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Sostenibilità e innovazione, le due strategie dell’Alimentare per il futuro

Le economie mondiali sono frammentate a livello geopolitico e dal 2011 si sono susseguite sei crisi sistemiche di natura esogena. Questo è lo scenario incerto messe in luce nel convegno FabbricaFuturo Alimentare, tappa verticale del roadshow di FabbricaFuturo, progetto editoriale di Edizioni ESTE, che ha raccolto un pubblico di 65 rappresentanti di aziende del territorio nella cornice del Grand Hotel de La Ville a Parma. Oltre che incerto, il quadro di riferimento è sempre più complesso e non complicato, perché come spiega in una metafora Paola Pomi, CEO di Sinfo One, “Il complicato è come un foglio che ha le pieghe ma posso spiegare, il complesso è come tirare un filo a un gomitolo, perché non capisco l’effetto della mia azione. Dobbiamo attrezzarci per gestire la complessità”.

Una soluzione per gestire questa frammentazione è stata proposta in apertura da Franco Mosconi, Professore ordinario di Economia e Politica industriale presso l’Università di Parma: il modello europeo, sia per una questione di scala dimensionale sia per valori, è quello vincente; quindi, il compito ora è stabilire un’agenda che unisce imprese e istituzioni per promuovere l’innovazione. Proprio l’innovazione è stato, infatti, il tema – calato in diverse linee narrative – affrontato durante la mattina perché Massimiliano Rinaldi, Professore associato in Tecnologie alimentari presso l’Università di Parma, ha messo sul tavolo le prossime sfide dell’Alimentare nel ricercare fonti proteiche, come plant-based, carne coltivata, insetti edibili e microalghe, mentre Marco Repezza, Head of marketing e trade marketing di Italpizza, azienda simbolo della produzione di pizza all’estero, ha affermato che innovazione è rompere gli schemi. Anche a costo di sbagliare.

L’innovazione tecnologica deve essere, però, sostenibile, quindi impegnata a consolidare il ruolo del territorio nella filiera agroalimentare – come sottolinea Armando De Nigris, Presidente di Gruppo De Nigris, “Il sottocosto giustifica un crimine lungo la filiera, perché viene meno la qualità” –  e attenta al valore della persona, come proposto nel modello Industria 5.0 da Luca Littamé, Partner di Considi, visto che è un modello resiliente e sostenibile. Ciò è emerso anche nell’intervento di Fabio Saini, Amministratore Delegato di Laica, incentrato sull’importanza di porre domande giuste per sostenere il personale in azienda. L’innovazione si può, però, portare avanti solo con dati affidabili e certi come sottolineano Digix Plus e Derga Consulting.

Economia e design circolare i temi del pomeriggio

La sostenibilità è stata in particolare oggetto del pomeriggio, nell’intervento di Paolo Tamborrini, Professore ordinario di Design presso l’Università di Parma, si è sottolineato come il design sistemico ragioni sulla costruzione di relazioni e connessioni tra attori in una ottica circolare: “Il design oggi non si occupa di prodotto, ma anche di processi circolare, proprio perché la sostenibilità si ottiene se è processo di innovazione, altrimenti è solo sostituzione di materiali”.

In un’ottica di innovazione di processo rientra il progetto di Generale Conserve, perché la produzione del tonno genera il 50% di scarti conferiti in discarica, ma con  progetto ‘zero sprechi’ gli scarti trovano una seconda vita diventando farina di pesce destinati alla zootecnia. Un progetto sostenibile è stato proposto anche da Andrea Guidi, General Manager di Dalter Food: nell’Appennino Reggiano, per proteggere un territorio con mancanza di lavoro e dissesto idrologico, l’azienda ha stretto un’alleanza con gli allevatori, introdotto il credito di filiera e offerto consulenza con veterinari ed esperti. Grazie ai progetti, l’azienda ha creato valore e i costi investiti stanno tornando in aumento del business sostenibile.

Ulteriori soluzioni sostenibili sono state fornite nell’intervento di chiusura da Andrea Fontanella, Oleificio Zucchi. L’azienda ha fissato dei goal di sostenibilità e per ognuno ha sviluppato progetti che oltre ad limitare l’impatto ambientale, porta anche vantaggi economici. “Assistiamo a un cambio di paradigma dei sistemi di produzione, questo lo richiede l’ambiente e la normativa, serve un percorso a lungo termine. Tutti i risultati non sarebbero possibile se il personale non avesse introiettato i valori di riduzione delle risorse per il pianeta”, ha concluso Fontanella.