Industria 5.0, la transizione a metà dell’Italia
Le direttive mirano solo alla sostenibilità energetica
Alla luce di tutto ciò, è chiaro che il legame tra la Transizione 5.0 e il Pnrr ha come conseguenza un orientamento preciso degli strumenti finanziari messi a disposizione delle aziende. Infatti, le agevolazioni, proposte sotto forma di credito d’imposta e per investimenti innovativi di massimo 50 milioni di euro, sono concesse nell’ottica della riduzione di almeno il 3% dei consumi energetici totali e del 5% dei consumi del processo produttivo coinvolto. Inoltre, il credito di imposta è variabile a seconda dello scaglione energetico: per esempio nella terza classe di efficienza energetica – quella che prospetta maggiori risultati di sostenibilità ambientale – arriva fino al 45% per investimenti fino a 2,5 milioni di euro. Le imprese che effettuano investimenti in beni strumentali efficienti possono richiedere l’agevolazione per investire nell’autoconsumo di energia da fonti rinnovabili e nella formazione del personale. È questo uno dei punti del piano 5.0 in cui si riconoscono maggiormente le linee guida della Commissione europea: “È ovviamente un peccato non aver colto le direttive in modo più ampio, perché si sarebbero potuti utilizzare i fondi per altre tematiche, a partire della formazione sulla persona, che è molto ristretta in questo piano”, aggiunge Dal Pozzo. Al di là del maggiore orientamento del piano 5.0 verso la sostenibilità ambientale, c’è un aspetto positivo nell’iniziativa del Governo, come spiega l’Amministratore Delegato di Considi: l’accesso ai contributi prevede che il progetto sia certificato ex ante da un valutatore indipendente che confermi il rispetto dei criteri di ammissibilità relativi alla riduzione del consumo totale di energia e, successivamente, ex post per confermare l’effettiva realizzazione in conformità alle disposizioni precedenti. “Questa modalità mette al riparo le aziende rispetto alle eleggibilità del finanziamento, in modo tale che l’investimento non possa essere contestato successivamente”, conclude Dal Pozzo. Quello che si prospetta nel 2024 e il 2025 è quindi sì un ulteriore passo avanti verso l’Industria 5.0, ma non ancora una vera transizione 5.0 per come è stata teorizzata. Per mettere davvero al centro la persona bisogna ancora aspettare.
Alessia Stucchi è giornalista pubblicista. Laureata in Lettere Moderne in triennale e in Sviluppo Economico e Relazioni Internazionali in magistrale. Nel 2023 ha vinto il premio America Giovani della Fondazione Italia Usa che le ha permesso di conseguire il master Leadership per le relazioni internazionali e il made in Italy. Nel tempo libero si dedica alle camminate, alla lettura e alle serie tivù in costume.
Considi, Gianni Dal Pozzo, Industria 5.0, Transizione 5.0