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L’Industria 4.0 a supporto dell’economia circolare

Il conflitto tra Russia e Ucraina e la più recente emergenza idrica, che ha coinvolto il nostro Paese in maniera diretta, sono solo gli esempi più attuali di come un sistema economico attento all’ambiente e alle sue risorse sia di fondamentale importanza. L’aumento dei prezzi delle materie prime è sì influenzato dalle nuove dinamiche geo­politiche, ma è soprattutto dovuto a un’esistente difficoltà di approvvigionamento di queste. Inoltre, mentre il nostro pianeta è costituito da una quan­tità limitata di materie prime, la popolazione mondiale continua a crescere, facendo a sua volta crescere l’economia. Infatti, se consideriamo che l’impatto umano ha già superato di oltre il 50% le capacità biologiche della Terra, entro il 2050 è previsto un uso triplicato delle risorse naturali.

A prima vista, quindi, per continuare a genera­re valore e supportare lo sviluppo economico, dovremmo inevitabilmente terminare le risorse a nostra disposizione. Di fronte a un paradosso di questo tipo, può essere utile fermarsi ad analiz­zare la fonte del problema in modo da scoprire che molto spesso le complicazioni non risiedono nell’implementazione del metodo, bensì nelle assunzioni iniziali. Se si assume di voler adottare un modello economico di tipo lineare è chiaro che il problema non abbia soluzione. Al contrario, un modello di economia circolare sfrutta a pieno la vita utile delle risorse per più cicli di vita, ridu­cendo la quantità di materie prime necessarie per la produzione e, di conseguenza, i relativi costi di approvvigionamento. Ciò comporta anche una riduzione del rischio d’impresa, poiché l’ac­quisto di un minor quantitativo di risorse riduce la dipendenza dall’intera Supply chain e dalle sue possibili interruzioni. Inoltre, un approccio circolare aiuta a mitigare l’effetto della volatilità dei prezzi sull’acquisto di materie prime, fornendo maggiore stabilità all’intero business.

In termini più concreti, una maggiore stabilità al business si traduce nella possibilità di accedere a prestiti di capitale con un tasso di interesse favo­revole. D’altro canto, la consapevolezza dei clienti finali rispetto alle tematiche relative alla sosteni­bilità è sempre maggiore, soprattutto nelle nuove generazioni, ovvero quella parte della popolazione attualmente in possesso di un basso potere di acquisto, ma destinata a rappresentare i consu­matori del domani. In ultimo, il fenomeno della globalizzazione ha permesso di ridurre le barriere di ingresso ai mercati di tutto il mondo, rendendo la competizione più intensa. Prodotti che tendo­no sempre più a muoversi verso lo spettro delle commodities e acquirenti maggiormente disposti a pagare un premium price per prodotti sostenibili rappresentano possibili opportunità da cogliere per differenziarsi dai competitor e aumentare le proprie quote di mercato.

Un sistema economico-industriale rigenerativo. Il concetto di economia circolare

Molteplici e differenti sono le definizioni di econo­mia circolare fornite da aziende ed enti riconosciuti per il proprio impegno per la transizione verso l’economia circolare. Ognuna di esse pone l’atten­zione su sfumature diverse del fenomeno, ma tutte riescono a conciliare gli aspetti fondamentali del tema.

La definizione maggiormente condivisa è quella fornita dalla Ellen MacArthur Foundation, ente no-profit che ha coniato il termine nel 2013, secondo cui per economia circolare si intende: “Un sistema economico industriale rigenerativo per intenzione e design che punta a fare affidamento sulle ener­gie rinnovabili, ridurre al minimo, tracciare ed rimuovere l’uso di sostanze chimiche tossiche, eli­minare i rifiuti attraverso un’attenta progettazione e a recuperare i materiali biologici e tecnici al fine di continuare a reimmetterli nei cicli produttivi futuri” (Ellen MacArthur Foundation, 2013).

L’economia circolare traccia una netta distinzio­ne tra uso e consumo dei materiali: sostiene la necessità di un modello di ‘servizio funzionale’ in cui i produttori o i rivenditori mantengano sempre più la proprietà dei propri prodotti e, ove possibile, agiscano come fornitori di servizi, vendendo l’uso del prodotto e non il suo consumo unidirezionale. L’obiettivo di ogni processo, produttivo e non, è quindi quello di minimizzare gli sprechi massimiz­zando il valore delle risorse impiegate.

L’economia circolare si basa su pochi semplici princìpi:

  • Eliminare i rifiuti: I rifiuti non esistono quando i componenti di un prodotto sono progettati intenzionalmente per rientrare in un ciclo di materiali biologici o tecnici, oppure se concepiti per lo smontaggio e il rinnovo.
  • Costruire resistenza attraverso la diversità: modularità, versatilità e adattabilità sono caratteristiche preziose a cui è necessario dare la priorità in un mondo incerto e in rapida evo­luzione. Organizzazioni diversificate e con molte connessioni sono molto più flessibili di fronte a choc esterni rispetto ad aziende costruite per essere solamente efficienti. La massimizzazione del rendimento spinta all’estremo si traduce infatti in fragilità.
  • Fare affidamento all’energia da fonti rinnovabili: I sistemi dovrebbero mirare a funzionare con fonti rinnovabili.
  • Pensare per ‘sistemi’: la capacità di com­prendere come le singole parti si influenzino reciprocamente all’interno di un sistema più grande di cui fanno parte, e come questo si relazioni con esse, è fondamentale. Ogni ele­mento non è più considerato solamente come tale, bensì nella sua relazione con la rispettiva infrastruttura, con il relativo ambiente e con­testo sociale. Questo tipo di pensiero, definito come “pensiero sistemico”, enfatizza il flusso e la connessione nel corso del tempo e ha il potenziale per comprendere condizioni rigene­rative, ideali in un contesto di circolarità.
  • Il rifiuto è cibo: La spinta a spostare la composizione dei vari beni di consumo dai ‘nutrienti’ tecnologici a quelli biologici e applicarla a catena ad altre attività, prima di estrarre le materie prime e infine reintrodurle nella biosfera, è sicuramente uno degli obiettivi principali di un’economia circolare. Dal punto di vista dei ‘nutrienti’ biologici, la capacità di reintrodurre prodotti e materiali nella biosfera attraverso circuiti non tossici e riparativi è sicu­ramente un tema fondamentale. Per quanto riguarda i ‘nutrienti tecnici’, sono possibili anche miglioramenti nella qualità tramite il riutilizzo creativo (o upcycling).
L’articolo integrale è pubblicato sul numero di Aprile 2023 di Sistemi&Impresa.
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