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La servitizzazione come business model per una società più sostenibile

Service
La prosperità di un’azienda dipende in gran parte dalla sua capacità di affrontare il domani e catturare prima degli altri gli elementi chiave che lo determineranno. A questo si associa anche la credibilità e la sensazione di sicurezza che le aziende devono trasmettere per accedere al mercato del credito o aggredire il mercato della domanda. Si pensi, per esempio, alle quotazioni di Borsa o al fenomeno del venture capitalism: le aziende più valutate o che godono di maggiore attenzione da parte degli investitori non sono necessariamente quelle che generano oggi profitto o quelle definibili “leader dal…”, bensì quelle che hanno saputo comprendere i nascenti trend del mercato e per cui si stima la maggiore crescita negli anni a seguire. Per capirlo basterebbe analizzare la lista dei cosiddetti unicorni degli ultimi 10 anni. La ricetta del successo, quindi, esiste e conviene rimanere fedeli alla tradizione ma, ancora una volta, cambiano gli ingredienti. Questi sono da ritrovarsi all’interno delle tendenze che il mondo e di conseguenza il mercato stanno attraversando. Tra questi ve ne sono sicuramente due: l’innovazione tecnologica (una tendenza costante che accompagna il concetto di industria da più di un secolo), e l’attenzione verso le tematiche ambientali che, a oggi, risultano fondamentali per lo sviluppo della società nel suo insieme.

Innovazione tecnologica in sintonia con la sostenibilità

Il primo ingrediente, l’innovazione tecnologica, si è evoluto fino a quella che chiamiamo Industria 4.0 e porta con sé alcune tecnologie che hanno cambiato negli anni e ancora stanno modificando il modo di produrre i prodotti e anche le relazioni che instauriamo con essi. Per comprendere meglio questa frase, basti pensare che l’oggetto fisico non è più il cuore del valore per il consumatore (sia esso finale o intermedio lungo la filiera), piuttosto assume sempre più i connotati di un abilitatore all’accesso a un servizio. Si parla sempre più, infatti, di Product service systems ossia di come ‘prodotto e servizio’ siano concetti altamente integrati tra loro; un prodotto senza servizio è limitante e un servizio senza prodotto è inaccessibile. Alla base di questo concetto vi sono due pilastri, uno concettuale e uno pratico. Dal punto di vista concettuale, l’Industria 4.0 ha abbattuto il muro tra un mondo reale, fatto di macchinari e oggetti, e un mondo digitale, fatto di dati residenti in ERP e sistemi aziendali. Dopo il 2011 (considerabile l’anno zero per la Quarta Rivoluzione industriale) non si può affrontare il mondo e gestire una qualunque fabbrica secondo gli schemi tradizionali, in quanto ciò che succede nella realtà fisica influenza il comportamento della realtà virtuale e viceversa. Per comprendere meglio questo concetto, è bene quindi passare al secondo pilastro, quello pratico. L’Industria 4.0 si fonda su sei principali tecnologie: Internet of Things (IoT), Big data analytics, cloud, interfaccia uomo-macchina avanzata, automazione avanzata e Manifattura additiva. L’IoT è, in particolare, la tecnologia più interessante per capire il cambiamento in quanto consente di raccogliere dati di diversa natura tramite sensori (di vibrazioni, suoni, calore, dati di produzione, ecc.) e di scambiarli in tempo reale con altri sistemi affini, con un sistema centrale di elaborazione dati. Viceversa, una volta elaborati i dati e definita la giusta reazione (sia essa determinata da un comando umano o tramite algoritmi complessi), la stessa tecnologia consente al sistema di agire secondo quanto indicato. Il concetto di gemello digitale (digital twin) si basa su questo principio e la somiglianza tra reale e digitale è tanto maggiore quanto più è elevata la quantità, la varietà e la velocità di acquisizione dei dati dal campo. Allo stesso modo, ciò che esiste in formato digitale può essere trasferito ai contesti reali come supporto alle decisioni. Si pensino alle applicazioni delle interfacce essere umano-macchina nel campo della Manutenzione o della Medicina. Tutto ciò ha consentito – come già anticipato – a creare una unione indissolubile tra virtuale e fisico e alla creazione di innumerevoli opportunità per vecchi e nuovi attori nel panorama manifatturiero, con la creazione indiscutibile di nuovi modelli di business. Il secondo ingrediente è, invece, quello legato alla sostenibilità. In particolare, se la tecnologia spiana la strada a nuove opportunità di business e miglioramento dei paradigmi preesistenti, la sostenibilità funge da bussola per indirizzare gli sforzi e gli investimenti di aziende e Governi.
L’articolo integrale è pubblicato sul numero di Novembre 2022 di Sistemi&Impresa. Per informazioni sull’acquisto di copie e abbonamenti scrivi a daniela.bobbiese@este.it (tel. 02.91434400)

big data, industria 4.0, Internet of Things, servitizzazione