Produrre con etica

| Cecilia Cantadore |

L’Intelligenza Artificiale (AI) sta entrando, sempre più, in vari settori economici e ambiti professionali ed è destinata a diventare sempre più centrale negli scenari futuri. Una questione che vale anche per le imprese manifatturiere: le PMI di produzione stanno affrontando da tempo la svolta tecnologica, che implica l’adozione di strumenti avanzati di automazione e di interazione sempre più spinta con le persone. 

Introdurre l’AI in azienda significa anche saper affrontare le sfide etiche e sociali che ne derivano. Quando si utilizzano, per esempio, sistemi di riconoscimento facciale, robot, dispositivi che rispondono ai comandi vocali, macchine in grado di interagire con l’uomo e con l’ambiente circostante, è bene riflettere anche su varie questioni che apparentemente hanno poco a che fare con gli aspetti produttivi, ma che restano fondamentali. Fino a che punto queste nuove macchine intelligenti possono spingersi? Quali limiti e quale libertà di decisione devono avere? 

Per la verità di questi temi se ne parla da tempo, tanto che la Commissione europea già nel 2021 ha proposto un regolamento sull’AI, dal titolo Artificial intelligence act (Aia) con l’obiettivo di coordinare e uniformare l’approccio europeo rispetto alle implicazioni umane ed etiche della tecnologia: peccato, però, che il confronto sia rimasto a parole, perché l’iniziativa non è ancora entrata in vigore. 

Un supporto concreto per le imprese che adottano AI 

Per supportare concretamente le imprese nell’orientarsi tra le normative ed essere compliant con le leggi previste e rispettando l’etica in ogni azione quotidiana, una risposta arriva dal mondo della ricerca. Gli studiosi dell’Università di Bologna e dell’Università di Oxford hanno messo a punto una nuova metodologia di auditing – denominata “capAI”, acronimo di Conformity assessment procedure for AIper aiutare le organizzazioni a seguire le future normative europee sui sistemi di intelligenza artificiale. 

“L’AI, nelle sue molteplici forme, è pensata come strumento a beneficio dell’umanità e dell’ambiente: è una tecnologia estremamente potente, ma può diventare anche pericolosa”, ha spiegato Luciano Floridi, Direttore del Centro per l’etica digitale (Cede) dell’Università di Bologna, docente all’Oxford Internet Institute e coautore del report di presentazione dell’iniziativa. “L’audit è in grado di verificare che i sistemi di AI siano in linea con la legislazione europea e rispettino i principi etici: possiamo così contribuire a garantire lo sviluppo e l’utilizzo corretto di queste tecnologie”. 

L’iniziativa nasce per aiutare le aziende a prevenire o ridurre il rischio che i sistemi di AI si comportino in modo non etico e provochino danni a singoli individui, alle comunità, alla società più in generale, e all’ambiente. Dopo la valutazione preliminare dei sistemi adottati in azienda, si ottengono le indicazioni su come garantire il rispetto della privacy e l’utilizzo corretto dei dati. La metodologia supporta anche nella scelta di sistemi a norma di legge, tecnicamente solidi e rispettosi dei principi etici. 

Al termine del percorso di audit, le imprese ottengono una scheda di valutazione per ognuno dei sistemi di AI adottato; le informazioni possono anche essere condivise con clienti e collaboratori per mostrare come sono applicate le buone pratiche sul tema e come avviene la gestione consapevole delle problematiche etiche legate alle tecnologie. 

Le aziende possono così trarre beneficio anche dal monitoraggio di progettazione, sviluppo e utilizzo dell’AI; possono mitigare i rischi di errori ed evitare che i lavoratori non abbiano fiducia in questi sistemi, oltre che prevenire danni sia sul piano economico sia su quello dell’immagine pubblica. 

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FabbricaFuturo è il progetto di comunicazione rivolto a tutti gli attori del mercato manifatturiero (responsabili delle direzioni tecniche, imprenditori e direzione generale, responsabili organizzazione e HR) che ha l’obiettivo di mettere a confronto le idee, raccontare casi di eccellenza e proporre soluzioni concrete per l’azienda manifatturiera di domani.

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