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Macchine utensili, robot, automazione: le incertezze non frenano la produzione

| Redazione | ,

Viviamo una situazione paradossale: i costruttori italiani sono pieni di ordini, ma riescono a produrre solo una parte delle commesse raccolte tra la fine del 2021 e il primo semestre 2022. E se la scarsità e il rincaro delle materie prime rappresentano una problematica che sta gradualmente rientrando, nei prossimi mesi a dominare la situazione sarà la già ben nota difficoltà nel reperire componenti elettroniche. A questo si aggiunge il problema dell’incremento del costo dell’energia, fenomeno che alimenta l’inflazione e che ha un impatto diretto sui costi di produzione di molti settori lungo la filiera. 

È questo il quadro definito da Barbara Colombo, Presidente di Ucimu-Sistemi per produrre – l’associazione dei costruttori italiani di macchine utensili, robot, automazione (Colombo è stata da poco riconfermata nel ruolo) in occasione dell’assemblea dei soci che si è tenuta a inizio luglio 2022: “Riteniamo fondamentali tutti gli interventi volti, da un lato, a trovare nuove fonti di approvvigionamento energetico e, dall’altro, a limitare la crescita spropositata dei prezzi, così da scongiurare il blocco dell’attività manifatturiera nel prossimo autunno”. 

A questi problemi si aggiunge, poi, l’incertezza determinata dalla trasformazione che interessa l’Automotive e il suo indotto rispetto all’obiettivo definito dall’Unione europea di mettere fine, entro il 2035, alla produzione di veicoli con motore a combustione endotermica. Anche se dal tavolo gestito dal Ministero dello Sviluppo Economico è emersa la posizione del Governo di assicurare il passaggio graduale alla produzione verde di autoveicoli. 

Valorizzare il patrimonio italiano legato all’industria manifatturiera 

Nonostante gli sconvolgimenti vissuti (e quelli che ci attendono), il 2021 si è rivelato un anno positivo per l’industria italiana costruttrice di macchine utensili, robot e automazione che ha registrato incrementi a doppia cifra per tutti i principali indicatori economici: produzione, export, consegne sul mercato interno e consumo. Con questi risultati, le aziende di questo settore si sono confermate tra i principali protagonisti dello scenario internazionale. In particolare, l’industria italiana è risultata quinta nella classifica di produzione, perdendo una posizione preceduta dagli Stati Uniti rispetto il 2020, quarta tra gli esportatori e sempre quarta tra i consumatori (scalando una posizione rispetto all’anno passato). Nel 2022, il trend positivo si prevede possa proseguire in modo deciso.  

Ma quali sono i dati dell’Industria italiana del settore? Secondo i dati di consuntivo elaborati dal Centro studi & cultura di impresa di Ucimu, nel 2021 la produzione di macchine utensili, robot e automazione si è attestata a 6.330 milioni di euro, registrando un incremento del 22,2% rispetto al 2020. Il consumo è cresciuto del 40,7% arrivando a 5.009 milioni, determinando l’incremento sia delle consegne sul mercato interno (+35,1%, 3.135 milioni) sia delle importazioni (+51,1%, 1.874 milioni). In aumento anche le esportazioni che, nel 2021 hanno raggiunto quota 3.195 milioni di euro (l’11,7% in più rispetto al 2020). Il rapporto export su produzione è sceso, dal 55,2% del 2020, al 50,5% del 2021. 

“In Italia abbiamo una forte e radicata tradizione nella produzione Automotive, che comprende non solo quella di veicoli, ma anche di componentistica, realizzata per lo più dalle Piccole e medie imprese (PMI), presenti nelle catene di fornitura dei settori auto di tutto il mondo, a partire dalla Germania. Noi stessi, costruttori di macchine utensili, destiniamo circa il 50% della produzione nazionale al settore. Questo segmento rappresenta un patrimonio che va preservato anche perché è frutto ed espressione della conoscenza e del saper fare italiano”, ha confermato Colombo. 

Nel 2021, i principali mercati di sbocco dell’offerta italiana sono risultati: Germania (353 milioni, +22,2%), Stati Uniti (336 milioni, -10,1%), Cina (228 milioni, +1,7%), Polonia (177 milioni, +23,5%), Francia (176 milioni, +11,3%), Turchia (129 milioni, +28,7%), Russia (103 milioni, +2,9%), Spagna (99 milioni, +4,4%).  La performance positiva dell’industria italiana del settore si è riflessa sul livello di utilizzo della capacità produttiva, la cui media annua è decisamente aumentata, passando dal 65% del 2020, all’80,2% del 2021. In crescita anche il carnet ordini, che si è attestato a sette mesi di produzione assicurata, contro i cinque dell’anno precedente. Il fatturato di settore ha raggiunto la cifra di 9.174 milioni di euro. 

Investire nella digitalizzazione 

Come emerge dalle previsioni dello studio di Ucimu, nel 2022, ci si attende che la produzione arrivi a 7.150 milioni di euro, il 13% in più rispetto al 2021; il consumo crescerà fino a raggiungere il valore record di 5.670 milioni di euro (+13,2%), trainando le consegne dei costruttori sul mercato domestico che otterranno un nuovo primato, a quota 3.520 milioni di euro (+12,3%). Anche le importazioni saliranno fino a toccare il valore di 2.150 milioni di euro (+14,7%); l’export crescerà a 3.630 milioni (+13,6%), così da tornare sui livelli del 2018. 

Per questi motivi, secondo Colombo, è necessario bilanciare correttamente gli interventi e di definire dei tempi idonei per permettere la riconversione degli impianti – che dovranno orientarsi su nuove produzioni e settori alternativi – e per garantire la formazione professionale correlata: “L’industria italiana della macchina utensile è sensibile al tema della produzione verde e, infatti, la transizione 4.0 presente nelle tecnologie di produzione di ultima generazione è la risposta alla necessità di consegnare soluzioni e sistemi in grado di garantire un approccio sostenibile alla Manifattura”. 

Il futuro prevede la trasformazione digitale degli impianti e l’ampliamento della capacità produttiva, nell’ottica di un miglioramento continuo. Per questo servono supporti che agevolino il ridisegno dei processi. “Chiediamo al Governo di ragionare su un provvedimento strutturale di incentivo alla sostituzione dei macchinari obsoleti e di introduzione di tecnologie 4.0 e, parallelamente, che sia allungata e semplificata l’operatività della misura del credito di imposta per la formazione”, ha chiarito Colombo. 

Infatti, sono le persone il fattore centrale per il successo delle imprese. E lo sono, in particolare, i giovani. “Per questo riteniamo fondamentale un investimento da parte del Paese su tutte quelle scuole di ogni ordine e grado – scuole professionali, istituti tecnici, ITS, università e corsi post-laurea – il cui indirizzo abbia diretto sbocco nel mondo della Manifattura e di quella ad alto tasso di tecnologia”, ha concluso la Presidente di Ucimu.