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I benefici dell’Industria 5.0 sulla società

Il dibattito sulla Società 5.0 ci porta a riflettere sul ruolo delle tecnologie per migliorare non solo il modo di produrre, ma la anche la qualità della vita delle persone. Ci spiega il significato di questa evoluzione Toshio Horikiri Presidente di Toyota Engineering Coroporation: la vera innovazione può definirsi tale solo se ha un impatto sociale. Ecco il salto, dalla fabbrica alla società intera: l’innovazione tecnologica, dopo avere efficientato processi e avere abilitato nuovi modelli di business, deve darsi un più ampio obiettivo, la qualità della vita di ogni cittadino.

Certo, parlare di 5.0 è avveniristico quando, sappiamo molto bene, le nostre aziende sono ancora lontane dall’aver introdotto, in maniera pervasiva, le tecnologie della Quarta Rivoluzione industriale. Molto ancora resta da fare e per questo desta preoccupazione la decisione del Governo di sospendere le politiche incentivanti. Tuttavia una così forte focalizzazione sul benessere umano e sociale è in linea con un approccio condiviso, anche a livello europeo, verso un ecosistema complessivamente più sostenibile. Se vogliamo costruire una società che abbia come obiettivo ultimo il bene comune, Horikiri ci parla di un’evoluzione inevitabile. E in questo grande progetto evolutivo dobbiamo puntare sulle aziende di medie dimensioni, più flessibili nella creazione di percorsi innovativi.

Questa dovrebbe essere un’ottima notizia per l’Italia, considerando la composizione del nostro tessuto produttivo. Alla luce di grandi squilibri internazionali, tensioni geopolitiche e dinamiche inflattive, in quale situazione ci troviamo? Traccia un’efficace sintesi Gregorio De Felice: dopo una decisa crescita nel 2022 (+3,8%) si prevede un rallentamento (+0,6%) per tornare a valori più positivi nel 2024 (+1,8%). Le nostre aziende sono impegnate nel miglioramento dell’efficienza energetica e si riscontra una accelerazione nell’installazione di capacità eolica e solare. Il vero tallone d’Achille rimane la produttività, che non cresce. Il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) dovrebbe rappresentare un’opportunità di rilancio, ma occorrerà tempo per constatarne gli effetti.

La domanda principale è: come si cresce in tempi incerti, o meglio in periodi di permacrisi? Occorre far ricorso all’agilità, di pensiero e azione, ci spiega Michele Magli, Direttore Generale di Fabbri 1905. Che significa essere in grado di anticipare il mercato, partendo dall’ascolto del consumatore.

Operare in scenari di crisi significa anche saper controllare i costi delle filiere e garantire la qualità a prezzi comunque sostenibili. Un bell’esempio di imprenditorialità italiana familiare che cresce e si afferma all’estero è ParmaFood.

Il settore agroalimentare non conosce crisi, ma bisogna attrezzarsi per crescere e per imporsi sui mercati internazionali. Giulio Gherri, CEO dell’azienda, ci racconta di come proprio grazie allo sviluppo di una tecnologia dell’alta pressione a freddo la sua impresa riesca ad allungare la vita dei prodotti: un aumento della shelf life che amplifica le opportunità commerciali, in Italia e all’estero. Un esempio di come il nostro tessuto imprenditoriale reagisce e affronta le discontinuità. Con testa e cuore.