettazione e realizzazione di applicazioni mobile e nel 2009 si era cimentata nella realizzazione, assieme a colossi come Amazon e Google, di sistemi di cloud pubblici.

Sempre nel 2009, il Gruppo ha cominciato a focalizzarsi sui temi dell’Internet of Things e Machine to Machine. “Non si tratta solo di avere visione dei trend, le ondate le vediamo tutti; si tratta di avere un’organizzazione efficiente in grado di mettere in esecuzione le idee e costruire progettualità”.