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Manifattura, gli investimenti nel digitale crescono grazie (anche) al Pnrr

| Federica Biffi |

L’economia italiana, secondo i dati Istat del terzo trimestre del 2022, continua a crescere: si registra, infatti un aumento dello 0,5% del Prodotto interno lordo (Pil). In questo contesto, si conferma forza trainante del Paese, nonostante negli ultimi mesi l’instabilità causata dagli eventi geopolitici e i rincari energetici abbiano scosso la situazione finanziaria, mettendo a dura prova industria e Piccole e medie imprese (PMI).

In particolare, l’andamento è positivo per il 66% delle imprese manifatturiere italiane e il portafoglio ordini è adeguato per sette aziende su 10. È quanto emerge dall’Osservatorio Mecspe – la fiera internazionale per l’industria manifatturiera – sul II quadrimestre del 2022 (che da anni indaga andamento e trend della Manifattura in Italia, e della sua transizione digitale in ottica 4.0). Secondo l’Osservatorio Mecspe, cresce la quota di imprenditori informati sugli incentivi proposti dal Pnrr (57%) e di chi ha usufruito del Fondo competenze (41%). Le principali destinazioni d’uso degli investimenti nel digitale sono verso la cybersecurity (41%), la robotica collaborativa (25%), l’additive manufacturing (25%) e il Cloud computing (23%).

In questo ambito, il Ministero dello sviluppo economico (Mise) ha comunicato che il bonus Transizione 4.0 finanziato dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) ammonta a 2,2 miliardi di euro, erogati alle imprese attraverso lo strumento del credito d’imposta per l’acquisto di beni strumentali e per la formazione del personale. L’obiettivo è quello di incentivare la trasformazione digitale.

Cala la fiducia, ma l’industria è intenzionata a innovarsi

Anche per il secondo quadrimestre, lo stato di salute della Manifattura si conferma buono, ma non al riparo da rischi esterni. L’Osservatorio Mecspe rivela, infatti, che l’aumento dei costi di materie prime ed energia ha avuto un impatto da medio ad alto sulla produttività per il 94% delle imprese. Una situazione che ne ha intaccato la fiducia in generale, calata dal 57% al 34% in un anno. Gli aumenti dei costi energetici sono la più grande preoccupazione per gli imprenditori del manifatturiero (49%), seguiti dalla paura per la guerra tra Russia e Ucraina (18%), dall’aumento dei prezzi e dalla difficoltà di reperimento delle materie prime (10%) e, infine, dall’instabilità politica e dall’inflazione (entrambi al 5%). “La crisi energetica non deve mettere a rischio i grandi passi avanti in termini di innovazione, formazione e sostenibilità che le imprese hanno realizzato negli ultimi anni e in cui continuano a impegnarsi, nonostante le difficoltà”, ha commentato Maruska Sabato, Project Manager di Mecspe.

Nonostante le difficoltà che colpiscono tutti i comparti produttivi del Paese, il quadro generale mostra un’industria solida: otto imprese su 10 hanno intenzione di intraprendere un percorso di espansione in termini di dimensioni, produzione e internazionalizzazione. Il fatturato del secondo quadrimestre tiene, per il 53% cresce rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, e le previsioni per la fine dell’anno sono positive per quasi sei aziende su 10. In aumento anche l’export; in particolare, rispetto al primo quadrimestre, sale il numero di imprese che generano oltre il 70% del proprio fatturato all’estero (dal 7% al 13%), prevalentemente in Paesi dell’Unione Europea, specialmente verso Germania e Francia.

L’Osservatorio rivela, inoltre, che sono quattro su 10 le aziende del campione a ritenersi sostenibili: dal primo al secondo quadrimestre, sale la quota di chi ha scelto la strada delle fonti rinnovabili per la produzione di energia elettrica e termica nei propri impianti (dal 34% al 42%). I numeri sono positivi anche per la formazione: oltre sette imprenditori su 10 ha già formato o prevede di assumere personale con competenze adeguate per attuare la trasformazione 4.0; circa il 62%, inoltre, collabora con Università e Istituti tecnici.