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Lavorgomma e gli pneumatici che diventano end of waste

| Elisa Marasca |

Gli elastomeri sono ritenuti, fin dalla loro invenzione alla fine dell’Ottocento, un materiale irrinunciabile e strategico per lo sviluppo industriale. L’esempio più lampante è quello dello pneumatico stradale: “Se da un lato la ruota è una delle invenzioni regina della storia dell’umanità, la sua versione gommata è ciò che, insieme con altre, ne ha consentito lo sviluppo nelle varie rivoluzioni industriali”, ha spiegato Francesco Chiari, Chief Operating Officer (COO) Rollit Division di Lavorgomma, azienda marchigiana che dal 1946 è coinvolta nell’industria della gomma, in qualità di produttore e trasformatore di elastomeri. Chiari, appartenente alla terza generazione della famiglia nell’impresa, è stato ospite della tappa di Ancona di FabbricaFuturo, il progetto multicanale promosso dalla casa editrice ESTE che da 10 anni osserva e racconta quanto accade nel settore manifatturiero, individuando i megatrend del Manufacturing (il prossimo appuntamento con l’evento è l’11 novembre 2022 a Bari).

In particolare, il COO ha raccontato la sua esperienza alla sessione Sostenibilità ed energy management, parlando di un nuovo modo per riciclare gli scarti della gomma: “Lo smaltimento degli scarti di gomma vulcanizzata è da sempre un problema di difficile soluzione, perché la loro struttura reticolare rende le convenzionali tecnologie di riciclo antieconomiche e non rispettose dell’ambiente”. Non solo: Chiari ha raccontato che il materiale ottenuto è di scarsa qualità oltre che inquinante, perché il trattamento di rigenerazione altera e indebolisce le principali catene polimeriche dell’elastomero. Diversamente, sviluppare un processo di recupero capace di produrre un materiale ad alte prestazioni, al contempo sostenibile dal punto di vista ambientale ed economico è pressoché impossibile e strettamente limitato a un contesto di economia circolare del produttore stesso, cioè dove ognuno si fa il proprio riciclato, con investimenti sproporzionati e risultati qualitativi scarsi.

Dal concetto di riuso al nuovo uso

Studi di settore hanno evidenziato che ogni anno, solo in Italia, si producono 380mila tonnellate di pneumatici da smaltire. “Non stiamo parlando degli pneumatici usati ancora in grado di essere utilizzati come tali o destinati a essere ricostruiti, ma degli pneumatici irrecuperabili che si devono smaltire come rifiuto”. Da questo assunto è nata l’idea di cambiare radicalmente l’utilizzo della gomma esausta, grazie alla scoperta di un prodotto naturale, che in breve tempo rende il polverino di gomma inerte e funzionale a tutta una serie di utilizzi in ambito ambientale, urbanistico e sportivo: questo materiale si chiama “tergomma”: “Voglio ridare vita alla gomma cambiandone del tutto l’utilizzo”, è l’obiettivo di Chiari.

Facendosi aiutare da un chimico, quindi, il COO ha scoperto che irrorando il polverino con un preparato contenente specifici microorganismi in grado di produrre enzimi che rompono la catena degli idrocarburi e si nutrono del carbonio, la gomma ridotta in polvere è trasformata in composto non dannoso per l’ambiente, che favorisce lo sviluppo della vita sia terrestre sia acquatica. Queste colture di batteri naturali infatti sono già utilizzata per opere di bonifica di terreni e di acque da sversamenti petroliferi.

La tergomma così ottenuta può essere utilizzata pura o miscelata ad altri materiali (sabbia, argilla, torba, quarzite, compost, fibre vegetali, ecc.). “Non si tratta di uno smaltimento, ma di ridare vita a una materia nata e vissuta già una volta per altri scopi. Aggiungerei anche che la prima vita della gomma è stata molto breve (in media tre anni), mentre la seconda vita che le daremo durerà mediamente almeno 10 volte tanto”, è la previsione di Chiari. Gli obiettivi futuri dell’azienda vanno dalla creazione del protocollo scientifico per ottenere la tergomma fino all’analisi dei costi di produzione e dei benefici per l’ambiente e per la comunità.