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Dal plant connesso al plant predittivo

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Analizzare in modo ecosistemico tutti i processi dell’organizzazione: è questo uno degli obiettivi delle aziende in questo particolare momento storico dominato dalle incertezze. Nel corso del tempo, lo studio dei dati relativi alle attività è cambiato, introducendo, accanto ai numeri, due concetti complessi da quantificare: l’idea di capitale umano e quella di valorizzare le informazioni. In questo caso un utile parallelismo può chiarire il concetto. L’evoluzione di molte discipline sportive negli ultimi decenni, per esempio, è stata caratterizzata dalla maggiore importanza dello studio dei parametri legati a vari aspetti atletici. E proprio l’analisi e la sintesi dei dati che trasforma l’attività in performance. C’è, infatti, una grande differenza tra l’accontentarsi della semplice esecuzione di un esercizio e l’approfondimento dell’attività analizzandone i risultati. Lo sanno bene, per esempio, i runner: è ben diverso limitarsi a correre una distanza oppure farlo mentre si calcolano velocità, passo al chilometro, battito cardiaco… È in questo caso che si può parlare realmente di performance, perché con l’analisi dei dati si può ripercorrere la prestazione e pianificarne l’eventuale ottimizzazione e il miglioramento.

L’evoluzione del Performance management

In ambito aziendale il concetto, pur noto, non è ancora stato particolarmente esplorato. Ma proprio per questo sarebbe fondamentale l’utilizzo di un sistema informativo preposto alla misurazione di uno o più processi aziendali: il Performance management system (PMS), infatti, risulta cruciale per la programmazione strategica del futuro dell’impresa e per la sua sostenibilità. “Se analizziamo quanto accaduto negli ultimi decenni, ci rendiamo conto che il concetto di ‘performance aziendale’ è rimasto pressoché invariato nelle sue varie componenti; con difficoltà, infatti, riusciamo a svincolarci dal classico modello organizzativo suddiviso in aree funzionali e ciò imbriglia l’evoluzione e la diffusione di questi strumenti”, racconta Massimo Trifirò, Business Unit Manager di Hermes Reply, l’azienda del gruppo Reply specializzata in soluzioni architetturali e tecnologiche, servizi di Application Maintenance per il settore Automotive & Manufacturing e servizi di consulenza manageriale. La suddivisione per silos (Acquisti, Produzione, Vendite, Ricerca e Sviluppo, ecc.) non permette appunto di ragionare in senso organico ed ecosistemico e quindi il processo di gestione delle performance risulta, in questi casi, influenzato dalla mancata correlazione dei fattori. Per esempio: se le vendite sono in flessione, chi ne è il responsabile? Il Marketing che non ha promosso opportunamente i prodotti? Oppure la Produzione che non ha lavorato con la qualità necessaria? O ancora le Risorse Umane che non hanno reclutato le persone sufficientemente qualificate per svolgere l’attività? E se ci fosse una responsabilità condivisa perché c’è un contesto sfavorevole? Come riferisce Trifirò, nell’ultimo decennio è stata acquisita maggiore consapevolezza verso la valutazione delle performance che necessita di progettazione sinergica tra processi, tecniche e strumenti: “Oramai anche nelle medie imprese l’investimento in soluzioni di questo tipo è considerato al pari di una nuova linea produttiva o di un nuovo macchinario. Potrebbe apparire ovvio, ma è bene considerare che, in particolare le Piccole e medie imprese (PMI) italiane, sono ancora spesso legate al vincolo di investire in soluzioni tangibili piuttosto che in software intangibili”.

Dalla gestione dei costi a quella strategica

Iniziare a considerare i processi da valutare in modo più ‘olistico’, quindi facendo rientrare vari aspetti come anticipato, oltre a contribuire all’evoluzione del senso stesso della valutazione delle prestazioni, ha portato al consolidamento di nuovi sistemi, strumenti e modelli. Non si dimentichi, infatti, che il PMS è nato nella funzione Contabilità, dove l’obiettivo primario era il controllo dell’incidenza dei costi nella produzione di beni e servizi. La sensibile variazione delle logiche di mercato e il suo effetto sulle aziende ha imposto un’evoluzione dei sistemi di valutazione evoluti da tipologie di controllo cost a quelle non-cost, ovvero riguardanti caratteristiche tecnologiche e umane, che pur di natura operativa hanno un’importante rilevanza strategica. “Per chiarire meglio questo passaggio, è utile dare uno sguardo agli indicatori cui le tipologie di sistemi cost e non-cost si riferiscono. I primi si focalizzano sui costi di manodopera, energia e materiali, del capitale, della progettazione e della produzione, I sistemi non-cost si focalizzano sui tempi di lavorazione e attrezzaggio, quelli di attesa e movimentazione dei materiali e dei prodotti, i tempi di approvvigionamento e di distribuzione, il time-to-market, la qualità prodotta e percepita, la qualità in ingresso e così via”, illustra Trifirò, spiegando come l’evoluzione sia fondamentale nella sfida alla competitività delle Manifatture nel nuovo contesto globale.
L’articolo integrale è pubblicato sul numero di Settembre 2023 di Sistemi&Impresa. Per informazioni sull’acquisto di copie e abbonamenti scrivi a daniela.bobbiese@este.it (tel. 02.91434400)

Hermes Reply, performance management, PMS


Alessandro Gastaldi

Laureato in Comunicazione e Società presso l’Università degli Studi di Milano, Alessandro Gastaldi ha iniziato il suo percorso all’interno della stampa quasi per caso, già durante gli anni in facoltà. Dopo una prima esperienza nel mondo della cronaca locale, è entrato in ESTE dove si occupa di impresa, tecnologia e Risorse Umane, applicando una lettura sociologica ai temi e tentando, invano, di evitare quella politica. Dedica il suo tempo libero allo sport, alla musica e alla montagna.