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Lean, imparare la produzione snella fin da piccoli

| Erica Manniello |

Capace di conquistare le più diverse realtà produttive, ma anche considerato da molti dei suoi sostenitori una vera e propria filosofia di vita, il metodo Lean, l’approccio snello nato in Giappone negli Anni 50, ha trovato tra i suoi adepti anche Hugh Conway, Engineering Manager di MyCaseBuilder, azienda manifatturiera del New Jersey specializzata nella realizzazione di interni in spugna personalizzati per valigie e custodie. Dal suo punto di vista, riportato dal giornale online NJ.com, i principi della produzione snella, che fa capo all’idea di creare valore per il cliente usando meno risorse, dovrebbero essere insegnati prima di tutto nelle scuole. Ecco perché. 

Il sistema scolastico statunitense ha da tempo accolto le basi di programmazione tra i suoi insegnamenti. Per quanto preziosa, questa, almeno nell’ottica di Conway, è una competenza sopravvalutata, che ha dato i suoi frutti con le generazioni che già hanno avuto l’opportunità di muoversi nel mercato del lavoro, ma non è destinata a fare la fortuna di tutti gli altri. 

Il manager ha ricordato come, già nei primi Anni 2000, la maggior parte dei suoi compagni di classe di allora conoscesse almeno un po’ di programmazione, grazie soprattutto alle lezioni di informatica seguite al liceo. In futuro, però, ha sottolineato Conway, i codici informatici si apprestano a lasciare spazio a strumenti come l’Intelligenza Artificiale (AI), che renderebbero la capacità di programmare meno preziosa. Allo stesso tempo, in Paesi particolarmente votati alle materie scientifiche – per esempio l’India – un numero enorme di bambini sta imparando a programmare. “Realisticamente, tra qualche decennio i miei figli non troveranno utili per il mercato del lavoro le competenze di programmazione”, ha spiegato il manager, contrapponendo a queste ultime i principi della produzione snella, che a suo parere sarebbe molto più vantaggiosa per la società intera e pagherebbe dividendi a lungo termine decisamente maggiori. 

Adottare un modello semplice e trasversale 

Innanzitutto, ha precisato ancora Conway, il Lean è un ottimo modo per insegnare a risolvere i problemi, può essere applicato ben oltre la produzione e giovare a qualsiasi percorso professionale. “A partire dagli Anni 90, i produttori americani hanno iniziato ad abbracciare la metodologia per competere a livello globale. Dopo che ha dimostrato di avere un grande impatto, molte aziende stanno ora adottando programmi di questo tipo in tutte le loro organizzazioni”, ha spiegato, portando come esempio dell’efficienza del sistema la joint venture statunitense National association for stock car auto racing (Nascar), attiva nei campionati automobilistici e provvista di equipaggi ai box in grado di svolgere riparazioni essenziali in pochissimi secondi. “E stanno studiando come essere ancora più veloci. L’aspetto incredibile è che quelle stesse tecniche funzionano nelle cucine e nei cantieri, negli studi legali e sui set cinematografici”, ha fatto notare il manager. 

Non c’è nulla di intrinsecamente complicato, per Conway, nel Lean, un modello che può tradursi anche nello spostamento di un banco utensili o di una stampante più vicino a una macchina o a un gruppo di persone. Il metodo può essere visto come una cassetta degli attrezzi piena di strumenti per aumentare la produttività ed eliminare gli sprechi; un aspetto quest’ultimo in grado di giovare non solo alle organizzazioni e ai lavoratori, ma anche all’ambiente. 

Così come, ha ribadito il manager, non c’è nessun ostacolo di rilievo nell’idea di implementare la filosofia Lean nelle scuole: “Molte università del New Jersey hanno docenti esperti in materia e molte delle nostre aziende hanno formato personale in ottica Lean per decenni”. La programmazione, insomma, ha fatto il suo tempo. Ora è il momento del Lean. 

Fonte: Nj.com