Innovation Manager, la nuova figura per l’innovazione

“La legge di Bilancio 2019 nell’articolo 19 comma 21 ha introdotto un voucher a fondo perduto di 40mila euro per l’inserimento in azienda della figura dell’Innovation Manager”. Si trova questa notizia su vari organi di stampa e vari siti.

Ci si può chiedere: che figura professionale sarà questo Innovation Manager? La denominazione è in sé priva di senso. L’attenzione all’innovazione è infatti tra i compiti primari di ogni manager. Se la funzione di rinnovo, in una qualsiasi impresa, fosse attribuita a un singolo manager, gli altri vedrebbero il proprio raggio d’azione ingiustamente e pericolosamente ridotto.

Oltretutto, il parlare di figura manageriale è in questo caso fuorviante. In questo articolo si intende, in realtà, non un manager dell’impresa, ma un consulente.

Chi espone il job title, in realtà, non è il Legislatore. Egli sostiene infatti che: “Il voucher è destinato alle piccole medie imprese per l’acquisizione di prestazioni consulenziali di natura specialistica finalizzate a sostenere i processi di trasformazione tecnologica e digitale attraverso le tecnologie abilitanti previste dal Piano Nazionale Impresa 4.0, e di ammodernamento degli assetti gestionali e organizzativi dell’impresa, compreso l’accesso ai mercati finanziari e dei capitali”.

Coloro a cui piace definire questa figura Innovation Manager sono quegli operatori di mercato che, invece di offrire in proprio servizi per un valore aggiunto, si inseriscono in ogni situazione dove immaginano imprese in difficoltà nell’ottenere finanziamenti pubblici. Infatti, la norma offre un’opportunità nel momento in cui emergono complicazioni lobbistiche e corporative.

Può l’azienda scegliere liberamente il consulente e il formatore? La risposta è no. Si legge nella norma: “Per beneficiare del contributo, il programma di rete deve essere preventivamente asseverato da organismi che sono espressione delle organizzazioni di rappresentanza datoriale rappresentative a livello nazionale ovvero, in via sussidiaria, da organismi pubblici individuati con il decreto di cui al comma 4”.

Insomma, i contributi sono subordinati alla sottoscrizione di un contratto di servizio di consulenza tra le imprese o le reti beneficiarie, e le società di consulenza o i manager qualificati iscritti in un apposito elenco.

E così si attende, entro 90 giorni dall’1 gennaio 2019, il decreto del Ministero dello Sviluppo Economico, che espliciterà i requisiti soggettivi, le modalità di erogazione dei contributi e i criteri che reggeranno sia l’elenco delle società sia quello dei professionisti da cui le imprese potranno selezionare l’Innovation Manager.

Intanto, vari enti ed esperti si candidano per definire i requisiti della nuova figura. E si prepara la corsa a entrare a far parte dell’elenco. C’è quindi il rischio che i primi a iscriversi siano i consulenti che, non godendo di particolare credibilità personale, cercano mercati protetti.

Inutile ricordare che ogni buon consulente è un esperto di innovazione e che non aggiungono certo competenza quei titoli di Innovation Manager o Innovation Evangelist che alcuni si attribuiscono autonomamente, come sempre più spesso si vede su Linkedin.

C’è davvero molto lavoro da fare per sostenere le imprese durante la scoperta di quali strumenti e servizi possano integrarsi virtuosamente con i loro sistemi, per aiutarle a potenziarsi con le tecnologie e le nuove strategie di mercato.

Purtroppo questo problema di sostanza sembra passare in secondo piano di fronte a un nuovo facile business giocato sulla pura intermediazione e sulla vendita di illusioni. 

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