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L’Italia che non rinuncia al futuro

Siamo passati da un sistema comples­so e iper-globalizzato a un sistema iper-complesso e a una nuova globaliz­zazione di cui fatichiamo a tratteggiare i contorni. La situazione attuale presenta incertezze a livello macroeconomico e geopolitico che influenzano i macro­trend e hanno impatti diretti su persone e imprese. Le recenti crisi bancarie, inoltre, peggiorano l’instabilità. Varie crisi simultanee, come ci ha spiegato Stefano Zane nella tappa di Treviso dell’incontro FabbricaFuturo, agiscono come un amplificatore delle debolezze preesistenti e dei trend di cambiamento già in corso.

Che fare? Le tendenze che si vanno con­solidando sono quelle di pianificare e pensare a lungo termine, abbandonare le comfort zone e coniugare la visio­ne di lungo periodo con velocità di azione e reazione. Occorrono lucidità, metodo, disciplina e responsabilità; ma anche consapevolezza e formazione: ci serviranno per gestire fenomeni che avevamo allontanato dal nostro oriz­zonte, come l’inflazione, un problema economico e sociale, oltre che manage­riale e organizzativo, che va conosciuta e ne vanno comprese le implicazioni (non sarà passeggera e bisogna sape­re come gestirla). La situazione rende impossibile navigare a vista: i sistemi informativi devono essere adeguati, i processi fluidi, la gestione strategica.

Come stanno reagendo le imprese? Il nostro progetto FabbricaFuturo – e la nostra intensa attività redazionale – ci consentono di dialogare con imprendi­tori e manager e possiamo testimoniare una straordinaria capacità di reagire agli eventi. La forza del nostro siste­ma industriale è stata dimostrata con i fatti: il Prodotto interno lordo tra il 2021 e il 2022 è aumentato del 10,9%, e non si è trattato di un ‘rimbalzo’ dopo il crollo causato dal Covid; è stata una reazione concreta, tanto che per il 2023 si prevede una crescita tra lo 0,6 e lo 0,8%. Una crescita, comunque, non una recessione.

Tuttavia, il nostro sembra un Paese a due velocità: da una parte la burocrazia con i suoi ritardi cronici e dall’altra le imprese che innovano prodotti e pro­cessi e interpretano correttamente il senso della sostenibilità. Anche il pas­saggio all’elettrico, non è detto sia l’unica via possibile. La ricerca sui carburanti sintetici prosegue e l’Italia, con la sua filiera, ha un ruolo di primo piano. Ripensare la transizio­ne al motore elettrico con alternative altrettanto sostenibili è una questione sociale: significa mettere al sicuro il lavoro di circa 1,2 milioni di persone impiegate nel settore automotive.

Questo è il quadro di un’Italia che non rinuncia al futuro e di un sistema indu­striale che ha ben sfruttato gli incentivi di Industria 4.0 e rappresenta con forza il motore di sviluppo e sostenibilità sociale. I nostri imprenditori hanno ben chiara l’importanza di dotarsi di ade­guati metodi gestionali per affrontare la situazione attuale: le decisioni vanno guidate da dati di sintesi che permettano di migliorare il processo di Decision making e di Data analysis per interpretarli in modo da trarne conclu­sioni attendibili e decisioni fondate.

L’articolo integrale è pubblicato sul numero di Aprile 2023 di Sistemi&Impresa.
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