Skip to main content

Sabelt, dalla capacità del fare al saper produrre

| Francesca Albergo |

Torino. Città con una storia particolare. Da prima capitale dell’Italia unita a provincia quasi ‘dimenticata’ e, forse, sottovalutata. Eppure a Torino e nei suoi dintorni, da sempre le eccellenze non mancano. Attorno al capoluogo piemontese ruota, infatti, una delle industrie manufatturiere più redditizie: l’Automotive. Il settore aveva una produzione pre pandemica di circa 80 milioni di auto l’anno, che tradotto significava il 5,6% del Pil italiano (secondo uno studio realizzato prima del Covid da Cassa depositi e prestiti, Sace Simest e Anfia, in collaborazione con AlixPartners); d’altra parte non è un caso che in questa zona, secondo l’Osservatorio della componentistica italiana, si concentra circa un terzo delle imprese dell’indotto automobilistico del nostro Paese. 

Proprio l’indotto ha fatto crescere questo territorio: perché il mondo dei motori non si limita alle case automobilistiche più note, ma ingloba moltissime aziende che si occupano di produrre componenti; fra queste c’è Sabelt, multinazionale italiana che da 50 anni si occupa di progettare e sviluppare sedili e cinture di sicurezza per veicoli sportivi di alta gamma stradali o da competizione. “La nostra realtà si rivolge a una nicchia del settore, che corrisponde a circa l’1% del totale delle automobili prodotte; per noi, dunque è fondamentale riuscire a essere competitivi”, ha commentato Massimiliano Marsiaj, Vicepresidente con Deleghe al Business Development di Sabelt, in un intervento alla tappa di Torino di FabbricaFuturo, il progetto multicanale promosso dalla casa editrice ESTE (editore del nostro web magazine), di cui Fabbricafuturo.it ne rappresenta la testata di riferimento per i contenuti. 

Customizzare e reagire grazie alla tecnologia

Per perseguire l’obiettivo di restare competitivi, Sabelt ha scelto di puntare sulla tecnologia: “La digitalizzazione abbatte i tempi di lavoro e permette di ridurre gli errori, peculiarità fondamentale nel nostro mondo, dove la sicurezza è alla base dei processi; questi importanti vantaggi garantiscono anche maggiore efficacia e capacità di reagire velocemente alle richieste, sempre più customizzate, dei clienti. Insomma, digitalizzare significa aumentare la propria competitività”, ha spiegato Marsiaj. 

La personalizzazione, infatti, diffusa ormai in moltissimi settori produttivi, è molto presente nell’ambito delle auto sportive, dove ogni acquirente desidera aggiungere o modificare un elemento per rendere unica la propria vettura. “In questo contesto, la digitalizzazione è fondamentale per ricevere le informazioni e le richieste e tradurle in progettazione”, ha commentato il Vicepresidente di Sabelt.

Ma le tecnologie supportano anche un altro obiettivo. Un fine più ampio al quale ambiscono sempre più aziende: la sostenibilità. Questo fattore, come ha commentato lo stesso imprenditore, segue una logica a catena: “Siamo un’impresa manifatturiera, ma la produzione è solo una fase del processo e non esisterebbe senza il lavoro dell’ufficio tecnico, della Qualità e delle altre attività a supporto; pertanto è necessario controllare e sensibilizzare tutti gli step”. In questa direzione, ridurre i tempi di lavoro (in ogni ambito) significa innalzare i livelli di sostenibilità. 

La grande sfida, dunque, è riuscire a diffondere la cultura digitale in tutta l’organizzazione, elemento fondamentale per tradurre la tecnologia anche in leva attrattiva. 

Formare e creare consapevolezza 

A proposito di personale, Marsiaj ha raccontato che la diffusione di know how e mindset deve avvenire su più livelli: i lavoratori interni, i giovani che hanno da poco terminato gli studi e le figure senior. “Le persone rappresentano la vera forza della nostra azienda e dobbiamo essere consapevoli che assieme agli ingegneri neolaureati, l’organizzazione è costituita da operai specializzati”. 

E, parlando di valore aggiunto, secondo il Vicepresidente di Sabelt alle persone si aggiunge la potenza del brand: “Siamo al 100% Made in Italy e possiamo offrire un servizio completo ai nostri clienti”. Un elemento, questo, che costituisce una preziosa garanzia e, se ben sfruttato, una grande opportunità: “Con la grave crisi in atto nell’Est Europa, e le tristi conseguenze della guerra in Ucraina, i fornitori italiani hanno la possibilità di mostrare le proprie qualità; dobbiamo diffondere la consapevolezza che il nostro Paese può essere competitivo e bisogna prepararsi a servire il mercato con volumi maggiori; le competenze le abbiamo, ora si tratta di metterle in pratica, passando dal ‘saper fare’ al ‘saper produrre’. Solo così possiamo dimostrare il nostro valore”.