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Innovazione e sostenibilità, la Lombardia guida la Manifattura italiana

Con oltre 87mila imprese attive, la manifat­tura lombarda si conferma un pilastro per il tessuto produttivo italiano ed europeo. Nonostante il quadro economico del 2022 sia stato caratterizzato da molteplici diffi­coltà, tra cui instabilità internazionale, alta inflazione e incrementi nei tassi d’interesse, in questo clima di incertezza, il tessuto pro­duttivo lombardo si è dimostrato resiliente e performante. Come riporta il rapporto dal titolo Lombardia: termometro economico n. 26, pubblicato dall’Istituto per gli studi di politica internazionale (Ispi), il comparto manifatturiero della Lombardia ha pro­seguito la propria fase espansiva, con un incremento della produzione del 6,3% sul 2021 e un +10,8% sopra i livelli del 2019, regi­strando un recupero dal periodo pre-covid ben più marcato del +0,5% italiano e in netto distacco rispetto alle variazioni negative di Spagna (-0,6%), Francia (-4,6%) e Germania (-5,8%). La performance positiva lombarda è stata condivisa da tutte le classi dimensiona­li d’impresa (+0,5% piccole imprese; +0,6% medie imprese; +1,6% grandi imprese) e, con riferimento ai settori del Made in Italy, una consistente crescita annua della produzione ha interessato la Moda (Abbigliamento +24,5%; Pelli-calzature +21,7%; Tessile +10,8%), il Design (+6,9%), l’Alimentare e la Meccanica (entrambi i settori a +6,8%).

L’economia che traina l’Italia

Dalla nostra inchiesta è merso che il settore produttivo più performante in ambito mani­fatturiero è il Metallurgico, che costituisce quasi la metà delle attività delle manifatture lombarde top performer (49%). Seguono Metalmeccanico (15%) e Gomma e mate­rie plastiche (12%); appena sei le aziende dell’Elettronica e del Tessile. Nell’indagine appena sei delle 100 aziende con i migliori rendimenti hanno meno di 105 collabora­tori; le imprese che hanno tra i 105 e i 189 addetti compaiono con un’incidenza di circa il 22%; sono 14, invece, le manifatture nella fascia 190-249 collaboratori e 11 quelle che ne hanno tra i 250 e i 300; soltanto il 4% ha oltre 300 addetti.

Segnali favorevoli emergono anche dall’andamento dell’export che, emersi attraverso l’analisi di Ispi e sempre riferiti al 2022, hanno raggiunto il nuovo record di 162,6 miliardi di euro, in aumento del +19,1% sul 2021 e del +27,5% sui livelli pre-covid (si consideri, però, che nel 2022 il valore delle esportazioni è stato fortemente condizio­nato dalle elevate dinamiche inflattive, per cui la variazione del +19,1% si confronta con un dato in volume del +7,4%). A ogni modo, la crescita annua per la Lombardia, sostanzialmente allineata al +20% italiano, è stata più alta di quella registrata per i principali riferimenti nazionali (Piemonte +18,5%, Veneto +16%, Emilia-Romagna +14,6%) ed europei (Baden-Württemberg +18,9%, Baviera +13,9%, Catalogna +18%, Alvernia-Rodano-Alpi +16%).

Osservando più nel dettaglio le esportazioni della Lombardia, a crescere maggiormente sono stati l’Elettronica (+30,7%), il Legno (+23,7%), la Moda (+23,3%), i Metalli (+22,7%) e la Farmaceutica (+22,5%), quest’ultima con incrementi importanti anche in volume. Tra i mercati di destina­zione, l’espansione annua più significativa ha interessato gli scambi con i Paesi extra europei (+19,5%), in particolare Stati Uniti (+37%), Svizzera (+31,9%) e Turchia (+22,4%), mentre all’interno dell’Unione europea i flussi più consistenti sono stati quelli con Paesi Bassi (+27,9%), Spagna (+27,7%), Germania (+20,3%), Polonia (+17,9%) e Francia (+13,9%).

Brescia motore della media manifattura lombarda

Pur considerando lo stato di (buona) salute del comparto produttivo dell’intera regione, la nostra inchiesta ha evidenziato che oltre un quarto delle manifatture più performanti della Lombardia produce in provincia di Brescia (29%), alla quale seguono Milano (17%), Bergamo (16%) e Lecco e Varese (entrambe al 9%). Bassa incidenza per le province di Mantova (7%), Cremona (4%), Monza e Brianza (4%), Como (2%) e Lodi, Pavia e Sondrio (queste ultime all’1%).

Come evidenzia anche l’indagine congiun­turale del Centro Studi di Confindustria Brescia, la produzione manifatturiera della provincia ha chiuso il 2022 con una signifi­cativa crescita rispetto al 2021 (l’aumento medio annuo rilevato è pari al 5,4%). E, considerando i settori produttivi, i bilanci particolarmente positivi provengo­no dalle realtà della Metallurgia (+8,5%), seguite dal Chimico e dalla Gomma e materie plastiche (+4,1%) e la Meccanica (+3,9%).

Per affrontare le attuali sfide economiche e aumentare le performance produttive, gli imprenditori hanno investito in strumenta­zioni e impianti tecnologici all’avanguardia, come dimostra l’analisi sugli investimenti delle imprese bresciane nel 2022 realizzata dalla Camera di Commercio di Brescia, in collaborazione con Unioncamere Lombardia. “Nonostante il complesso qua­dro economico generale, i dati dell’indagine evidenziano che la propensione a investire, già in miglioramento nel 2021, nel 2022 si è intensificata in tutti i comparti. In particolare, nell’industria ha superato i livelli pre-pandemici”, ha commentato Roberto Saccone, Presidente della Camera di Commercio di Brescia in occasione della pre­sentazione del report. Nel Manifatturiero, infatti, circa il 75% delle aziende ha destinato i propri fondi all’acquisto di macchinari, vei­coli e impianti; in tale ambito, la media degli investimenti delle imprese bresciane è stata superiore a quella regionale. Decisamente più modesti sono stati gli investimenti immateriali, per software, brevetti e consu­lenze. “L’auspicio, per il prossimo futuro, è che le imprese bresciane incrementino significativamente i loro interventi anche in questo ambito perché è su questo terreno che un moderno sistema economico dovrà confrontarsi per accrescere la competitività sui mercati”, ha aggiunto Saccone.

L’articolo integrale è pubblicato sul numero di Aprile 2023 di Sistemi&Impresa.
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