Skip to main content

La Manifattura fa del bene(fit)

| Cecilia Cantadore |

Il numero di società benefit in Italia continua ad aumentare. A marzo 2022, gli ultimi dati di InfoCamere e Assobenefit ne censivano poco meno di 2mila nel nostro Paese (per l’esattezza 1.922). Un numero più che raddoppiato nel corso dell’ultimo anno, visto che nel 2021 la stessa fonte ne aveva mappate 926, e a marzo 2020, in piena pandemia, erano in tutto 500. L’Italia è stato il primo Stato in Europa a dotarsi, già alla fine del 2015 – con la legge 208, articolo 1, commi 376/384 (Legge di Stabilità) – di una legislazione specifica per le società benefit. Dopo averle introdotte, il nostro Paese le sta oggi agevolando con un credito d’imposta del 50% a copertura delle spese di costituzione o trasformazione.

Le società benefit sono imprese ibride che, oltre allo scopo di dividere gli utili, perseguono una o più finalità di beneficio comune e operano in modo responsabile, sostenibile e trasparente nei confronti di persone, ambiente e stakeholder, impegnandosi a valutare in maniera trasparente il proprio impatto. Con lo scopo duale che le caratterizza, non solo rappresentano un nuovo modello imprenditoriale, ma contribuiscono allo sviluppo sostenibile dei territori in un’accezione ampia.

A volte si tende a confondere società benefit e B Corp e utilizzare questi due termini in modo indistinto, ma ci sono alcune differenze importanti da sottolineare. Quella di società benefit è una qualifica giuridica assunta da tutti i tipi di impresa che, oltre allo scopo di lucro, hanno la finalità di creare benefici sociali e ambientali per altre categorie di soggetti che non siano i soli azionisti, esprimendo questa volontà all’interno dello statuto, durante l’atto costitutivo. Le B Corp, invece, sono imprese che ricevono una certificazione della loro performance, ricavata da un rigoroso studio che deve superare precisi standard in termini di impatto ambientale, sociale ed economico. I due modelli sono complementari e per sottolineare tale complementarietà le B Corp certificate in Italia hanno l’obbligo di trasformarsi in società benefit entro due anni dalla prima certificazione.

Imbal Carton Srl diventa Imbal Carton Società Benefit Srl

A scegliere il percorso benefit sono sia aziende storiche e ‘tradizionali’, sensibili verso i temi dell’impegno collettivo, sia le startup. Secondo i dati InfoCamere, oltre il 97% delle imprese benefit sono costituite come società di capitali e più di metà (976 su 1.922) opera nel campo dei servizi. Il fenomeno in crescita interessa, però, anche la Manifattura: si contano oltre 250 aziende di questo comparto tra quelle a oggi costituite.

Tra loro c’è Imbal Carton, azienda bresciana specializzata nella produzione di packaging in cartone ondulato, che a settembre 2022 ha scelto di modificare ragione sociale e statuto per diventare Imbal Carton Società Benefit Srl. “Questa decisione affonda le sue radici in decenni di attività: la nostra azienda, fondata nel 1967, ha sempre avuto un impatto importante sul territorio dal punto di vista etico, sociale e ambientale. Per decadi ci siamo dedicati a sostenere realtà locali nelle due province in cui sono situate le due sedi produttive – Brescia e Cremona – e più in generale nel Nord Italia, nostro mercato di riferimento”, spiega Michele Lancellotti, Presidente e CEO di Imbal Carton.

Tra gli esempi citati, c’è il sostegno ad attività sportive, di volontariato, filantropiche locali come quelle a favore della Fondazione della Comunità Bresciana Onlus o del Fondo territoriale per la Valle Sabbia o del patrimonio artistico e culturale locale come Alleanza cultura della fondazione Brescia Musei; c’è anche l’installazione di una colonnina per la ricarica di auto elettriche a disposizione gratuitamente di dipendenti e collaboratori e della cittadinanza di Prevalle, nel Bresciano. Tra i progetti benefit non mancano quelli che escono dai confini nazionali, come il supporto all’alpinista Fausto De Stefani per la costruzione di una scuola in Nepal destinata ad accogliere 700 bambini. L’evoluzione è stata quindi naturale: “Abbiamo deciso di trasformare la società, modificare il nostro brand e acquisire ufficialmente uno status che rappresentasse verso l’esterno quello che già eravamo da anni e lo comunicasse in modo corretto e legale, migliorando la nostra reputazione sul mercato. Ci siamo dati una nuova veste che sentivamo già ‘sottopelle’, ma che non era riconosciuta. E così il nostro claim We love the Planet da promessa diviene impegno”, sottolinea il CEO.

Cambiare statuto per rispondere ai nuovi obblighi per il beneficio comune

L’adozione del nuovo modello societario ha portato Imbal Carton ad effettuare alcuni cambiamenti importanti. La qualifica di società benefit, infatti, comporta specifiche conseguenze sul piano della disciplina e prevede la necessità di intervenire modificando il proprio statuto. In particolare, accanto alla denominazione sociale devono essere introdotte le parole: “Società Benefit” o l’abbreviazione “SB” e le finalità di beneficio comune devono essere specificatamente indicate nell’oggetto sociale. Inoltre, bisogna recepire l’obbligo di nominare un responsabile dell’impatto e quello di predisporre una relazione d’impatto annuale in sede di approvazione del bilancio.

“Abbiamo deciso di inserire nello statuto l’impegno a essere una società attiva nel garantire il giusto equilibrio tra essere umano e ambiente, migliorando la qualità della vita di tutti quanti ne fanno parte sia come soci sia in altri ruoli. Individueremo e attueremo così le soluzioni organizzative e strategiche che ci permetteranno di contribuire al benessere di tutti e alla realizzazione di un futuro sostenibile”, conferma Lancellotti. Tra gli obiettivi più sentiti da Imbal Carton ci sono quelli relativi all’organizzazione interna aziendale: per garantire un ambiente positivo e stimolante partirà un assesment del livello di soddisfazione dei dipendenti. Per misurare l’efficienza è da poco iniziato, invece, un progetto di analisi dei processi aziendali, entrambi condotti da società esterne; verranno monitorati anche gli aspetti di gender gap e assicurata l’adeguata rappresentanza del genere femminile (anche a livello di posizioni gerarchiche ricoperte). I target ambientali riguardano l’incremento ulteriore delle fonti di energia rinnovabile e della riduzione di emissioni di anidride carbonica. Obiettivi che di conseguenza si riverseranno all’esterno nel coinvolgimento e monitoraggio di clienti e fornitori al fine di operare insieme per la collettività.