ParmaFood: esportare emozioni oltre il prodotto

| Dario Colombo |

Chi si aspetta una disamina sul settore agroa­limentare potrebbe restare deluso. Non perché il protagonista della nostra intervista non sia un esperto della materia. Lo è, ovviamente. Ma siamo soprattutto di fronte a un imprenditore ‘visionario’, di quelli che più che del prodot­to preferiscono parlare di “emozioni”: in una recente fiera, a un cliente giapponese ha fatto rivivere, attraverso la sua dadolata di pomo­doro, le stesse sensazioni che l’uomo aveva provato mangiando una bruschetta davanti al Golfo di Napoli. E che nella chiacchierata con Sistemi&Impresa cita Adriano Olivetti, Albert Einstein e Steve Jobs. Ed è così proiettato nel futuro che ha un piano per incrementare sen­sibilmente il fatturato della sua azienda nei prossimi cinque anni (le premesse lasciano pre­sagire che il traguardo sarà presto raggiunto).

Nata nel 1964 come Salumificio San Martino, oggi ParmaFood Group – azienda che opera nella Parma Food Valley ed è specializzata nella produzione e distribuzione di generi alimentari (il claim recita: “Innovazione che emoziona”) – conta circa 110 persone (il doppio se si considerano tutti gli addetti impiegati) e un fatturato di circa 63 milioni di euro: un successo che deriva certamente dalla capaci­tà dell’imprenditore di interpretare il settore, ma anche dalla sua abilità di rispondere alle nuove esigenze di una clientela in continuo mutamento, e pure dal suo ingegno di riusci­re a vedere occasioni di business prima dei competitor.

Il primo salame italiano negli Usa

Difficile etichettare lo stile imprenditoriale di Giulio Gherri, CEO di ParmaFood Group, che si fa ispirare da grandi personalità. Per esempio, da Olivetti ha ripreso la passione per le emozioni: l’imprenditore di Ivrea diceva ai suoi venditori “Fate mettere ai clienti le orecchie vicino alla macchina da scrivere; sentiranno battere il cuore di chi ha contribuito a fare quel prodotto”. Oppure da Einstein e dal suo “È nella crisi che sorge l’inventiva, le scoperte e le grandi strate­gie”, pensiero nel quale Gherri trova ‘conforto’ per affrontare l’attuale era delle incertezze. E ancora si fa guidare dal fondatore della Apple e dalla sua ben nota conclusione nel discorso agli studenti dell’Università di Standford – “Stay hungry, stay foolish” – che Gherri declina così: “Essere affamato di novità, di sapere e di sfide”. È da questi particolari che si può meglio com­prendere la nascita nel Gruppo di HPP Italia, il più grande centro europeo per l’applicazione della tecnologia innovativa dei prodotti alimen­tari.

Costituita nel 2012, la società è leader per il trattamento ad alta pressione per prodotti alimentari (HPP è l’acronimo di High pressure processing): è un’innovazione che sottopone gli alimenti a una pressione idrostatica eleva­tissima in grado, pur in assenza dell’apporto termico, di inattivare i microrganismi presenti nei prodotti solidi e liquidi, così da rendere gli alimenti microbiologicamente stabili, conserva­bili e sicuri. Per i non addetti ai lavori, vuol dire allungare la shelf life (la vita a scaffale) degli alimenti, senza intaccarne la qualità. Tradotto: è grazie a questa innovazione che nel 2015 ParmaFood Group ha portato in Usa, prima tra tutti, il salame italiano esattamente per come lo gustiamo sulle nostre tavole. Fino ad allora, infatti, l’export Oltreoceano era complicato per le restrizioni imposte da alcune norme sanitarie diverse dall’Unione europea: l’unica soluzione percorribile era la pastorizzazione a caldo dei salami, che però comporta la sostanziale perdita delle componenti nutrizionali e organolettiche del prodotto. Con la tecnologia HPP, invece, si è potuto abbattere i patogeni senza compromet­tere le caratteristiche, così da poterli esportare in tutto il mondo.

L’articolo integrale è pubblicato sul numero di Gennaio-Febbraio 2023 di Sistemi&Impresa.
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