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Le aziende che guidano il Paese sono le più resilienti

| Federica Biffi |

Un sistema manifatturiero veloce con un gruppo di imprese che, pur rappresentando una minoranza, trainano lo sviluppo e l’economia, riuscendo a ottenere alte performance in un contesto di mercato sfidante e complesso. È ciò che emerge dalla Quarta edizione dell’Osservatorio Controvento – Le aziende che guidano il Paese realizzato da Nomisma, in collaborazione con Crif, centrale rischi finanziari, e Cribis, società del gruppo Crif specializzata nelle informazioni commerciali su aziende italiane ed estere. Lo studio, presentato a metà dicembre 2022, fornisce una panoramica sul settore manifatturiero e selezione le imprese che negli ultimi cinque anni sono cresciute, tenendo conto di specifiche soglie di ricavi, margini operativi e valore aggiunto.

Secondo quanto riportato, da un’analisi aggregata sui bilanci di oltre 73mila aziende italiane, si evidenzia come solo il 7,1% riesca a garantire parametri di competitività Controvento per quanto riguarda crescita dei ricavi, marginalità industriale, creazione di valore aggiunto. Le 5.198 aziende ‘controvento’ generano l’8,9% dei ricavi, il 21,4% del margine operativo lordo (Ebitda) e il 14% del valore aggiunto complessivo della Manifattura italiana.

Su questo campione di imprese, quelle che entrano per la prima volta (le “debuttanti”) rappresentano il 50%, mentre il 28% sono definite “veterane” (sono quelle entrate in classifica almeno due volte) e il 22% sono “super-veterane” (nella graduatoria per almeno tre edizioni su quattro); le “star” sono, invece, quelle presenti in tutte le edizioni. Tra le più grandi ci sono la casa automobilistica Lamborghini, l’azienda biofarmaceutica Dompé Farmaceutici e Ima, che progetta e produce macchine automatiche.

“Ogni anno, Controvento diventa sempre più strutturato e forte. Da notare è la forbice tra le imprese ‘controvento’ e ‘non controvento’ che nel 2020 ha toccato il valore massimo. Dal 2021, invece, si è riscontrato un avvicinamento, che va valutato come un segnale positivo”, ha detto Lucio Poma, Capo Economista di Nomisma, commentando i dati della ricerca. Anche la distribuzione geografica si amplifica: “Nel 2018 le aziende controvento erano situate solo nel Nord Est dell’Italia, dal 2019 – e proseguendo anche nel 2020 – hanno iniziato ad allargarsi anche al Sud, con una tendenza verso il Mezzogiorno”.

Lo scopo dell’Osservatorio non è, tuttavia, quello di elaborare una classifica, ma di monitorare e interpretare i cambiamenti che intercorrono all’interno del sistema manifatturiero italiano, definendo quanto e in che modo alcuni fattori strutturali, quali la localizzazione geografica, la dimensione d’impresa, l’appartenenza a determinati settori e la configurazione all’interno dei settori garantiscano alle imprese una maggiore propensione a navigare ‘controvento’.

Investimenti e flessibilità per mantenere la crescita

All’interno della ricerca, in generale, dominano le aziende molto grandi. Questo vale in particolar modo, come specifica Poma, per il settore Automotive e per il Packaging: “Nella Farmaceutica iniziano a esserci le Piccole e medie imprese (PMI), nella Cosmesi nel 2019 prevalevano le grandi, ma dal 2020-21 non è più così. Nell’Alimentare la tendenza è invertita; se prima per la maggior parte c’erano le piccole, ora iniziano a entrare quelle più grandi”, ha continuato il Capo Economista di Nomisma.

In ogni caso, nella classifica ci sono organizzazioni di varie dimensioni che nel 2022 e 2023 devono fronteggiare, a livello finanziario, grandi incertezze: “Non si tratta solo dell’aumento dei prezzi, ma della loro volatilità. E in questi momenti avere il polmone finanziario è fondamentale”. Le aziende medio-piccole sono chiamate, pertanto, a entrare in una logica di pianificazione finanziaria. Come ha specificato Simone Mirani, General Manager di Crif Ratings, il mantenimento di un ciclo virtuoso di lungo termine con investimenti alimenti la crescita, a prescindere dal contesto congiunturale. Anche la solidità patrimoniale è un fattore che agevola: “Le aziende controvento hanno una struttura di capitale conservativa e una propensione al reinvestimento degli utili”, ha continuato Mirani.

La flessibilità finanziaria è un’altra condizione per essere resilienti, ossia disporre di liquidità per far fronte a eventuali choc esterni, cogliere le opportunità di crescita e continuare a investire anche in contesti avversi: “Il settore manifatturiero nel 2021 si è avvicinato in termini di solidità finanziaria e capacità di investire alle aziende controvento, ponendo le basi per una maggiore competitività futura”.

Come ha spiegato Mirani, le aziende controvento dal punto di vista patrimoniale sono rimaste sovraperformanti (si tratta principalmente delle super-veterane). I ritorni delle aziende controvento, specialmente quelle presenti da più tempo, restano superiori alle imprese italiane: “Significativo è rilevare che, grazie ai maggiori investimenti, il settore manifatturiero sta progressivamente riducendo il gap in termini di redditività rispetto al campione di Controvento”, ha chiarito il manager.

La percentuale di aziende con prospettive favorevoli, anche da un punto di vista creditizio, è superiore rispetto alla media italiana e ben il 95% delle super-veterane si dimostra in grado di navigare in condizioni di forte incertezza. Lo precisa Mirani: “C’è un tema inflazionistico rilevante che persisterà nel 2023, ma tutte le categorie di aziende controvento continueranno a performare in modo eccellente, ma occorre attrezzarsi; è situazione in cui chi non pianifica sarà in balia di eventi esogeni”.

Nelle aziende “star” le evidenze economiche, patrimoniali e finanziarie mostrano lungimiranza, eccellenza e contribuiscono a trainare tutti verso la crescita, denotando la loro robustezza e le ottime performance.