Skip to main content

L’Industria 5.0 per la Manifattura italiana

| Agostino Crosti |

La Quinta Rivoluzione industriale, ormai in atto, si prefigge di rimettere l’essere umano al centro nei contesti produttivi industriali, attraverso una ridefinizione del rapporto uomo-macchina, nell’ambito del quale robot collaborativi e Intelligenza Artificiale (AI) sapranno essere di supporto al lavoro umano, incrementando le capacità e la produttività degli operatori di fabbrica.

Per far sì che Industria 5.0 e connessa transizione digitale rappresentino una vera occasione di sviluppo per le realtà produttive italiane, è necessario confrontarsi con la complessità del momento storico attuale, individuando possibili percorsi per dare la giusta direzione a tali ultime sfide tecnologiche, che certamente investiranno il ‘saper fare italiano’, con importanti effetti sul sistema Paese.

Al riguardo, l’Osservatorio Artificial Intelligence del Politecnico di Milano ha di recente segnalato che:

  • ben il 77% degli italiani guarda con timore all’AI”;
  • “già oggi, in Italia, l’AI ha un potenziale di automazione del 50% di posti di lavoro equivalenti […] a oggi realizzato in minima parte, considerando anche che il ruolo dell’AI è più di supporto che di vera e propria sostituzione”;
  • “da qui a 10 anni, le nuove capacità delle macchine potrebbero svolgere il lavoro di 3,8 milioni di persone in Italia”.

La sfida dell’Industria 5.0 per il Made in Italy

Il fenomeno dell’introduzione di applicazioni di AI nel mondo del lavoro, a oggi, interessa solo marginalmente le PMI italiane, tenuto conto che il mercato dell’AI, in Italia, è indirizzato per il 90% alle grandi imprese. I prossimi anni saranno quindi decisivi per veicolare, anche all’interno delle PMI, nel contesto del fenomeno Industria 5.0, le nuove applicazioni tecnologiche dotate di AI, con l’obiettivo sfidante di garantire, al contempo, alta qualità di prodotto, tipica del Made in Italy, e adeguati livelli occupazionali. Le PMI rappresentano il “4,78% del tessuto imprenditoriale italiano”, ma “sono responsabili, da sole, del 41% dell’intero fatturato generato in Italia, del 33% dell’insieme degli occupati del settore privato”, dunque restano un fattore decisivo per lo sviluppo socioeconomico del Paese.

Il professore Marco Taisch – docente della School of Management del Politecnico di Milano, nonché Presidente di MADE Competence Center Industria 4.0 – ha recentemente sottolineato che l’Italia vanta la prima regione manifatturiera d’Europa, la Lombardia, grazie alla quantità e qualità delle sue produzioni e a una cultura imprenditoriale nutrita da un articolato ‘ecosistema’, formato da Pubbliche amministrazioni, clienti, fornitori, associazioni di categoria, centri di ricerca e università, hub territoriali di innovazione, professionisti.

Si comprende, pertanto, come le attuali sfide connesse alla transizione digitale e all’Industria 5.0 ricadano sugli assetti imprenditoriali, socioeconomici e culturali del sistema Italia, con una pervasività tale da richiedere al decisore politico, all’università e all’industria di lavorare di concerto per salvaguardare la ricchezza e i valori insiti nel Made in Italy. In tale ambito, la sfida per manager e tecnici sarà quella di individuare, nelle realtà produttive, un punto di equilibrio tra nuove tecnologie ed essere umano.

L’articolo integrale è pubblicato sul numero di Marzo 2024 di Sistemi&Impresa.
Per informazioni sull’acquisto di copie e abbonamenti scrivi a daniela.bobbiese@este.it (tel. 02.91434400)