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Crisi energetica, produrre consumando meno risorse

La decisione della Russia di interrompere i flussi nel gasdotto Nord stream ha ulteriormente spinto al rialzo i prezzi del gas, con un effetto trascinamento che pare inevitabile anche sui costi dell’elettricità. È urgente capire come reagire a tali scenari, fino a pochi mesi fa ben difficilmente prevedibili. La risposta, in questo caso, è necessariamente su due livelli: nel campo delle relazioni internazionali e delle decisioni di politica economica (questa dimensione spetta ai governanti); nel campo dei comportamenti individuali (in questo caso siamo tutti coinvolti, in qualità di consumatori e/o di imprenditori e manager).

Per quanto riguarda le relazioni internazionali, la teoria dei giochi suggerisce che l’atteggiamento dell’Unione europea nei confronti della Russia, per essere efficace, debba essere improntato alla fermezza. La decisione di Mosca di interrompere le forniture di gas è verosimilmente un’arma del Presidente della Federazione Russa Vladimir Putin per mettere pressione alle opinioni pubbliche europee, affinché spingano per una posizione più accomodante da parte dei loro Governi e non si proceda con l’introduzione paventata di un tetto di prezzo del gas. Da un punto di vista di interazione strategica, si tratta, quindi, di una minaccia, finalizzata a testare la forza dei Paesi europei. Mostrare debolezza, allentando le sanzioni, renderebbe l’Europa sempre più soggetta alle ulteriori minacce di Putin, che, nel lungo periodo, potrebbero portare a ulteriori aumenti dei prezzi nonché a una maggiore dipendenza economica nei confronti di Mosca. Al contrario, una reazione ferma, che non solo non allenti le sanzioni, ma introduca anche il proposto tetto di prezzo sul gas naturale, potrebbe aumentare il potere contrattuale di Bruxelles, obbligando la Russia a un ripensamento.

Sotto il profilo economico, infatti, il monopolista russo del gas, Gazprom, sa di non avere alternative – almeno nel breve periodo – rispetto alla vendita all’Europa, per difficoltà infrastrutturali che non possono essere risolte in poco tempo. All’azienda potrebbe, dunque, convenire vendere a un prezzo calmierato, che pure garantisce profitti limitati, piuttosto che non vendere affatto.

Creare due mercati diversi per energia e gas

In merito alle decisioni di politica economica si stanno valutando interventi tampone di aiuto a famiglie e imprese per il pagamento delle bollette nonché alcune proposte più strutturali per sganciare, per quanto possibile, il prezzo dell’elettricità da quello del gas naturale. L’attuale correlazione ha due ragioni e una è, almeno nel breve periodo, inevitabile. Una buona fetta (poco meno del 50%) dell’energia elettrica italiana è prodotta con gas naturale, così un aumento del suo prezzo ne determina un incremento di costo medio. Ma per un’altra parte, l’accoppiamento deriva dal meccanismo di fissazione del prezzo all’ingrosso dell’elettricità, che è deciso per legge. Attualmente, quello al quale si approvvigionano le imprese rivenditrici si forma nel mercato dove gli operatori elettrici (società produttrici e rivenditrici) sottopongono le offerte rispettivamente di vendita e di acquisto di elettricità. Il prezzo di equilibrio è quello che ‘chiude’ il mercato, cioè quello in corrispondenza del quale domanda e offerta si eguagliano. Di fatto, vista la struttura della produzione di energia elettrica in Italia, il mercato è generalmente ‘chiuso’ dagli impianti alimentati a gas naturale; così il prezzo dell’elettricità all’ingrosso, da cui poi dipende quello che paghiamo come utenti sulla base dei contratti con i fornitori, è attualmente legato al costo del gas naturale.

Le proposte di riforma che si stanno attualmente vagliando riguardano le modalità per modificare il meccanismo di fissazione del prezzo dell’elettricità, così da fare in modo che il suo aumento, rispetto al livello pre crisi, sia solo proporzionale alla crescita dei costi di produzione delle imprese che utilizzano il gas naturale come combustibile (così da generare una riduzione del prezzo rispetto al suo livello attuale). Vi sono diverse misure, al vaglio dell’Ue, sulla tipologia di implementazione. Fra esse, una prevede la creazione di due mercati diversi – uno per l’elettricità generata con il gas naturale e uno per l’elettricità generata da altre fonti – un’altra offre sussidi per le imprese produttrici di gas proporzionali alla produzione, che ne determinino una discesa del costo marginale e, quindi, una riduzione del prezzo di offerta. Nessuna di queste proposte è esente da criticità, ma probabilmente entrambe potrebbero rappresentare un passo avanti rispetto alla situazione attuale.

Affrontare la scarsità di energia nel breve termine

Dal punto di vista privato e di impresa dovrebbe essere chiaro che i prodotti energetici sono diventati scarsi e, almeno nel breve termine, dobbiamo imparare a convivere con tale scarsità. Ci sono due modalità per rimediare: aumentare l’offerta e ridurre la domanda. Occorre percorrerle entrambe; non basta il pur auspicabile aumento dell’offerta nazionale (mediante, per esempio, la costruzione di rigassificatori, l’aumento di produzione interna, il potenziamento di investimenti in rinnovabili e, se necessario, l’utilizzo delle centrali a carbone per la produzione di energia elettrica), perché in alcuni casi, come per gli investimenti in rinnovabili o per l’aumento di produzione di gas nazionale, servono tempi lunghi e in altri, come per il possibile maggiore utilizzo delle centrali a carbone, il cambiamento non può avvenire in modo massiccio per i problemi ambientali che esso comporta.

Serve anche ridurre la domanda o spalmarla, se possibile, in particolare per quanto riguarda l’elettricità, su periodi di minore scarsità. Iniziative quali l’accensione del riscaldamento con una settimana di ritardo o lo spegnimento una settimana prima nonché l’abbassamento della temperatura dei termostati sono pensate per ridurre la domanda di gas naturale. Allo stesso tempo, iniziative come l’allungamento dei turni di lavoro in fabbrica e lo spostamento di parte della produzione alla notte o al weekend – periodi durante i quali la domanda di elettricità è inferiore e il suo prezzo minore – potrebbero aiutare le imprese a mitigare i costi.

Se sapremo affrontare la scarsità nel breve termine, potremo anche beneficiarne nel lungo periodo, interiorizzando comportamenti di risparmio energetico efficienti e virtuosi.