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Il futuro dell’Industria tra valori umani, sostenibilità e tecnologie

Beghi

Nel 2021, al compiersi del decimo anniversario dall’introduzione pubblica di Industria 4.0, la Commissione europea ha formalmente presentato il concetto di Industria 5.0 con la pubblicazione di due importanti documenti, Industry 5.0 e Industry 5.0: Towards a sustainable, human-centric and resilient European industry. Mentre Industria 4.0 si è naturalmente imposta (e come tale è stata accettata) come la Quarta Rivoluzione industriale – trascorsi circa 40 anni dalla Terza Rivoluzione avvenuta negli Anni 70 del secolo scorso e caratterizzata dalla nascita e diffusione della produzione altamente automatizzata – lo stesso non si può dire per l’Industria 5.0.

Pur basandosi su importanti aspetti tecnologici, il paradigma dell’Industria 5.0 pone enfasi sul conciliare obiettivi produttivi e obiettivi sociali che vadano oltre la creazione di posti di lavoro e la crescita economica, che siano centrati sul rispetto dei limiti del nostro Pianeta e sul benessere del lavoratore, al centro del processo produttivo. La nascita di questo nuovo paradigma è legata all’osservazione (o meglio, all’assunzione) che l’Industria 4.0 si concentri più sulle tecnologie per aumentare l’efficienza e la flessibilità della produzione che sui princìpi di equità sociale e sostenibilità. Il concetto di Industria 5.0, quindi, ha focus e prospettive diverse, mirando a costruire i pilastri che sosterranno l’industria nel suo servizio a lungo termine per l’umanità, nel rispetto dei limiti planetari.

Assumendo di poter riconoscere a pieno titolo nell’Industria 5.0 una rivoluzione industriale, appare chiaro che entrambe siano fenomeni almeno temporalmente concomitanti e coesistenti, e non l’uno evoluzione dell’altro, dove il principale fattore distintivo si trova nel ‘motore trainante’ (la tecnologia per l’Industria 4.0, i valori per l’Industria 5.0). La coesistenza di due rivoluzioni industriali nate in un così breve intervallo di tempo è un elemento nuovo nella storia e stimola pertanto alcune domande e riflessioni. Tra queste, alcune emergono dall’analisi dell’ampia letteratura scientifica che è stata prodotta in questi ultimi tre anni. Un approccio rigoroso allo studio di tale letteratura è al di fuori degli scopi di questo breve contributo. Ci limiteremo quindi a riportare, tra le molte proposte dai ricercatori, alcune considerazioni secondo noi più interessanti e condivise, e a presentare alcune riflessioni da esse stimolate. In particolare, affronteremo il tema della transizione tra le due visioni industriali, della loro coesistenza ed eventuale ibridazione. A questo fine, è opportuno fornire dapprima un breve inquadramento delle due protagoniste di questa riflessione.

Autonomia e umanocentricità nell’era dell’Industria 4.0

La visione di Industria 4.0 si fonda sull’interconnessione intelligente di macchine e processi, abilitata dai sistemi cyber-fisici (Cyber physical systems, Cps), che realizza un controllo distribuito tramite sistemi embedded connessi in Rete e promuove l’idea di autonomia delle macchine (e, quindi, dei processi), per raggiungere maggiore efficienza e produttività.

Esistono diverse declinazioni di Industria 4.0, anche se vi è comune accordo nel prendere come riferimento, per un loro inquadramento, quanto proposto in The reference architectural model Industrie 4.0 (RAMI 4.0), un modello di architettura orientata al servizio sviluppato dall’associazione tedesca Zvei e impostato su una rappresentazione tridimensionale dell’architettura dei sistemi Industria 4.0. Le tre dimensioni misurano il livello all’interno dell’usuale gerarchia dei sistemi di automazione industriale (la cosiddetta piramide dell’automazione), il flusso di valore lungo il ciclo di vita di sistemi e prodotti (includendo i modelli di business), e infine il livello architetturale, che muove da quello del dispositivo fisico per arrivare a quello organizzativo.

Le tecnologie abilitanti di Industria 4.0, così come individuate, per esempio, dal Boston Consulting Group, sono oramai ben note: Big data e analytics, robot autonomi (e collaborativi), simulazione, integrazione di sistemi (orizzontale e verticale), Industrial Internet of Things (IIoT), cybersecurity, Cloud computing, manifattura additiva e realtà aumentata. Queste tecnologie supportano alcuni temi strategici di sviluppo, quali l’ingegneria end-to-end lungo l’intera catena del valore, i sistemi di produzione in Rete, la tecnologia dei Cps, fino a includere la definizione di nuove infrastrutture sociali sul luogo di lavoro.

L’articolo integrale è pubblicato sul numero di Marzo 2024 di Sistemi&Impresa. Per informazioni sull’acquisto di copie e abbonamenti scrivi a daniela.bobbiese@este.it (tel. 02.91434400)

politiche industriali, Società 4.0, società 5.0