L’Open Innovation di Gellify crea ponti fra imprese e startup

| Redazione | ,

L’Open Innovation spalanca le porte del futuro. Non più l’innovazione ‘fatta in casa’, bensì le soluzioni derivate dalla contaminazione di esperienze e settori differenti saranno il vero valore aggiunto per le organizzazioni.

È questa la mission di Gellify, la prima piattaforma di innovazione B2B in grado di connettere le startup software digital alle aziende tradizionali, che a meno di un anno dalla sua costituzione ambisce a creare un ponte fra le imprese consolidate, in cerca di nuove opportunità di business, e l’ecosistema delle startup digitali B2B, terreno fecondo per l’affermarsi di nuovi “inventori”.

Lucia Chierchia
Lucia Chierchia

Alla squadra di circa 35 pionieri sembrava mancare un solo ingranaggio per prepararsi al decollo: la ricerca ha portato a Lucia Chierchia, che ha risposto entusiasta all’appello, lasciando così il ruolo di Head of Innovation Hub di Electrolux Group per entrare nel board di Gellify come Managing Partner.

Nel bagaglio di Chierchia hanno giocato un ruolo determinante la pratica consolidata sul campo rispetto all’Open Innovation, l’esperienza lato impresa e la convinzione che Industria 4.0 rappresenti un’area strategica per lo sviluppo e la crescita dell’intero sistema Paese.

Rispetto al suo recente passato, l’attuale Managing Partner di Gellify racconta la sfida che ha affrontato: “In Electrolux è stato deciso di implementare l’Open Innovation da zero, definendo e implementando in meno di sei mesi una strategia globale e trasversale a tutte le aree dell’azienda, dalla Ricerca e Sviluppo al Marketing, dal Manufacturing all’HR. Così il modello di business che abbiamo ideato è divenuto in seguito oggetto di studio, non soltanto nel nostro Paese”. Le idee però erano chiare fin dal principio, radicate nella convinzione che “l’eterogeneità dei settori e delle esperienze che vengono in contatto determina il vero valore aggiunto, capace di portare innovazione reale”. Per dissipare ogni dubbio chiarisce: “Avviare progetti con i fornitori e le università che sono già partner non può considerarsi Open Innovation: è necessario spingersi oltre, superare i confini della filiera e fra le Industry”.

 

La strada per l’Open Innovation

Il sentiero aperto da Electrolux, sotto la guida di Chierchia, ha visto tre tappe fondamentali. In primo luogo, la creazione di una rete di cosiddetti “Innovation broker”, intermediari dell’innovazione che permettono di raggiungere innovatori non convenzionali, quali startup e imprese consolidate in settori tecnologici lontani dal nostro: “Una prima mappatura ci ha permesso di rilevare oltre 2mila broker e tra questi ne abbiamo selezionati 200 per attivare alleanze a differenti livelli e lavorare in maniera strutturata”.

Una volta creata l’ossatura del sistema per creare innovazione, è necessario “strutturare un processo comune e una governance robusta”, per gestire il flusso di soluzioni innovative e la complessità che ne consegue. Tale passo è efficace “soltanto se già l’organizzazione dispone di una base di partenza molto strutturata della gestione dell’innovazione”.

Infine la Managing Partner di Gellify sottolinea l’importanza di non trascurare anche l’aspetto culturale, poiché “avere le persone a bordo a livello emozionale e di engagement è fondamentale”: “Superare le barriere culturali che ci fanno guardare a ciò che arriva da fuori con sospetto, la cosiddetta sindrome del ‘non inventato qui’, significa lavorare per cambiare il mindset dell’intero ecosistema, dentro e fuori l’organizzazione”. Chierchia è infatti convinta che si tratti di “una sorta di responsabilità sociale dell’impresa”.

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