Il Piemonte che produce e si digitalizza

| Martina Midolo |

Una lunga tradizione manifattu­riera ha reso il Piemonte uno dei principali poli produttivi dell’Italia. Rispetto alla media nazionale, la produzione manifatturiera della regione rappresenta una percentuale significativa dell’economia locale, pari al 25,8% del Prodotto interno lordo (Pil) regionale. Sempre su scala nazionale, il Piemonte è anche terzo per il valore aggiunto della produzione industriale.

L’economia piemontese si basa sulla produzione di beni manifatturieri di alta qualità, realizzati in particolare per il settore automoti­ve, aerospaziale, meccanica di precisione e tessile. Grazie alla loro eccellenza produt­tiva, le imprese piemontesi sono da tempo impegnate nella promozione del Made in Italy sui mercati internazionali, attraverso una politica di esportazione molto attiva. Secondo gli ultimi dati Istat, nel 2021 il valore dell’export piemontese è stato di 49,8 miliardi di euro, con una quota del 9,6% dell’export nazionale. Si tratta di un risultato molto significativo, che pone il Piemonte al quarto posto in Italia, dopo Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto.

Tuttavia, negli ultimi anni anche l’in­dustria manifatturiera piemontese ha subito importanti cambiamenti e ha dovuto affrontare varie sfide: la globa­lizzazione, per esempio, ha portato alla delocalizzazione di alcune attività in Paesi a basso costo; ma anche la crisi economica mondiale del 2008, la pandemia da Covid- 19 (che ha momentaneamente fermato le produzioni) e, più recentemente, il rincaro dei costi energetici dovuto alla situazione geopolitica in Ucraina.

È il Torinese la provincia più eccellente

Nonostante il periodo incerto, però, la Manifattura piemontese ha saputo resistere e crescere, come dimostra la classifica delle 100 aziende più perfor­manti, redatta dalla rivista Sistemi&Impresa. Di queste, circa la metà ha sede in provincia di Torino (49%), che si confer­ma uno dei principali distretti industriali italiani. Seguono la provincia di Cuneo (16%), Novara (15%) e Alessandria (10%). Soltanto sei aziende sono ubicate in provincia di Biella, tre nel Vercellese, due appena nell’Astigiano e nel Verbano- Cusio-Ossola (Vco). Una panoramica che va in controtendenza rispetto all’Indagine congiunturale sull’industria manifatturiera promossa da Unioncamere Piemonte e realizzata in collaborazione con le Camere di commercio provinciali in rife­rimento all’anno 2022, che registra come provincia maggiormente in crescita Biella (+5,8% grazie alla ripresa del tessile), cui seguono il Vco (+4,1%, sempre per merito della ripresa delle industrie tessili, ma anche meccaniche), Alessandria (+2,1%, sostenuta dall’andamento del comparto orafo), Cuneo (che deve il suo +1,9%, all’industria meccanica), Torino (+1,7% trainato dai settori alimentare e chimico) e Vercelli (+1,3% nonostante il calo evi­denziato dalle imprese della rubinetteria e del valvolame, anche in questo caso bilanciato dal settore tessile).

Secondo il report redatto da Sistemi&Impresa, il settore che ha registrato la cre­scita maggiore è, ovviamente, quello Metalmeccanico (che rappresenta il settore principale in cui è impiegata la Manifattura piemontese), con un’incidenza del 24%, seguito dal Metallurgico (18%), che deve parte della sua crescita anche all’aumento dei costi delle materie prime, e dal Chimico (16%). Soltanto 13 imprese operano nell’Elettronico, mentre 8 nel Tessile.

In termini di fatturato, circa la metà delle aziende (49%) produce tra i 50 e i 199 milioni di euro. Mentre un’altra importante ‘fetta’ (45%) fattura tra i 10 e i 50 milioni. Soltanto il 4% delle aziende più performanti supera i 200 milioni, e si tratta di Casa Damiani, Agc flat glass Italia, Metlac e Ferrero mangimi, che si occupano, rispettivamente, di gioielleria e oreficeria; vetro piano; vernici e mastici; e mangimi per animali. È appena il 2%, invece, a registrare un fatturato minore ai 10 milioni.

Guardando al numero di addetti (e pur trattandosi di aziende di medie dimensio­ni), 23 delle 100 aziende più performanti ha meno di 103 collaboratori, mentre 10 ne hanno oltre 255; tutte le altre (in questa ricerca suddivisi secondo i para­metri 105-123; 124-139; 140-155; 158-190; 193-219; 219-250 addetti) compaiono con una incidenza dell’11%.

L’articolo integrale è pubblicato sul numero di Gennaio-Febbraio 2023 di Sistemi&Impresa.
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