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L’Automazione industriale tra verticalità, servitizzazione e semplicità

Preparazione e maturità: queste sono state le sensazioni emerse in modo prevalente al termine di Sps Italia, una delle principali fiere in Italia sull’automazione e la digitalizzazione dell’industria, ospitata da Fiere di Parma. In seguito alla diffusione del Piano Industria 4.0 del 2016, la fiera ha riscritto le proprie logiche e le tematiche trattate, legandole strettamente alle tecnologie 4.0. A otto anni da quel momento che ha rivoluzionato il sistema industriale italiano, le manifatture, le società di sviluppo del software, le aziende della consulenza e tutti gli altri attori che ruotano attorno all’ecosistema dell’au­tomazione industriale hanno, oramai, maturato la grande consapevolezza del significato della digita­lizzazione e dell’innovazione dei processi, diventati i fattori determinanti per restare competitivi sul mer­cato.

Proprio grazie a questa nuove conoscenze, le imprese hanno iniziato ad approfondire tematiche sempre più specifiche, come l’Intelligenza Artificiale (AI) generativa e la Manifattura additiva, senza dimenticare la sostenibilità. È dal confronto con i player di mercato – le cui voci sono state raccolte durante la tre giorni di Sps Italia – che emergono i vari fronti ancora aperti e sui quali si gioca il futuro delle nostre imprese.

Puntare sulla semplicità per rendere le soluzioni accessibili

Qualcuno la dà per finita, altri credono sia nel suo periodo di maggior splendore. Certo è che l’Industria 4.0, in tutte le sue declinazioni, ha avuto un grande impatto sulla Manifattura nazio­nale e internazionale e lo mantiene ancora oggi. “L’eredità del 4.0 è aver innescato un cambio culturale importante. Oggi anche le aziende più piccole riconoscono, e sono consapevoli, della necessità di digitalizzarsi per essere competitive: il mercato è quindi maturato”, ragiona Davide Prodi, Presidente del Consiglio d’Amministrazione e Fondatore di iF Technology, società attiva nella progettazione e distribuzione di soluzioni software per le imprese. A suo giudizio, i sostanziosi incen­tivi messi in campo dal Governo negli scorsi anni hanno contribuito a spingere le aziende verso un primo contatto con il 4.0; oggi, però, il contesto è cambiato e le manifatture italiane sono pronte a un confronto più alto su questi temi, non più in termini prettamente tecnologici, ma strategici.

“Identifichiamo tre tipologie di cliente, in base al livello di preparazione culturale: le aziende che digitalizzano da prima dell’avvento di Industria 4.0; quelle che hanno già iniziato il processo, ma non sono soddisfatte dal livello di integrazione che riescono a raggiungere; le imprese che stan­no approcciando alla digitalizzazione in questo momento”, spiega Prodi, aggiungendo che l’obiettivo di iF Techology, in questo momento, è quello di rag­giungere e aiutare la seconda e terza tipologia.

Per fare ciò, è necessario rendere strumenti e linguaggi accessibili e integrabili: “Con la nostra proposta commerciale siamo passati dalle multinazionali alle Piccole e medie imprese (PMI) e ciò ci ha spinti a cambiare il nostro approccio. Per portare le nuove tecnologie nelle realtà più piccole è necessario semplificare al massimo la fruizione delle soluzioni, non proponendola allo stesso modo che si utilizze­rebbe nel caso di una multinazionale con un team dedicato”, conclude Prodi sottolineando, allo stesso tempo, l’attenzione per la progettazione del design dei prodotti, che deve essere ideato per rendere la Customer experience il più intuitiva possibile.

L’articolo integrale è pubblicato sul numero di Giugno-Luglio-Agosto 2023 di Sistemi&Impresa.
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