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L’energia per la crescita

| Chiara Lupi |

Sul tetto al prezzo del gas (ancora) non c’è accordo. Nel frattempo, i costi per le imprese aumentano e gli interventi possono avvenire su due livelli: nel campo delle relazioni internazionali e delle decisioni di politica economica (auspicando una reazione ferma da parte dell’Europa che porti a definire un tetto al costo del gas naturale e, al contempo, interventi di sostegno a famiglie e imprese); nel campo dei comportamenti individuali, come cittadini o imprenditori. In quest’ultimo ambito si dovrebbero fare tentativi per spostare la produzione negli orari nei quali l’energia ha un costo minore. Un intervento che potrebbe mitigare i costi, ma dai risvolti organizzativi da valutare.

È certo che la crisi spinge a modificare alcuni comportamenti e i benefici potrebbero emergere a lungo termine. La maggiore dipendenza dal gas russo dell’Italia rispetto ad altri Paesi europei non ci pone in una posizione di vantaggio e le produzioni delle aziende, non solo quelle più energivore, sono a rischio. La situazione è aggravata da altri fattori che mettono a rischio la nostra stabilità economica: basso valore delle produzioni e livello inadeguato delle competenze mettono il freno a mano all’innovazione e impediscono alle imprese di fare un salto di qualità, primo tra tutti la capacità di creare valore facendo evolvere i modelli di business.

La servitizzazione è un esempio paradigmatico di un processo che presenta molte sfide, soprattutto da un punto di vista delle competenze necessarie. Un basso livello di adozione di tecnologie della Quarta Rivoluzione industriale rappresenta un ostacolo altrettanto grande e questa è la ragione che giustifica la maggiore propensione a vendere servizi da parte di aziende più grandi e tecnologicamente più mature. Le potenzialità sono enormi e la crescita dei ricavi derivanti dalla crescita dei servizi testimoniano un trend che vedrà anche le aziende di medie dimensioni sempre più attive nello sviluppo di nuovi modelli di relazione con i clienti. Se la vendita del prodotto stabilisce il primo contatto, l’offerta di servizi permette di instaurare un rapporto continuativo, che ha un effetto sui flussi di cassa (certi e proiettabili nel futuro). Tutto ciò è abilitato – come detto – dall’innovazione tecnologica, ma è importante considerare la tecnologia come un mezzo per dare concretezza alle strategie e non uno strumento fine a se stesso. Se i piani incentivanti per l’adozione di tecnologie 4.0 hanno dato un grande impulso al sistema economico, altrettanta incentivazione dovrebbe essere data ora alle imprese per aiutarle a intercettare nuovi modelli di business.

Le tecnologie devono entrare nel patrimonio di conoscenze aziendali diffuse. Le nostre Piccole e medie imprese (PMI) crescono se riescono a instaurare legami di fiducia con realtà che hanno, tra i valori fondanti, trasparenza, crescita sostenibile e competenze. Valori che, oggi, al pari dell’energia, rappresentano un carburante indispensabile per la crescita, ma sono declamati spesso con troppa facilità. Metterli al servizio delle imprese è un’altra storia.

L’editoriale è pubblicato sul numero di Settembre 2022 di Sistemi&Impresa.
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