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Le Silla, tra ambizione e voglia di riscatto il lusso italiano conquista il mondo

| Federica Biffi |

Ambizione e desiderio di riscatto, uniti alla ricerca continua della qualità e dell’eleganza. Da queste premesse è nata Le Silla, impresa con sede a Porto Sant’Elpidio in provincia di Fermo, specializzata nella produzione di calzature di lusso da donna, in particolare la scarpa a tacco alto (il minimo è 100 millimetri): partita come bottega artigiana è poi diventata nel tempo un’azienda capace di ritagliarsi il suo spazio tra i grandi marchi della moda (nel 2021 ha chiuso con circa 15 milioni di euro di fatturato).

Fondata nel 1994 da Enio Silla, Designer e CEO di Le Silla, e Monica Ciabattini, Creative Director e CEO di Le Silla, oggi l’azienda – sempre guidata dalla famiglia dei fondatori – vende i suoi prodotti in tutto il mondo. A raccontare la storia dell’azienda è la Creative Director, ospite della tappa di Ancona di FabbricaFuturo, il progetto multicanale promosso dalla casa editrice ESTE che da 10 anni osserva e racconta quanto accade nel settore manifatturiero, individuando i megatrend del Manufacturing (il prossimo appuntamento è l’11 novembre 2022 a Bari): “Bisogna trovare la propria motivazione in ciò che si fa; forse dalla voglia di riscatto è emersa l’esigenza di creare un prodotto che all’epoca non esisteva, perché le Marche ospitavano una concentrazione di piccole aziende terziste che facevano capo ad altri brand e che non avevano una loro storia intrinseca”.

Partire da zero e raggiungere l’estero

Forse è proprio partendo da questa consapevolezza che Le Silla ha saputo imporsi sul mercato, prendendo spunto dalle eccellenze del territorio, facendo sempre rotta, come ci tiene a sottolineare Ciabattini, verso la massima qualità delle calzature: “Abbiamo messo sempre a fuoco, prima di ogni altra cosa, il prodotto, talvolta rifiutando una distribuzione che non ci avrebbe portato a raffinare la nostra qualità”, continua l’imprenditrice. Quella di Le Silla, in fondo, è una storia di imprenditoria e famiglia: quando Ciabattini conobbe Silla, il futuro CEO dell’azienda faceva l’agente per scarpe da bambino nel territorio marchigiano: “Creammo questo progetto in un garage, come si dice in questi casi proprio ‘da zero’; c’era un’adrenalina particolare ed è stato tutto magico”, ricorda Ciabattini.

L’apertura dei negozi monomarca e la presenza internazionale, nel caso di Le Silla, sono sempre state sostenute dal mantenimento dell’elevato standard di qualità. In questo, la digitalizzazione è diventata una necessità più che una scelta dettata dall’esigenza di innovarsi. Proprio perché ci si espande e si produce di più, bisogna essere efficienti in tutte le pieghe dell’organizzazione: “Per farlo serve essere avere skill per innovare, essere pronti ad accogliere le tecnologie non con scetticismo, ma con elasticità mentale, perché succede spesso che le persone sono abituate a svolgere le stesse attività sempre nello stesso modo”.

Anche la sostenibilità è considerata una grande opportunità per l’azienda marchigiana, alla ricerca del suo ruolo per offrire un contributo allo sviluppo della società e del Pianeta. “Produrre scarpe che, di fatto, non sono necessarie per camminare per strada, a volte fa perdere il lume della motivazione; è chiaro che le esigenze delle persone non sono quelle di muoversi sui tacchi alti. Eppure è producendo questi prodotti che siamo chiamati a trovare un significato e a mantenere saldi i nostri valori, contribuendo a fare la nostra parte”, ragiona Ciabattini.

Educare le nuove generazioni a saper scegliere

Dopo quasi 28 anni, oggi Le Silla – come tante Piccole e medie imprese (PMI) italiane – è chiamata a gestire il passaggio generazionale. A differenza di altre realtà, però, i due imprenditori non stanno impegnandosi esclusivamente nel capire come lasciare l’organizzazione ai tre figli (i primi due sono già inseriti all’interno dell’azienda, mentre la terza ha appena 15 anni: “Vediamo se anche lei vorrà farne parte”, commenta Ciabattini); piuttosto è stato scelto di mettere la nuova generazione nella condizione di farsi una cultura e un’educazione, lasciandoli liberi di assumersi, un giorno, la responsabilità di proseguire l’attività imprenditoriale.

Poi è arrivato il momento della separazione tra Silla e Ciabattini, una sorta di presa di coscienza: “La mela si è scissa e le due identità, quella mia e di Enio, si sono definite di più; questa è la mia percezione perché forse soffrivo il fatto di essere messa sempre in ‘secondo piano’, che per la verità un tempo mi andava bene; lui è sempre stato fondamentale, rappresentando la visione e il coraggio, e io ero tutto il resto”, riflette l’imprenditrice.

Affrontare tempi incerti

L’organizzazione è composta, a oggi, da 30 persone; molti sono giovani e lavorare con loro, per quanto raccontano gli imprenditori, è un valore aggiunto per l’azienda perché collaborare a stretto contatto con le nuove generazioni produce la proliferazione di nuove idee. Uno dei problemi riscontrati di recente, però, nella selezione del personale, soprattutto nella zona delle Marche, è che non ci sono persone formate dal punto di vista delle competenze digitale: “Spesso dobbiamo cercare a Pesaro o Ancona, ma poi difficilmente si spostano nelle nostre zone”.

Oggi, in particolare, bisogna essere sempre pronti a rivedere un piano perché quelli a lungo termine non esistono più; ma pur nella gravità della situazione, Le Silla sta crescendo anche in Russia, adattando e diversificando la produzione: “Rivolgendoci a un mercato piuttosto disomogeneo e una distribuzione a macchia di leopardo, dobbiamo adeguare il nostro prodotto anche a diverse situazioni. Avendo clienti di una certa dimensione, dobbiamo distinguere le collezioni”. Nella crisi, come spesso accade, si possono trovare le opportunità e sfruttare le peculiarità di ogni azienda per valorizzare la propria storia. E per dare un significato al desiderio di riscatto che permette di realizzare grandi progetti.