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Lasciamoci affascinare dal futuro, non temiamolo

| Chiara Lupi |

L’impresa ha un ruolo sociale. E non esiste dicotomia tra famiglia e impresa. I giovani assunti dalle imprese sono figli delle famiglie italiane. Carlo Robiglio, insediato da qualche mese alla Presidenza della Piccola Industria di Confindustria ha le idee chiare sulle potenzialità delle nostre PMI, che devono diventare il più grande laboratorio di crescita del Paese: l’industria rappresenta il principale motore economico dell’occupazione e per questo servono grandi imprenditori (gli ultimi dati Istat hanno evidenziato la crescita dell’industria in Italia). La dimensione non conta, quel che fa la differenza è la cultura, per questo il neo presidente si fa promotore di un ‘Piano Marshall’ per la cultura d’impresa.

Il Ministero dello Sviluppo Economico ha messo le aziende nelle condizioni di cogliere le opportunità della rivoluzione digitale, ma la quarta rivoluzione industriale è una forza centrifuga che va compresa e governata. Quindi le competenze sono i veri asset. La crescita, però, deve essere sostenibile. Se lo sviluppo industriale ha provocato degrado e diseguaglianze ora dovremo impegnarci a creare un nuovo modello di sviluppo. L’obiettivo è disaccoppiare la crescita economica dal degrado ambientale di cui è causa. Per questo bisogna agire su due fronti: ridurre la quantità di risorse naturali utilizzate nei processi produttivi e la quantità degli scarti. Il modello lineare deve lasciare il posto al modello circolare, dove scarti e prodotti a fine vita vengono reimmessi nel ciclo produttivo.

Se sostenibilità e innovazione guidano la crescita, è urgente per le imprese ripensare il modello economico, e questo vale per tutti i settori, anche per l’Agroalimentare, che naturalmente può ottenere grandi benefici dall’utilizzo di tecnologie digitali. Sono tre le aree all’interno delle quali l’impatto dell’innovazione può essere più significativo: la Smart Farm, con riferimento
alla produzione, la Smart Supply Chain per la gestione dei flussi e lo Smart Lifecycle per la gestione dei cicli di vita.

IoT, Analytics e piattaforme cloud consentono di aumentare la redditività, diminuire l’impatto ambientale e aumentare la sicurezza alimentare per il consumatore. Un consumatore con il quale le aziende oggi devono instaurare delle relazioni evolute, durevoli e personalizzate: il rapporto tra l’azienda e il cliente si estende lungo tutto il ciclo di vita del prodotto e i paradigmi della vendita tradizionale sono cambiati per sempre. Oggi è necessario progettare servizi da agganciare al prodotto. La transizione non è banale, le aziende hanno necessità di essere guidate e i ricercatori dell’Università di Bergamo hanno sviluppato una soluzione, finanziata da Horizon 2020, per supportare e semplificare il processo di transizione verso l’erogazione di pacchetti integrati di prodotti e servizi.

Gli ostacoli – è bene sottolinearlo – non sono tecnologici, ma organizzativi. Come racconta Franco Megali, Vice President e Managing Director Italy and MEA di Siemens Industry Software intervistato sulla copertina di Gennaio-Febbraio 2018 di Sistemi&Impresa serve un’internal disruption, una rivoluzione di tutti i processi fisici e digitali. Ma sono richieste competenze che sappiano collaborare, individuare correlazioni e nuove modalità di lavoro. Ogni cinque anni, dice Megali, assistiamo a una rivoluzione ed è affascinante sperimentare le evoluzioni della tecnologia. Chi si lascia affascinare dal futuro, anziché temerlo, avrà sempre una marcia in più.