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Red Hat punta (sempre) sull’open source per favorire la transizione digitale

| Monica Giambersio |

Le soluzioni open source sono sempre più apprezzate dalle imprese, che le considerano uno strumento di primaria importanza per promuovere la transizione digitale. A dirlo sono i numeri contenuti nella recente ricerca dal titolo The state of enterprise open source, realizzata da Red Hat, multinazionale specializzata nella fornitura di software liberi per l’IT. Dai dati, presentati a luglio 2022 a Milano, è emerso come ben l’82% degli intervistati sia maggiormente propenso a scegliere un vendor che operi nel mondo open source e a voler incrementare il ricorso a queste tecnologie in modo sempre più rilevante. “Il motivo di questa scelta è legato, secondo il 77% dei partecipanti allo studio, alla possibilità di accedere ai sistemi di innovazione più aggiornati e all’opportunità di abilitare in modo efficace l’Hybrid cloud”, ha spiegato Giorgio Galli, Manager Sales Specialist & Solution Architect Team di Red Hat.

Due sono, infatti, i punti di forza che caratterizzano queste soluzioni, secondo Gianni Anguilletti, Vice President Med Region di Red Hat: “La forza dei grandi numeri e la potenza della collaborazione”. Ha poi detto il manager: “Nel mondo open source, le buone idee sono notate e conseguentemente attirano quella massa critica affinché possano trasformarsi in modo efficace in tecnologie ampiamente consolidate, attraverso l’interazione di un numero significativo di sviluppatori”. Basti pensare che, in base ai dati raccolti da Red Hat, sono 32mila le righe di codice che ogni settimana sono aggiunte al nucleo del sistema operativo Linux, mentre arrivano a 10mila i bug individuati e corretti in maniera assolutamente tempestiva. Da tutto ciò, ha aggiunto Anguillletti, ben si comprendono le alte potenzialità legate all’open source, che rappresenta, secondo il manager, “un vero e proprio carburante per alimentare l’innovazione digitale”.

Soluzioni efficienti a servizio di ambiti mission critical

Un altro fattore che ha consentito a queste soluzioni di assumere una sempre maggiore rilevanza è la possibilità di mettere l’innovazione a servizio di ambiti mission critical, settori in cui i malfunzionamenti possono determinare danni economici particolarmente rilevanti alle imprese. “Proponiamo iniziative mirate per stabilizzare le tecnologie sottoponendole a una serie di stress test per renderle in grado di superare le sfide poste da questi ambienti”, ha continuato Anguilletti. Inoltre, la multinazionale dell’IT punta sulla semplicità di utilizzo, rendendo le sue soluzioni impiegabili in qualsiasi tipo di piattaforma.

Per perseguire questi risultati tre sono gli ambiti principali su cui si è deciso di investire: il framework per lo sviluppo di applicazioni cloud native; le tecnologie per la costruzione di architetture cloud ibride e aperte; gli strumenti per la gestione e l’automazione delle strutture informatiche, che permettono alle imprese di ottimizzare la gestione del tempo, ma anche di rendere le Operations sempre più smart. Il tutto nell’ottica di promuovere una maggiore resilienza.

Ma, nello specifico, quali sono i settori in cui le soluzioni open source si stanno maggiormente diffondendo? “Oggi, queste tecnologie si stanno rafforzando in quei domini in cui storicamente hanno fatto la differenza: servizi finanziari, aziende assicurative, Pa e Telecomunicazioni. Inoltre, stiamo osservando un’adozione sempre più massiva in comparti più tradizionali come il Manifatturiero o l’Energy”, è la tesi del Vice President Med Region di Red Hat.

Su questi aspetti, Rodolfo Falcone, Country Manager di Red Hat Italy ha precisato: “Considerando più in generale i comparti che stanno rispondendo con maggior dinamismo alle sfide del Piano nazionale di ripresa e resilienza in ambito digital, possiamo affermare che la Pubblica amministrazione rappresenta un vero e proprio motore di innovazione nel nostro Paese. Accanto alla Pa abbiamo poi comparti come quello bancario e finanziario, che dopo la pandemia hanno accelerato tantissimo, e altri come quello assicurativo che si stanno muovendo di meno. Infine, nell’Energy la situazione si rivela a macchia di leopardo”. Tra le criticità che maggiormente frenano però questa spinta all’innovazione c’è la carenza di competenze: “Mancano gli ingegneri capaci di abbinare conoscenza tecnica e visione di insieme, e le aziende se li contendono, letteralmente”, ha concluso Falcone. È questa, secondo il manager, una delle sfide che il nostro Paese deve affrontare in modo mirato per poter sfruttare appieno tutto il potenziale legato al mondo delle tecnologie digitali.