Sicurezza digitale, protezione dati e multi-cloud: gli strumenti della fabbrica del futuro

| Dario Limongelli |

Le difficoltà generate dalla pandemia hanno richiesto alle aziende di investire nella tecnologia, che si è dimostrata indispensabile nella soluzione di vari problemi, tra cui quelli per la protezione dei dati. Sicurezza e sovranità digitale, metodi di autenticazione avanzati per proteggere il nuovo perimetro aziendale, ammodernamento delle applicazioni e tecnologie, utilizzo di multi-cloud sono alcuni degli obiettivi che le imprese devono perseguire nel futuro. È dunque evidente che la tecnologia è lo strumento alla base di nuove tendenze mondiali, tra cui quelle europee. 

Secondo gli analisti di VMware, azienda che sviluppa soluzioni per il cloud, la sicurezza, il Digital Workspace e il networking, il processo tecnologico non solo esercita un’influenza sul singolo cittadino e sull’azienda, ma sta inoltre ridefinendo il concetto di normalità a cui eravamo abituati. Gli strumenti protagonisti di questa trasformazione sono le moderne piattaforme multi-cloud, che grazie alla nuova concezione di ‘cloud smart’ risultano vitali per ogni piattaforma aziendale. All’uso di queste piattaforme si aggiungono gli avanzati sistemi di autenticazione, fondamentali per contrastare le minacce informatiche che ogni anno compromettono sempre di più la sicurezza digitale delle imprese, sottraendo loro dati riservati e sensibili. Stando alle indagini riportate nella relazione annuale del World economic forum, nel 2021 gli attacchi ransomware sono aumentati del 151%, ogni organizzazione ha subito in media 270 attacchi e ogni attacco di successo è costato in media 3,6 milioni di dollari; inoltre, gli esperti del Wef indicano che servono circa 280 giorni per identificare e rispondere a un attacco informatico. 

L’approccio cloud smart per applicazioni più moderne 

L’accelerazione dell’uso di tecnologie digitali ha comportato un rinnovato utilizzo del cloud da parte delle aziende, a sua volta soggetto a cambiamenti. Oggi, infatti, affidarsi a un solo cloud non basta, ma serve approcciarsi piuttosto a una strategia che gli esperti definiscono “cloud smart” e che si concretizza nel multi-cloud, cioè l’uso di una piattaforma unica per tutte le applicazioni di un’organizzazione. 

Uno degli strumenti legati al multi-cloud destinato ad assumere particolare rilevanza nel futuro è Kubernetes, un sistema open source di orchestrazione e gestione di container, che risulta utile per le aziende che cercano una migliore flessibilità nell’alloccare risorse, spostare carichi di lavoro e che inoltre permette di modellare strategie di business componibili e adattabili in grado di ottimizzare l’efficienza. Di fatto, secondo il VMware Digital Momentum Study 2021 (rapporto che evidenzia i vantaggi e benefici ottenuti mediante strumenti multi-cloud), le aziende che hanno adottato il multi-cloud hanno aumentato i ricavi del 35% grazie a una delivery più rapida delle applicazioni moderne, il 41% in meno di costi e ore spese per l’infrastruttura IT e il 35% di risparmi sulla produttività attraverso una forza lavoro distribuita. 

Ma – come già anticipato – c’è pur sempre da fare i conti con i sempre più sofisticati cyber attacchi. È quindi necessario ripensare in maniera concreta alla sicurezza, aumentando e rafforzando la protezione dei dati. Una delle strategie è la cosiddetta ‘Zero Trust’, che si basa sul principio “non fidarsi mai, verificare sempre” e fa affidamento su altre metodologie di sicurezza della rete, quali la segmentazione della rete e controlli di accesso rigorosi. . Non stupiscono quindi i dati del rapporto Zero Trust di Okta, secondo cui l’82% delle organizzazioni europee ha aumentato il proprio budget di Zero Trust già nel 2021.  

Oltre alla protezione dati, fondamentale è l’autosufficienza e la sovranità digitale tanto per le aziende quanto per gli Stati. In questa direzione sembra certo muoversi l’Unione europea che punta al potenziamento della propria autosufficienza digitale e difatti, stando alla società di ricerche di mercato IDC, “entro il 2024, il 50% delle organizzazioni europee spenderà il 10% del proprio budget ICT per coprire i costi aggiuntivi per aderire ai principi di sovranità digitale adottati nell’Ue”.  

Accelerazione digitale, distribuzione del lavoro e sostenibilità 

L’accelerazione digitale, è ormai chiaro, è la tendenza che può garantire alle imprese del Vecchio Continente una certa competitività e un significativo margine di autonomia strategica nel panorama mondiale. A tal fine l’Ue ha stanziato un budget di 7,5 miliardi di euro per stimolare la digitalizzazione con il Digital Europe Programme, il cui obiettivo è portare la tecnologia digitale nelle aziende, ai cittadini e nelle Pubbliche amministrazioni. 

Il digitale è dunque la chiave della ripresa economica, un’occasione per le imprese, che devono però impegnarsi a mantenere alta l’attenzione sull’esperienza offerta al cliente. Infatti, secondo la ricerca Digital Frontiers di VMware, il 44% dei consumatori è pronto a passare a un brand concorrente nel caso di un’esperienza digitale che non corrisponde alle sue aspettative. 

Oltre ad acuire l’utilizzo di tecnologia digitale è bene che le imprese considerino un’altra tendenza di attualità e cioè la distribuzione del lavoro. Stiamo già vedendo approcci che abbracciano il lavoro a distanza come nuova modalità permanente, mentre alcuni Paesi, come l’Islanda, sembra che adotteranno permanentemente una settimana lavorativa di quattro giorni. Secondo Luigi Freguia, Senior Vice President & General Manager EMEA, VMware, il lavoro ibrido è destinato a restare. Anche perché si concilia con un’altra questione, quella ambientale che è sempre più di interesse per le aziende che possono contribuire attivamente allo sviluppo di modelli di business sostenibile. 

Di fatto, nel futuro l’attenzione da parte delle organizzazioni verso l’ambito ‘Environmental, social and corporate governance’ (Esg), cioè l’insieme delle attività che perseguono gli obiettivi finanziari tenendo in considerazione aspetti di natura ambientale, sociale e di governance, sarà maggiore: ecco perché è necessario che queste siano facilitate dalle regolamentazioni nel conformarsi agli standard delineati dalla European securities and markets authority (Esma) e dalla Sustainable finance disclosure regulation (Sfdr). 

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