Supply Chain Talent gap: problema o opportunità?

 

Una ricerca che coinvolgerà i supply chain manager, i manager responsabili della produzione, della logistica, degli acquisti

di Roberto Pinto – CELS – Università degli Studi di Bergamo – DIGIP

È vero che un leader carismatico e positivamente visionario è una condizione spesso necessaria per lo sviluppo e il successo di un’impresa. Da solo, però, esso non è sufficiente: è infatti altrettanto vero che la presenza di uno staff manageriale e operativo capace e performante è una condizione altrettanto necessaria. A tale proposito, Andrew Carnegie, famoso industriale britannico (naturalizzato Americano) a cavallo tra il 1800 e il 1900 nel quale sono riscontrabili tutti i tratti del leader, affermava “Take away my people, but leave my factories, and soon grass will grow on the factory floors. Take away my factories, but leave my people, and soon we will have a new and better factory” a riconoscimento  del ruolo fondamentale giocato dalle persone.

Oggi, in un contesto economico e industriale sempre più dinamico e globale, le competenze e le capacità – sia professionali che relazionali – di chi opera in azienda rappresentano un asset fondamentale per il successo di un’impresa. Questo è tanto più vero in ambito supply chain, vista la naturale vocazione di quest’area al contatto con il cliente, al soddisfacimento della domanda di mercato e al supporto delle strategie aziendali.

Allo stesso tempo, si rileva un gap tra la domanda e l’offerta dei cosiddetti ‘talenti’ in ambito supply chain, persone in grado di sostenere lo sviluppo del business e implementare in modo efficace le scelte del management. Parte di questo gap è dovuto al raggiungimento dei limiti d’età per milioni di baby boomer:  il Census Bereau americano ha stimato in 60 milioni il numero di baby boomer che usciranno dal mondo del lavoro entro il 2025 (portando via con sé la propria esperienza e professionalità), a fronte di un ingresso di 40 milioni nuovi lavoratori.

Ma, a parte la questione demografica senz’altro rilevante anche in Italia e in Europa in generale, parte del gap è dovuto anche alla dinamicità delle professioni in ambito supply chain management, che genera un gap non solo numerico, ma anche qualitativo: il passaggio da un’economia industriale a un’economia del terziario (basata sull’informazione e sulla conoscenza) e dei servizi richiede capacità e conoscenze diverse. Maggior volatilità e incertezza, abbreviazione dei tempi di risposta e del ciclo di vita dei prodotti, maggior complessità sono solo alcuni degli elementi che i moderni supply chain manager devono saper affrontare e gestire. Si stima che il 60% delle nuove posizioni lavorative nel 21° secolo richiederà capacità e conoscenze possedute solo dal 20% della forza lavoro disponibile.

Come si pongono le aziende italiane rispetto a questo tema? Nel tentativo di rispondere a questa domanda, nell’ambito delle attività del gruppo CELS (cels.unibg.it) dell’Università degli Studi di Bergamo (www.unibg.it) è stata avviata un’indagine di ricerca volta a valutare:

  • i principali problemi riscontrati dalle aziende nel reperimento e nella gestione delle competenze dei propri dipendenti che operano nella supply chain;
  • il ruolo giocato dalla formazione (pre-lavorativa e continua) in questo contesto.

Ovviamente, il contributo delle aziende stesse è fondamentale e indispensabile per identificare i problemi attuali o futuri: pertanto, invitiamo i supply chain manager, i manager responsabili della produzione, della logistica, degli acquisti o figure similari all’interno dell’azienda a contribuire con la propria esperienza rispondendo a un breve questionario (tempo necessario alla compilazione di circa 15 minuti) reperibile on-line all’indirizzo

 

https://it.surveymonkey.com/r/scmtalent

Forse oggi il problema non è ancora avvertito in azienda, ma i trend e i dati disponibili supportano l’ipotesi che gli effetti si manifesteranno presto. Conoscere e affrontare il tema non è che il primo passo nella direzione che porta da un potenziale problema a un’opportunità: per fare questo, è necessario un piccolo contributo da parte delle aziende nel condividere le proprie esperienze attraverso la nostra indagine.

Trascurare il talent gap in supply chain è un rischio che un leader non può permettersi di sottostimare.

 

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