L’impatto della guerra sulle PMI manifatturiere

La guerra tra Russia e Ucraina influisce direttamente sulle prospettive di crescita delle Piccole e medie imprese (PMI) italiane: per Gregorio De Felice, Chief Economist di Intesa Sanpaolo, il conflitto rappresenta un vero e proprio spartiacque rispetto al passato e segna la fine della situazione di stabilità che si era creata con la caduta del muro di Berlino nel 1989: “La prospettiva è quella di un probabile ritorno a una sorta di Guerra fredda tra Nato e Russia, per lo meno fino a quando Vladimir Putin sarà il Presidente della Russia”.

Questa situazione ha un impatto diretto sulle attività delle PMI, che riguarda diversi aspetti. A cominciare da quello commerciale: le esportazioni dall’Italia verso la Russia avevano un valore di circa 7,7 miliardi di euro, l’1,5% del totale delle esportazioni europee (una cifra significativa per gli operatori e le imprese che facevano affari con i Paesi ora in guerra). Poi c’è l’impatto finanziario: i mercati sono in fibrillazione, c’è una forte volatilità, con elevate difficoltà a realizzare aumenti di capitale e progetti di espansione.

“Assistiamo a un fenomeno di de-risking globale, per il quale si abbandonano le attività più rischiose per puntare sui cosiddetti safe-asset, beni il cui valore si preserva nel tempo con alta probabilità, anche se in questo momento i sono pochi”, ha spiegato De Felice intervenendo al convegno virtuale dal titolo Fare e gestire imprese verso un’economia di guerra organizzato dalla casa editrice ESTE, editore anche del progetto FabbricaFuturo, di cui Fabbricafuturo.it ne rappresenta il web magazine ufficiale.

Il Reshoring premia l’Italia nel lungo periodo

Le PMI devono poi fare i conti con il rincaro dei prezzi dell’energia, che si traduce in maggior inflazione e minor crescita, oltre che con gli effetti indiretti che la guerra porta sui conti pubblici, con i Governi che stanno già adottando politiche di sostegno al reddito e sul comportamento delle Banche centrali che devono reagire – aumentando i tassi di interesse – a un’inflazione che in Europa supera il 6% e negli Usa tocca l’8%. Del resto le previsioni sulla crescita del Prodotto interno lordo in Italia sono già state ribassate: dal 4,3% pre-pandemia passano al 3% per il 2022.

Da considerare, poi, l’impatto del caro energia sulla competitività delle imprese manifatturiere italiane ed europee. Tra le aziende del Vecchio Continente, fortemente dipendenti dal gas russo, e quelle asiatiche e americane si è creato uno svantaggio competitivo, visto che queste ultime sono più indipendenti dalle risorse di Mosca. La capacità di reazione europea e la sua abilità nel raggiungere l’indipendenza dal gas russo sono determinanti: “L’Europa ha tardato, non è stata in grado di diversificare per tempo le sue fonti di approvvigionamento per essere indipendente. Ora bisogna accelerare la trasformazione energetica grazie al Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) e al programma Next Generation Eu”, ha sottolineato De Felice, ricordando come si debba puntare allo stoccaggio del gas, al rafforzamento nelle energie rinnovabili, a investire in impianti di gassificazione e intensificare gli obiettivi di sostenibilità.

Si inizia così a parlare di deglobalizzazione: “La globalizzazione per come la conosciamo è destinata a cambiare. Assistiamo a una trasformazione, le imprese non potranno più produrre e operare in tutto il mondo: ci saranno zone ad alto rischio, altre a rischio intermedio”, ha spiegato lo Chief Economist di Intesa Sanpaolo. Il Reshoring, ovvero la decisione di un’azienda di riportare la produzione nel Paese d’origine, potrebbe essere favorevole per l’Italia. Non è però un effetto immediato: nel breve termine, tutto questo porterà le imprese della manifattura italiana a essere meno competitive ed avere prezzi più alti dei competitor.

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FabbricaFuturo è il progetto di comunicazione rivolto a tutti gli attori del mercato manifatturiero (responsabili delle direzioni tecniche, imprenditori e direzione generale, responsabili organizzazione e HR) che ha l’obiettivo di mettere a confronto le idee, raccontare casi di eccellenza e proporre soluzioni concrete per l’azienda manifatturiera di domani.

Nasce nel 2012 dalla rivista Sistemi&Impresa come reazione alla crisi finanziaria del 2011. Negli anni il progetto è cresciuto significativamente, parallelamente alla definizione di politiche pubbliche in ambito industria 4.0 (Piano Calenda e successivi).
Oggi FabbricaFuturo affronta i temi legati al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), per offrire alle aziende gli strumenti per affrontare le sfide nella fabbrica di domani.

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