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Tecnologia e umanità, la ricerca di un nuovo equilibrio

Difficile oggi vivere senza temere il futuro: è necessario cambiare mindset. Dobbiamo abbandonare la logica dei silos per abbracciare quella che il Professor Marco Vitale ha definito la ‘filosofia del crocicchio’: il crocicchio è un luogo di incontro nel quale convergono molti sentieri e dove camminano donne e uomini di varia formazione. Tutti portano sulle spalle i propri doni: il religioso il valore della fede, il filosofo il pensiero, il contadino il rispetto della terra, l’imprenditore l’importanza di organizzare le cose con efficacia e così via… Arrivati al crocicchio avviene uno scambio di doni. Se lo scambio è onesto, tutti ne trarranno beneficio e si determinerà lo sviluppo della comunità. La peculiarità della situazione di oggi è che ci dobbiamo confrontare con diverse crisi che non possono essere affrontate separatamente, ma richiedono coinvolgimenti contemporanei.

Le crisi geopolitiche e gli eventi imprevedibili si susseguono, c’è la necessità di orientare la produzione in ottica ‘green’ e tutto questo richiede investimenti economici e culturali. E poi ci sono le tecnologie che devono supportare il lavoro dell’uomo, ma rappresentano anche una minaccia. Per governare tutta questa complessità oggi non bastano interventi economici, dobbiamo mettere più competenze a valore e scambiarle nel ‘crocicchio’ di cui ci parla Vitale. Dobbiamo pensare a nuovi modelli economici, ma siamo abituati a narrazioni che fanno leva su atteggiamenti competitivi mentre il mondo di oggi richiede nuovi significati. C’è bisogno di una sostenibilità collettiva, guidata da princìpi di reciprocità. I mercati non devono più essere concepiti come luoghi di scontro, ma di scambio e bisogna saper progettare sistemi organizzativi che si raccolgono intorno a obiettivi comuni.

Ci stiamo incamminando verso la Society 5.0, ma qualche premessa è d’obbligo: Industria 5.0 e Industria 4.0 sono fenomeni concomitanti e coesistenti e non l’uno l’evoluzione dell’altro. Il principale valore distintivo si trova nei motori trainanti: la tecnologia per Industria 4.0 e i valori per Industria 5.0. La visione 5.0, oltre a efficienza e produttività, pone attenzione ai bisogni della società, mettendo le persone e l’ambiente al centro dei processi produttivi. Per questo, partendo da un efficiente utilizzo dell’automazione industriale, l’obiettivo 5.0 è progettare un sistema sociale resiliente, sostenibile e fondato sulla valorizzazione delle persone. Anche per questo i nostri territori sono da interpretare come ecosistemi dove imprese, cittadini e istituzioni devono operare in un regime di interrelazioni sempre più virtuoso.

Dovremmo essere facilitati nella creazione di un nuovo modello economico perché la nostra è un’economia fondata sui distretti, capaci di mobilitare risorse dal basso che si auto-organizzano mettendo in campo i vantaggi della prossimità territoriale e sfruttando il ‘capitale sociale’: vale a dire l’intelligenza collettiva dei luoghi. Abbiamo già dimostrato che questa propensione alla distrettualità e alla collaborazione è nel nostro Dna. Al contempo, le sfide legate alla transizione digitale e all’Industria 5.0 devono essere correttamente recepite dagli imprenditori, ma anche da tutti gli stakeholder, dal mondo Istituzionale alle Università. La ricerca di un nuovo equilibrio tra tecnologia ed essere umano è una sfida che riguarda tutti.